Etruschi, Cartaginesi e Focei: uno sguardo sulla Battaglia del Mare Sardo
Etruschi, Cartaginesi e Focei: uno sguardo sulla Battaglia del Mare Sardo
Dott. Clementi Gabriele
Introduzione
L’articolo comparso sull’Ansa il 02 febbraio 2022 ad opera della giornalista Silvia Lambertucci[1], mi ha fornito lo spunto per scrivere questo breve articolo riguardo agli eventi storici ai quali ci si riferisce.
Non è sempre possibile riportare in un articolo di giornale (anche online come l’Ansa) tutti i dettagli, i retroscena e le implicazioni di una scoperta archeologica. Questo rischia di trasmettere, al lettore neofita o totalmente digiuno di storia antica, di arte e di archeologia, un’immagine della questione poco comprensibile.
Con questo articolo vorrei aggiungere e proporre un ulteriore stimolo ad approfondire la notizia, per formare, rafforzare e consolidare una cultura e una conoscenza personale circa gli eventi storici che fanno parte del bagaglio culturale italiano.
Nel campo dell’archeologia spesso vengono menzionati solo il Ministero ed il Direttore dell’area archeologica, mai gli operai, gli studenti, i docenti ed i liberi professionisti che si sono occupati a vario titolo delle lunghe procedure di ricerca, individuazione, scavo, recupero, restauro, valorizzazione, musealizzazione e divulgazione, senza contare tutte le ulteriori procedure riguardanti la tutela, conservazione e la valorizzazione dei beni culturali. Da ciò è possibile dedurre che l’impegno ed il lavoro che stanno dietro quella che sembra essere una scoperta fortuita non sono semplici arrangiamenti dettati dal caso ma il frutto di un vero e proprio impegno collettivo di più professionisti che su questa scoperta hanno lavorato e sudato per anni.
Questo articolo non pretende di essere esaustivo, dati i tempi ristretti di redazione e la limitata bibliografia, ma almeno spero possa essere un buon punto di partenza per chi volesse approfondire la questione.
Approfitto per ringraziare i giornalisti ed i professionisti dell’informazione che, nonostante le difficoltà del tempo attuale, si prodigano e si impegnano incessantemente per la divulgazione delle notizie e per il prezioso contributo all’informazione pubblica.
Un accenno sulla situazione geopolitica di riferimento tra VII e VI sec. a.C.
Il fenomeno della talassocrazia etrusca nel mediterraneo sembra aver raggiunto la sua massima vitalità nel corso del VII sec. a.C. parallelamente ad un altro fenomeno storico rilevante, l’espansione coloniale greca verso occidente, un processo che, in questo secolo, era ancora in una fase iniziale di impianto e consolidamento. A questo impulso espansivo si affianca la contemporanea presenza, apparentemente non troppo dinamica, delle colonie Fenice le quali ancora non sembravano risentire di quelli che saranno gli interessi espansivi promossi dalla città di Cartagine.
Verso la fine del VII sec. a.C. e l’inizio del VI, la situazione cambia ed i movimenti aumentano e portano al costituirsi ed al consolidarsi di varie colonie greche nel mediterraneo occidentale ed in particolare nel sud Italia (fig.1).
Fig. 1 La colonizzazione greca. Foto da Pallotino Massimo, Storia della prima Italia, Ed. Rusconi, Milano 1984, p. 78 n.3
Non sono ancora chiari i motivi che spinsero questi movimenti dalla Grecia verso ovest e le ipotesi sono spesso contrastanti e ancora oggetto di discussione. Si può ragionevolmente ipotizzare che siano state in parte frutto di iniziative personali dei singoli attori attratti e stimolati da interessi di natura economico e commerciale[2].
Un altro possibile motivo potrebbe essere stato la necessità di una continua ricerca e approvvigionamento di materie prime, ad esempio di metalli, insieme ad uno scambio di prodotti finiti, con il secondo fine di entrare in concorrenza con i traffici e le navigazioni dei Fenici, come potrebbe suggerire la presenza di stanziamenti più lontani dalla Grecia e sorti su vie di incrocio di traffici marittimi (ad esempio Pitecusa).
Al processo della colonizzazione potrebbero aver contribuito anche i motivi della pressione demografica, che spingeva una parte della popolazione dalla madrepatria ad emigrare verso nuove terre e a stabilirvisi soprattutto al fine del loro sfruttamento agricolo. In questo caso, per la vastità delle sue estensioni utilizzabili, l’Italia era il territorio ideale[3].
Questo momento può essere sintetizzato in due fasi caratterizzanti:
- Da un lato le fondazioni di città secondarie rispetto ad una Madrepatria si moltiplicano e si espandono[4].
- Da un’altra parte, verso la fine del VII sec. a.C. una nuova ondata di coloni si sposterà verso il mediterraneo occidentale, provenienti dalle remote e sempre più agitate terre della Grecia asiatica: primi furono i Focei, fondatori di Massalia (Marsiglia 600 circa) sulle coste della Francia meridionale e di Alalia in Corsica (565 a.C.)[5].
Quello che era stato il controllo esclusivo etrusco dei mari, cominciò a subire numerose e continue interferenze da parte di greci.
La fondazione di Massalia e di Alalia da parte dei Focei e degli altri centri di commercio marittimo lungo il litorale ligure e del Golfo del Leone venne a creare praticamente un secondo fronte alle spalle del campo di azione della marina etrusca, che la costrinse a dirottare parte della sua flotta verso nord, favorendo un alleggerimento della sua pressione verso il Tirreno meridionale, provocando così un indebolimento generale del suo controllo sull’area. D’altra parte, in questo stesso periodo, la città di Cartagine si era decisa a raccogliere saldamente nelle sue mani le diverse esperienze dell’antica colonizzazione fenicia dell’Occidente e a serrare monopolisticamente il controllo e l’accesso dell’estremo Mediterraneo occidentale, con particolare interesse verso la Sardegna[6].
I rapporti diplomatici, religiosi, culturali, artistici, economici sempre più intensi, andarono a creare una vera e propria vita internazionale nell’Italia arcaica e promossero spunti di civiltà comune, determinando uno sviluppo elevatissimo dei singoli centri indipendentemente dalla loro appartenenza etnica[7]. Questo processo, fatto di movimenti continui e di impianti stabili, venne accompagnato quindi da un crescere di confronti e relazioni ed al formarsi di nuovi equilibri tra i protagonisti, ma provocò anche nuove tensioni.
Lo stato di reciproca tolleranza non dovette durare molto. Lo scenario internazionale, vasto e più complesso, andò incontro ad ulteriori cambiamenti geopolitici quando la città di Focea, sulle coste dell’asia minore, venne travolta dalle mire espansionistiche del re persiano Ciro e venne occupata dal generale Arpago nel 545 a.C.
I suoi profughi andarono a riversarsi così nelle colonie occidentali ed in particolare ad Alalia sulla costa orientale della Corsica.
Questo aumento improvviso di popolazione, legato anche ad una certa irrequietezza dei nuovi profughi, portò ad un intensificarsi della pressione sulle coste dell’Etruria, a causa di un probabile aumento della minaccia di incursioni e di limitazioni marittime a danno degli etruschi.
La battaglia del mare sardo
Per far fronte alla comune minaccia, etruschi e cartaginesi si legarono in una coalizione militare, i primi rappresentati dalla città di Caere o comunque sotto il comando di Caere.
Le flotte etrusco-cartaginesi e quella dei Focei, si scontrarono nelle acque del Mare Sardo (forse attorno alle Bocche di Bonifacio) in una memorabile battaglia (540-535 a.C.) descritta da Erodoto[8], che la definisce per i Greci una “vittoria cadmea”[9]. La conseguenza di tale scontro fu l’abbandono di Alalia, ormai probabilmente indifendibile, da parte dei Focei, i quali migrarono per mare verso sud cercando dapprima di stabilirsi a Reggio e, non riuscendoci, si fermarono sulle coste del Cilento dove fondarono la colonia di Velia, con il presumibile beneplacito della vicina città greca di Posidonia.
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Le sfere di influenza in mare tra le due isole, venne divisa tra gli Etruschi, che occuparono almeno le coste orientali della Corsica fondandovi una loro colonia (forse nel sito stesso di Alalia con il nome greco di Nicea), e i Cartaginesi che ora avevano libertà di movimento per l’occupazione della Sardegna[10](fig. 2).
Fig. 2 Sfere di influenza verso la fine del VI sec. a.C. Foto da Pallotino Massimo, Storia della prima Italia, Ed. Rusconi, Milano 1984, p. 103.
La storia di questo scontro però non si esaurisce qui. Lo storico Erodoto ci tramanda ulteriori conseguenze di questa battaglia e forse non sono del tutto oggettive, ma risentono, per così dire, di interessi di parte dello storico greco.
Alcuni focei superstiti, presi prigionieri dagli etruschi, vennero trucidati a Caere: secondo il racconto di Erodoto, da questo atto scellerato sarebbero derivati strani mali agli uomini e al bestiame, che vennero considerati una punizione divina. Per questo motivo gli abitanti di Caere si sarebbero rivolti all’oracolo di Delfi per sapere come esserne liberati ed ebbero l’ordine di compiere grandiosi sacrifici espiatori ed istituire giochi atletici ed equestri[11].
In conclusione, nonostante questo scontro, che apportò dei radicali cambiamenti negli equilibri geopolitici del mediterraneo, i rapporti con il mondo greco non cessarono e non vennero mai interrotti. Gli scambi commerciali proseguirono per altre vie ed altre rotte, favorendo l’afflusso di ideologie, di tecniche artistiche e di artisti. Sorsero nuove alleanze e vennero prese nuove iniziative di amicizia e collaborazione, magari sotto la spinta di iniziative singole e locali, indipendentemente, o anche in contrasto, con le generali posizioni e ragioni di interesse.
Per qualche indizio si è presupposto che anche da parte di Caere, dopo la prova comunque gravosa della battaglia del Mare Sardo e i suoi postumi poco onorevoli – quale che sia stata la portata propagandistica dell’affare dell’uccisione dei prigionieri focei – sia prevalso, per qualche tempo, un orientamento filo ellenico, forse con qualche rinuncia[12].
Bibliografia
Pallottino M., Etruscologia, Ed. Ulrico Hoepli, Milano 2002
Pallotino Massimo, Storia della prima Italia, Ed. Rusconi, Milano 1984
[2] Pallotino Massimo, Storia della prima Italia, Ed. Rusconi, Milano 1984, p. 88.
[3] Pallotino Massimo, Storia della prima Italia, Ed. Rusconi, Milano 1984, p. 93-94.
[4] Nella sicilia del nord Mylai e Himera subcolonie di Zancle; nella sicilia del sud sleinunte stabilita da megara iblea (650 circa), Camarina da Siracusa (598), Agrigento da Gela (580); sul versante tirrenico della punta calabra Metauros, Medma, Hipponion, derivate da Locri; più a nord lungo le coste tirreniche Laos subcolonia di Sibari e infine Posidonia Costituita già nel VII secolo da elementi Trezenii provenienti da Sibari.
[5] Verso l’inizio del VI secolo si uniranno Cnidii insieme a Rodii stabiliti a Lipari; inoltre Samii a Dicearchia, cioè Pozzuoli, nel golfo di Napoli (530 circa) e a Zancle-Messina al principio del V secolo. Pallotino Massimo, Storia della prima Italia, Ed. Rusconi, Milano 1984, p. 79 – 80.
[6] Pallotino Massimo, Storia della prima Italia, Ed. Rusconi, Milano 1984, p. 93 – 94.
[7] Pallotino Massimo, Storia della prima Italia, Ed. Rusconi, Milano 1984, p. 94 – 95.
[8] Erodoto, Le Storie, I, 163 – 168.
[9] Vittoria cadmea (in greco antico: καδμεία νίκη, kadmèia níkē) è un'espressione proverbiale utilizzata per indicare una battaglia vinta a un prezzo altissimo o in cui il vincitore patisce sofferenze analoghe a quelle del vinto.
[10] Pallotino Massimo, Storia della prima Italia, Ed. Rusconi, Milano 1984, p. 99.
[11] G. Colonna ha espresso l’ipotesi che il luogo del massacro dei prigionieri focei e dei riti espiatori sia da identificare con il santuario arcaico riconoscibile presso il tumulo di Montetosto lungo la strada tra Caere e Pyrgi (St. Etr., XXXI, 1963, pp. 135 – 147). Sul crimine collettivo, sul conseguente prodigio e sull’espiazione vedere M. Torelli in Le dèlit religieux (Ecole Framcaise de Rome), Paris-Rome, 1981, pp. 1-7. E’ possibile che al ricordo di questi eventi, o di altri analoghi, con la menzione di un ‘prodigio pubblico’ (spuriazes teras?) si alluda nell’iscrizione di un frammento di lamina di bronzo arcaica di Pyrgi (M. Pallottino in St.Etr., XXXIV, 1965, p. 205 sgg.). Pallottino M., Etruscologia, Ed. Ulrico Hoepli, Milano 2002 p. 162.
[12] Per questa ipotesi, già adombrata da G. Pugliese Carratelli in St. Etr., XXXIII, 1965, p. 225 sgg., vedere specialmente M. Pallottino in St. Etr. XXXIV, 1966, p. 208 sgg.; Not. Sc. 1970, Suppl. II (1972), p. 789 sgg.; vedi sopra nota precedente. Pallottino M., Etruscologia, Ed. Ulrico Hoepli, Milano 2002 p. 165.