ESTOTE PARATI
Estote parati, tenetevi pronti, come i giovani esploratori di Baden Powel e come i discepoli di Gesù Cristo.
“Estote Parati” è un’espressione latina che Lord Baden Powell aveva scelto come motto per indicare come uno scout debba essere sempre pronto a compiere il proprio dovere in ogni circostanza, anche in quella più avversa.
Nel testo del Vangelo dell’apostolo Matteo 24, 44 ritroviamo la stessa espressione.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
“Come furono i giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell’uomo. Infatti, come nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano, prendevano moglie e prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca, e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e travolse tutti: così sarà anche la venuta del Figlio dell’uomo.
Allora due uomini saranno nel campo: uno verrà portato via e l’altro lasciato. Due donne macineranno alla mola: una verrà portata via e l’altra lasciata.
Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà.
Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa.
Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo».
Abbiamo immaginato tutti, che prima o poi, avremmo avuto una grande prova da superare, un diluvio universale e oggi questa prova è arrivata e ci accomuna.
Protagonisti, nostro malgrado, di una realtà dal finale incerto, “Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie” recita una celebre poesia di Giuseppe Ungaretti scritta verso la fine della Prima guerra mondiale.
L’incertezza e la minaccia che vivono soldati e foglie è chiara, la vita dei soldati in trincea è precaria così come quella delle foglie d’autunno, né gli uni né le altre possono fare nulla per modificare la loro condizione.
E se la paura di morire ci porta di solito a non pensare e non vivere il presente, in tempi di virus e quarantene diventa obbligatorio rallentare e stare a casa.
Gli antichi greci rappresentavano Chronos, il tempo che corre, il tempo sottratto alla vita, come un gigante che divora i suoi figli. Kairos, invece, il tempo lento e assaporato.
Ora possiamo scegliere di vivere questo momento storico a cui siamo chiamati come Chronos, come perdita, o come Kairos, arricchimento.
E se la paura di un nemico comune ci unisce e ci rende solidali, l’angoscia di un pericolo invisibile ci isola e ci rende diffidenti.
Il tempo di quarantena è un tempo di cambiamento, di costrizione e tutto ciò incute la paura della nuda verità.
Abbiamo il tempo per prepararci al cambiamento, per essere più forti di prima, abbiamo il tempo per stimolare la nostra arte creativa da integrare con la scienza rigorosa.
Abbiamo il tempo per essere pronti ad un cambiamento strategico efficace.
Vi aspetto martedì 24, 31 marzo e 7 aprile dalle ore 11 alle 13 per condividere le strategie ESTOTE PARATI 👇🏼
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