Facebook e i post "regalo": sei tu il pollo!
"Se non hai capito chi è il pollo, il pollo sei tu!"
Se hai visto il film "Rounders - Il Giocatore" interpretato da Matt Damon ricorderai sicuramente questa affermazione.
Nel poker è una regola non scritta: individuare il pollo nelle primissime fasi di gioco significa capire chi sarà la persona più facile da ripulire.
Nei social esiste una dinamica simile e sta a te decidere se passare la mano o essere il pollo!
Quante volte su Facebook ti è capitato di vedere post in cui si regalano smartphone, TV o (addirittura!) auto?
Il fenomeno ha preso sempre più piede e tra gli ultimi casi ci sono quello della finta fan page della Volkswagen e di una pagina (vera) di un sito e-commerce PocoStore.it (che al momento risulta irraggiungibile: chissà perché?!).
A fine ottobre 2015 iniziò a girare un post in cui si regalavano auto Volkswagen. Il post è stato pubblicato dalla pagina "Volkswagen. Italia" (il punto non è a caso!) e ha riscosso enorme successo grazie anche al fatto di aver cavalcato l'onda mediatica dello scandalo emissioni.
Ma è possibile che un'azienda come la Volkswagen inizi a regalare le proprie auto? E per di più con l'ammissione di alcuni "problemi di certificazione"?
Ad oltre 100.000 persone (ma saranno molte di più alla fine) è sembrato tutto normale (!) oppure hanno pensato "che mi costa provarci?"... ed ecco qua il "Mi Piace", la condivisione e anche il commento!
Quest'ultima affermazione è la più dolorosa secondo me: il fatto di provarci solo perché non costa nulla. In realtà un costo c'è ed è formato dalla tua credibilità, come persona, e dalla tua reputazione digitale.
Se anche le persone con un minimo di istruzione (ribadisco che l'intelligenza non dipende dal titolo di studio che si è conseguito ma è più probabile che una mente istruita sia più preparata a riconoscere simili situazioni) e pensiero critico iniziano a condividere certi post è la fine, poiché si instaura un meccanismo perverso che non porta vantaggio a nessuno, se non agli autori della bufala, (sapevi che molti avvocati hanno condiviso la bufala sulla privacy di Facebook ?) e agli occhi dei tuoi amici/contatti partecipare a simili iniziative può essere visto in due modi:
a. "ma cosa diavolo condivide?" -> perdita di credibilità.
b. "ma se lo ha condiviso anche lui allora è vero!" -> reputazione digitale: ciao!
Missione Compiuta: l'autore della bufala può contare sul passaparola tra i tuoi amici e la viralità del contenuto è assicurata portando nuovi "Mi Piace" alla sua pagina (che poi venderà e passerà un secondo pacco all'acquirente con i contatti di persone non interessate alla nuova pagina) e traffico al suo sito internet (guadagnando con la pubblicità sui banner). Ovviamente sono pratiche scorrette e in alcuni casi illegali.
Il caso Volkswagen ha destato così clamore che anche la società tedesca ha ribadito in più di una occasione che la pagina in questione fosse falsa e che il concorso non è mai esistito, tuttavia, qualche settimana dopo la conferma della bufala le adesioni al post non si sono fermate.
L'ultimo post, in ordine cronologico, è quello della pagina Facebook PocoStore.it (attualmente irraggiungibile, come pure il sito web). Gli amministratori hanno realizzato un post in cui si affermava di regalare 24 televisori Samsung perché "la confezione è stata aperta e non può essere più utilizzata per la vendita".
Credi davvero ad una cosa del genere?
In migliaia hanno messo "Mi Piace", commentato e condiviso il post mandando a farsi benedire lo spirito critico e facendo sorgere un enorme punto interrogativo sullo stato dell'arte in Italia contro l'analfabetismo funzionale.
Basta con frasi del tipo: "ci provo non si sa mai!" o "se non le possono vendere perché non regalarle?"
Facebook non è un gioco, anche se è stato progettato per usufruirne con una semplicità disarmante non significa che non sia regolato da meccanismi economici e sociali piuttosto complessi.
Le aziende investono in pubblicità su questo social perché ci sono quasi tutti i loro clienti e la tendenza ad investire nel digitale è in forte crescita nel 2016.
Per evitare di cadere in simili bufale e contribuire alla loro diffusione diamo uno sguardo a cosa dice il Ministero dello Sviluppo Economico in merito ai concorsi a premi.
Concorsi a premi su Facebook: cosa dice la legge?
Tra i diversi requisiti che la legge richiede per indire un concorso a premi vorrei segnalarti alcuni passi in cui si mette in dubbio la stessa regolarità (oltre alla veridicità) dei presunti concorsi in questione:
- "Nel concorso a premio l'assegnazione dei premi dipende dalla sorte; da un congegno o da macchina; dall'abilità dei concorrenti chiamati ad esprimere giudizi o pronostici relativi a manifestazioni sportive, letterarie, culturali o a rispondere a quesiti o ad eseguire lavori; dall'abilità dei concorrenti ad adempiere per primi alle condizioni stabilite dal regolamento della manifestazione." Ovviamente in nessuno dei post viene indicato un sito internet in cui controllare i termini del concorso, il regolamento e le modalità di estrazione.
- "Il concorso a premio può essere svolto solo da imprese produttrici o commerciali fornitrici o distributrici dei beni o dei servizi al fine di promozionare i propri beni o servizi." Nel caso Volkswagen la pagina è palesemente falsa e nel secondo ci sono forti dubbi sull'effettiva commercializzazione del prodotto.
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Entro 15 giorni antecedenti la data di inizio del concorso [...]" l'impresa deve compilare e inviare al Ministero dello Sviluppo Economico diversi documenti tra cui il regolamento del concorso che deve essere "predisposto prima dell'avvio del concorso, deve indicare soggetti promotori, durata, ambito territoriale, modalità di Svolgimento, natura, valore indicativo dei premi messi in palio, termine della consegna, dati delle Onlus alle quali devolvere i premi non assegnati. In caso di modifiche del regolamento è necessaria un'apposita comunicazione al Ministero il giorno stesso in cui le stesse hanno effetto o per modifiche sostanziali almeno 15 gg. prima." Cosa che in entrambi i casi non trova riscontro né sulle pagine Facebook né sui siti web delle pagine stesse o delle aziende produttrici.
Fonte: Ministero dello Sviluppo Economico
Bene, spero di averti fornito una visione più chiara rispetto ai concorsi e alle promozioni su Facebook. Organizzare un concorso a premi non è così facile come mettere un "Mi Piace" e condividere certi post contribuisce solamente ad aumentare il fenomeno delle bufale e il senso di diffidenza delle persone in simili attività digitali (e-commerce, campagne pubblicitarie su Facebook, informazione indipendente etc.).
L'Italia può risollevarsi grazie anche alle possibilità offerte dal web e conoscere simili pratiche vuol dire evitare di contribuire alla loro diffusione e vivere più consapevolmente la propria identità digitale.
Alla prossima e... non fate i polli!
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Grazie.
Mirko Paganelli | Web Marketing Consultant | paganellimirko[at]gmail.com