Edison e il ritorno dell’Italia nel nucleare

Edison e il ritorno dell’Italia nel nucleare

Edison è in prima linea per riportare l’Italia nel nucleare, così da rafforzare la sicurezza energetica del paese e contribuire a ridurre le emissioni. Su ENERGIA 3.24, Lorenzo Mottura e Simone Nisi presentano le principali recenti iniziative internazionali e nazionali, la mutata propensione dell’opinione pubblica e i costi e benefici per il sistema Italia.

Diverse dichiarazioni e iniziative nell’ultimo anno sanciscono il rinnovato sostegno dell’energia nucleare. La sua grande espansione dagli anni Settanta ebbe come prima motivazione quella di garantire all’Occidente una maggior sicurezza energetica, sottraendolo almeno in parte al soffocante giogo dei paesi produttori di petrolio, dopo le devastanti crisi che avevano causato la prima grande recessione del mondo capitalistico.

A quella fase seguì una lunga stagnazione, per ragioni economiche e di sicurezza, sino all’emergere nei tempi recenti di un’altra forte motivazione del nucleare: la sua capacità di contribuire alla lotta ai cambiamenti climatici per l’assenza di emissioni dirette che può vantare, tanto nel settore della produzione di energia quanto in quello industriale.

Per queste ragioni molti operatori e policymakers ritengono oggi il nucleare un componente chiave e imprescindibile per le strategie di riduzione delle emissioni di gas serra

ENERGIA ha riservato a questo tema un’attenzione particolare. Si vedano, da ultimi, gli articoli di Luigi De Paoli su domanda elettrica e consenso, di Raffaele Bifulco sul contesto normativo italiano, di Bruno Coppi sulla fusione e il ruolo della ricerca, nonché le analisi su RivistaEnergia.it.

2022-2024, il biennio della svolta?

Interesse che prosegue sul numero 3.24 con un articolo di Lorenzo Mottura e Simone Nisi che ripercorre le iniziative per il rilanciare il nucleare a livello internazionale e nazionale, oltre che sintetizzare i principali benefici per il sistema Italia, la propensione dell’opinione pubblica e la predisposizione del tessuto aziendale, a partire da Edison .


L’articolo muove dagli eventi che hanno consentito all’energia nucleare di entrare “nuovamente ed ufficialmente nel dibattito internazionale quale tecnologia a sostegno della transizione energetica”:

  • il G7 di Torino di aprile 2024 e il seguente il Summit di giugno in Puglia
  • la Cop28 di dicembre 2023, nella quale “20 paesi avevano siglato la Dichiarazione per triplicare l’energia nucleare al 2050”
  • il primo Nuclear Energy Summit di marzo 2024, cui è seguita la dichiarazione firmata dai 37 paesi, fra cui l’Italia
  • il lancio dell’Alleanza industriale per gli Smr
  • l’Alleanza nucleare europea, “che coinvolge 16 Stati membri (alla quale l’Italia partecipa come osservatore) e che ha annunciato l’obiettivo di raggiungere 150 GW di capacità nucleare nell’Ue entro il 2050”
  • l’inserimento, nel febbraio 2022, del nucleare nella Tassonomia europea (si veda l’analisi di Lorenzo Parola su Tassonomia e aiuti di Stato su ENERGIA 1.22)
  • la menzione del nucleare nell’EU Net Zero Industry Act di marzo 2023

Ritorno di fiamma anche in Italia?

L’analisi si cala quindi sul contesto italiano (par. 1), nel quale “la produzione di energia da fonte nucleare rappresenta da sempre un tema complesso e in parte ideologizzato”. Tuttavia, anche nel nostro Paese il nucleare “sta conoscendo un nuovo momento di popolarità”.

“In Parlamento, tra il 2023 e il 2024 sono state avviate alcune indagini conoscitive sulle potenzialità del nucleare per la transizione energetica e sono state approvate – senza effetto vincolante – due mozioni che impegnano il governo a valutare l’opportunità di inserire nel mix energetico nazionale anche il nucleare (5) e ad adottare iniziative per sostenerne la ricerca tecnologica (6).

Al fine di portare avanti queste riflessioni e di coinvolgere le imprese italiane interessate, è stata istituita la Piattaforma nazionale per un nucleare sostenibile (Pnns) presso il Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica (Mase). (…)

La nuova rilevanza assunta dalla fonte nucleare per le prospettive italiane di decarbonizzazione viene sottolineata con il nuovo Pniec (Piano nazionale integrato per l’energia e il clima), inviato dal governo italiano alla Commissione europea a fine giugno 2024. (…) Il nuovo testo offre una forte apertura alla fonte nucleare, non solo da un punto di vista puramente scientifico e di ricerca, ma anche per le sue applicazioni future. Si sottolinea il ruolo rilevante che potrebbe avere, accanto alle fonti rinnovabili non programmabili (es. solare ed eolico), per garantire una maggiore stabilità del sistema. Infatti, secondo gli scenari preliminari elaborati nel Piano, le tecnologie nucleari vengono ritenute «sia economicamente che energeticamente convenienti», permettendo in prospettiva di giungere a un mix elettrico decarbonizzato, con un risparmio di circa 17 miliardi di euro rispetto allo scenario senza nucleare”.

Il nuovo nucleare può fornire calore a temperature che vanno dai 300 °C ai 1.000 °C

Nisi e Mottura si soffermano quindi sullo stato della tecnologia (par. 2) e sul suo impiego “oltre a decarbonizzare il mix elettrico” nella “decarbonizzazione del calore e dell’idrogeno utilizzati nelle industrie” e “per il teleriscaldamento”.

Passano quindi a esplorare i costi e benefici per il sistema Italia (par. 3) del nuovo nucleare:

  • la potenziale sostituzione le centrali a gas e carbone essenziali per garantire la produzione baseload della rete elettrica, riutilizzando parte dell’infrastruttura già presente
  • gli investimenti che la realizzazione delle centrali in Italia attiverebbero in modo diretto, indiretto e indotto
  • la riduzione della dipendenza dall’estero per i materiali critici, la cui richiesta è più contenuta rispetto ad altre tecnologie
  • l’approvvigionamento di uranio che può essere garantito da fonti diversificate e non a rischio geopolitico
  • il tessuto industriale italiano, che già presenta una filiera nucleare eccellente e resiliente con oltre 70 imprese specializzate, di cui più della metà di dimensioni medio-grandi.

45 mld € di valore aggiunto, fino a 52.000 lavoratori addizionali a fronte di una spesa di 38 mld € (di cui 30 di investimenti) nel periodo 2030-45

Ma quando si parla di nucleare non ci si può limitare alle dimensioni tecnologiche, economiche o giuridiche. Altrettanto rilevanti sono le dimensioni sociali e politiche.

Il nucleare è infatti accettato laddove è forte il consenso locale, come sottolineava Fabio Pistella su ENERGIA 3.21, mentre  Alberto Clò nella sua presentazione del numero sottolinea come “alla luce dell’infausta passata esperienza nazionale, la credibilità e affidabilità della politica (…) dovrebbe mantenere, se adottata, una piena, convinta, determinata continuità di azione verso questa tecnologia, evitando che ogni nuovo governo abbia a modificare quel che di positivo per il nucleare il precedente governo aveva eventualmente deliberato”.

Consapevoli dell’importanza di questo frangente, gli autori non mancano di dedicare un paragrafo alla reazione dell’opinione pubblica (par. 4) alla “rinnovata inclusione del tema nel dibattito pubblico”. Da studi e sondaggi, come quello di Swg, emergerebbe “una maggiore apertura nei confronti del ruolo che il nucleare potrebbe svolgere per garantire una transizione tempestiva e sicura. (…)  Circa il 50% degli intervistati si dice favorevole agli Smr, il 55% ai reattori di generazione 4 e il 51% ai reattori a fusione nucleare. (…) Il 20% del totale del campione sarebbe favorevole al nucleare a prescindere, mentre il 54% sarebbe favorevole al rispetto di alcune condizioni di convenienza economica e di distanza. Particolarmente interessante il dato sulle generazioni più giovani (18-34 anni) che appaiono maggiormente favorevoli al nuovo nucleare, con una media del 65% rispetto al 45% degli over 55”.

“Nonostante, quindi, si inizi a delineare un panorama nel complesso più favorevole – rispetto a un decennio fa – rimane ancora una fetta importante della popolazione che guarda al nucleare con timore e che evidenzia la necessità di predisporre, di pari passo con ciò che è necessario per lo sviluppo dell’industria, anche una campagna e un progetto ampio di educazione e di sensibilizzazione sul tema”.

La chiusura dell’articolo è dedicata all’impegno di Edison per riportare il nucleare in Italia (par. 5). “Sul piano industriale l’Italia non ha invece mai smesso di credere e sostenere tale tecnologia, inserendosi peraltro in maniera strategica nella filiera europea con una supply chain consolidata. Oltre a tali competenze e know-how, nel corso del 2023 sono state numerose le aziende italiane del settore dell’energia ad annunciare iniziative di vario genere sul nuovo nucleare.


L’impegno di Edison

Fra queste anche Edison, che nel marzo 2023 ha firmato una Lettera di Intenti con Edf, Ansaldo Energia e Ansaldo Nucleare per far leva sulle competenze specifiche dei quattro partner al fine di valutare potenziali cooperazioni industriali per lo sviluppo dell’energia nucleare in Europa, in particolare nel campo degli Smr.

In aggiunta, a luglio 2024, Edison ha sottoscritto un accordo con Framatome e Politecnico di Milano volto a rafforzare la cooperazione per la ricerca scientifica e tecnologica e per la formazione nel campo dell’energia nucleare, oltre ad un accordo tra Edison, Edf, Federacciai e Ansaldo per l’utilizzo dell’energia nucleare per la decarbonizzazione del settore siderurgico in Italia.

L’impegno dell’azienda nel nucleare è stato confermato anche nel nuovo piano strategico comunicato in occasione dei 140 anni di Edison, in cui è stato annunciato l’obiettivo di sviluppare, qualora si creassero le condizioni a livello nazionale, due impianti nucleari da 340 MW ciascuno con tecnologia Smr tra il 2030 e il 2040 (8).

Infine, Edison partecipa attivamente a vari tavoli di lavoro istituzionali su questo tema, tra i quali la Piattaforma del Mase per un nucleare sostenibile e la Smr Industrial Alliance”.

Un percorso che non sarà breve né privo di ostacoli. Ma l’Italia non parte da zero, poiché detiene già una supply chain nucleare competitiva a livello internazionale, dei centri di competenza di eccellenza e aziende leader come Edison che possono tracciare la via. Tuttavia, è necessario rafforzare questi aspetti attraverso, ad esempio, piani di formazione specialistici su tutti i livelli di istruzione e un piano industriale articolato e di lungo periodo.


Il post presenta l’articolo di Lorenzo Mottura e Simone Nisi Verso il ritorno del nucleare in Italia? pubblicato su ENERGIA 3.24 (pp. 70-74)

Lorenzo Mottura p Executive Vice President, Strategy, Corporate Development & Innovation, Edison Simone Nisi è Direttore Affari Istituzionali, Edison



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