EDITORI(a) distratti(A)

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Esprimere parere contrario a una proposta editoriale fa cadere nella presunzione. Perciò per non essere presuntuoso fino alla fine paradossalmente consiglio di comprare alla modica cifra di 8 europei “Lo Chef filosofo” scritto da Alessandro Marini. Perché malgrado la critica al contenuto del libro questi è ben scritto seguendo un filone di pensiero contemporaneo solido (nonché antico), oro per i curiosi del sapere.

La cosa che ritengo non piacevole è la sponsorizzazione dell'idea dell'autore fino a forzarla. L’amore per la cucina innestata agli studi di scienze umanistiche dello scrittore. La filosofia applicata alla cucina. Ogni chef ha una filosofia, la espone attraverso strumenti come il gioco, ogni chef è filosofo. La forzatura è sospetta perché da anni tutto il sistema “cultural-mediatico” ricava business proponendo il cucinare in tutte le salse. È un caso che Marini speculi citando programmi televisivi e cinema? Ce ne era proprio il bisogno di questo libro? la bella testa di Marini mi sembra sprecata... utile per una società in crisi a cui servirebbero “ricette” per l’incerto futuro?

Parlo di forzatura nella misura in cui si forza il rapporto tra significante e significato. L’autore per sponsorizzare la sua idea ha bisogno di eccedere in significazione, di manifestare energia significativa, ridistribuendola nei meandri del suo discorso simbolico. Così facendo il significante e il significato individuato restano in rapporto di complementarietà cioè l’azione che si fa nell’esercizio simbolico, che in questo caso è un testo scritto, ne rimane soddisfatta. Il risultato ne è appagato fin quando un eccesso di significato generi rispetto al suo significante uno stridio fastidioso, un appesantimento del racconto, una forzatura appunto!

Il tutto si manifesta con la frase: «Heidegger se ne faccia una ragione». L’onnipresente manierismo fa chiosa all’azzardo. Chi è costui che suggerisce rassegnazione a uno dei più importanti e controversi speculatori del contemporaneo pensiero?

L’eventualità che anche solo un lettore su un milione creda Bottura un filosofo (una sorta di ceppo infettivo come in una nuova “War Word Filosophy”) o che la filosofia dopo millenni di “schermaglie speculative” possa essere riconosciuta in un cuoco o chef che si voglia, mette pensiero. La filosofia è sì creazione di valori nuovi che facciano scaturire concetti nuovi (e questo libricino ne è testimonianza) MA con una visione ontologica legata alle procedure tra Arte (belle arti specifico io) e Filosofia. Peccato che questo dualismo nel caso degli chef è fallato. Sì, ogni persona ha la sua filosofia (o visione del reale) ma ogni persona non è un artista che genera Arte. Gli chef sono dei pratici, posseggono lo spirito pratico, non artistico! Lo chef non è altro che un “artista” che appartiene all’arte del far bene, Stop!! 

Se si volesse... continua

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