Emergenza climatica

Emergenza climatica

L'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, durante l'incontro sul clima del 23 settembre 2019, ha illustrato come tutte le ricerche scientifiche più recenti e gli stessi rapporti delle Nazioni Unite, dicono che la temperatura media della Terra sta aumentando a una velocità preoccupante, con ripercussioni sempre più evidenti: da eventi meteorologici più intensi ed estremi, come tempeste e uragani, ondate di calore anomale (solo in Europa questa estate ce ne sono state tre), scioglimenti dei ghiacci ai Poli e sulle catene montuose, innalzamento dei mari. 

Poco cambia rispetto al passato 
nell’impegno dei leader del mondo 
alla lotta contro il riscaldamento globale. 

I cinque anni tra il 2014 e il 2019 sono stati i più caldi mai registrati, e l’andamento della temperatura globale indica un aumento di 1,1 °C rispetto alla metà del secolo scorso. 

Se non si invertirà questo andamento, dicono le ricerche, entro la fine del secolo la temperatura media globale sarà di 3 °C superiore rispetto al secolo scorso.

Più calore significa 
più energia che dà origine a
più precipitazioni violente 
che causano disastri ambientali

La comunità scientifica concorda sul fatto che le attività umane abbiano contribuito sensibilmente al riscaldamento globale. La produzione di anidride carbonica, derivante dalle attività industriali e dal grande consumo di combustibili fossili, ha comportato un aumento dell’effetto serra oltre quello naturale, impedendo alla Terra di disperdere parte del calore accumulato dalla radiazione solare. Senza una cospicua riduzione dell’anidride carbonica, dicono gli scienziati, sarà impossibile ridurre l’aumento della temperatura media globale.

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E’ necessario che i consumatori si informino e premino i produttori che operano in modo responsabile

Nonostante le migliaia di prove scientifiche e le conseguenze tangibili del riscaldamento globale, Donald Trump sostiene che non ci sia un’emergenza climatica e ha ridotto al minimo l’impegno del governo statunitense per contrastarla.

Alcuni osservatori si aspettavano l’annuncio di nuovi impegni e obiettivi più ambiziosi da parte della Cina, e c’è ora la preoccupazione che il rallentamento dell’economia cinese in parte dovuto alla “guerra commerciale” avviata da Trump con i suoi dazi possa essere un ostacolo all’avvio di politiche più incisive per ridurre le emissioni.

Tra i leader europei ha fatto la differenza la cancelliera tedesca Angela Merkel, che ha confermato un piano da 54 miliardi di euro per ridurre nel prossimo decennio le emissioni di anidride carbonica del 55 per cento, rispetto ai livelli del 1990. 

La Russia ha confermato di voler ratificare l’Accordo di Parigi, ma non ha offerto informazioni aggiuntive sulle sue politiche per ridurre le emissioni.

Il primo ministro indiano, Narendra Modi, ha confermato di voler aumentare la percentuale di energia prodotta da fonti rinnovabili in India entro il 2022, ma non ha comunque preso impegni più concreti.

Nonostante le poche novità e la mancanza di impegni concreti, il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, ha tenuto un discorso conclusivo ottimista. Ha annunciato che 77 paesi si sono comunque presi l’impegno di raggiungere zero emissioni entro il 2050 e che decine di grandi multinazionali si sono impegnate a fare altrettanto, mantenendo come riferimento l’Accordo di Parigi.

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