Export italiano ai tempi del Covid-19
Partiamo dal presupposto che le esportazioni costituiscono la componente più importante e dinamica della ricchezza nazionale, infatti il 32% del Pil deriva proprio dall’export.
Mai nella storia della Repubblica ci si è trovati ad affrontare una crisi sanitaria, sociale ed economica di queste proporzioni. L’export italiano ha perso il 5,1% nel 2020. I dati sull’export italiano del food&wine prima della bufera da Covid-19 tratteggiavano uno scenario super positivo con un nuovo record di fatturato all’estero, 44,57 miliardi di euro, con una crescita del 5,3% rispetto al 2018. Come spiega il Presidente di Federalimentare, Ivano Vacondio, “a preoccupare sono le resistenze alle frontiere che provocano problemi sia in uscita che in entrata, ma gli ordini non mancano. In alcuni settori come quello della pasta, alcune aziende hanno triplicato la produzione per far fronte alla domanda della grande distribuzione.”
Nelle linee guida presentate dalla Commissione agli Stati membri sulle misure di gestione delle frontiere connesse alla salute nel contesto dell’emergenza Covid-19, sottolinea la Coldiretti “la libera circolazione delle merci è fondamentale” “le misure di controllo non dovrebbero causare gravi interruzioni delle catene di approvvigionamento dei servizi essenziali di interesse generale e delle economie nazionali”.
Dato che il calo dell’attività sarà particolarmente forte nei principali mercati di destinazione dei prodotti italiani, l’export probabilmente cadrà più della media mondiale.
Ricordiamoci che dall’industria dipendono, direttamente o indirettamente, un terzo circa di tutti gli occupati del nostro Paese. Le mancate entrate prodotte dalla compressione dei fatturati potrebbero mettere a repentaglio la sopravvivenza di intere filiere produttive.
Confindustria ha definito una serie di proposte concrete, per garantire la tenuta del sistema economico italiano. Solo se si mantiene in efficienza la macchina dell’economia, per quanto al momento quasi ferma, sarà possibile rimetterla in moto subito, al termine dell’emergenza sanitaria.
Confindustria italiana, tedesca e francese ha proposto un piano europeo straordinario di 3000 miliardi di euro di investimenti pubblici. I primi tre anni, con una tranche di 500 miliardi, bisognerà investire in sanità, infrastrutture e digitalizzazione, questo potrebbe alzare la crescita in Italia e nell’Eurozona di circa 3 punti percentuali.
Il Made in Italy non si può fermare, tanto più che ora che c’è un paese da ricostruire, l’Italia, travolto dalla peggiore crisi economica di sempre.
Speriamo che in questi mesi vedremo qualche miglioramento!
Buona giornata
Antonio Bellanca