Eppur si muore!
Arrivano le vancanze, finalmente l’agognato e meritato periodo di riposo è giunto! Eppur si muore. Anche in una comoda e confortevole piscina si muore!
Questa volta è successo alla piccola Sara in provincia di Frosinone. Si dirà di un maledetto imprevisto. Della sfortuna cieca. Della scarsità delle risorse economiche per fronteggiare l’onerosa manutenzione dell’impianto. Tutte balle! Se ci fate caso, parliamo di sicurezza sempre e solo dopo le tragedie, come in questo momento. Anzi, ne parliamo finchè la cosa non ci stanca perché già superata da un’altra, magari di portata superiore.
A me interessa sapere invece cosa è stato fatto prima e dopo per quell’impianto natatorio. Cosa si farà per tutti gli altri. Quali sono state le maledette condizioni.
Nel mio lavoro mi capita sovente di non poter risolvere alcune problematiche in cui mi imbatto perché non esiste una norma, oppure perché non contiene provvedimenti amministrativi puntuali e tali da ridurre alcuni rischi per la salute e la sicurezza delle persone.
Siamo dotati di una norma nazionale che tutela i lavoratori. Di altre che tutelano la produzione e la somministrazione di alimenti. Persino la salute dei bovini (senza offesa cari amici animalisti per carità) è più normata di quella dei bagnanti.
Continuo a domandarmi perché questo settore sia così trascurato dal legislatore. Forse una vita umana persa non assume un valore statistico significativo?
Mi interessa sapere perché in questo Paese (P maiuscola per mero rispetto della forma) non si riesca ad agire sull’importanza dei ruoli che la società ci attribuisce.