Feedback: quando il sandwich diventa una frittata

Feedback: quando il sandwich diventa una frittata

Quante volte hai sentito parlare di quanto è importante il feedback? E di quanto è fondamentale COME viene dato un feedback?

Dietro il Dare e Ricevere feedback ci sono centinaia di libri e corsi che vengono svolti all’interno in tutti i contesti dove ci si aspetta che le persone migliorino qualche loro comportamento, capacità, performance. Ciò significa, praticamente, sempre e ovunque, a qualsiasi età e nelle sfere sia personale che professionale.

E’ nota la frase di Ken Blanchard, autore di “One Minute Manager” e conosciuto in tutto il mondo come consulente manageriale,

il feedback è la colazione dei campioni.

che ho riportato in un mio articolo qualche anno fa, il cui titolo era Crescere grazie ai feedback.

Potresti giustamente chiedermi, come mai tornare a parlare di feedback? In effetti dopo diversi anni mi è venuto spontaneo fare pochi giorni fa alcune considerazioni sul feedback, ribattezzato da alcuni recentemente feedforward, e, in questo caso, non tanto soffermandomi sul COME DARE FEEDBACK, ma su COME RICEVERLO.

Molto probabilmente conosci la struttura del feedback a sandwich con i suoi tre strati

1. ti dico quello che hai fatto bene

2. ti dico quello che puoi migliorare

3. ti do un rinforzo positivo

e/o altri modi di dare feedback costruttivi, ovvero, che aiutino e incoraggino le persone a fare meglio, a correggere il tiro. Ugualmente, con ogni probabilità, hai già sentito dire che chi riceve un feedback è cosa buona e giusta che risponda soltanto GRAZIE. Senza controbattere, senza dare spiegazioni o alibi di qualsiasi genere. Addirittura, nel modello delle 4 A di Netflix, citato nel libro L’unica regola è che non ci sono regole di Reed Hastings e Erin Meyer, il 50% del modello è dedicato a COME RICEVERE IL FEEDBACK. Infatti, le prime due A sono per che dà il feedback:

  1. Aim to Assist (mira ad aiutare)
  2. Actionable (attuabile)

la terza e la quarta riguardano chi lo riceve:

3. Appreciate (apprezzamento)

4. Accept or Discard (Accettare o scartare)

Ma nella realtà reale, quella di tutti i giorni, a casa o sul posto di lavoro o con gli amici…, che succede veramente quando riceviamo un feedback? Come reagisci veramente tu di fronte a una persona che ti dà un feedback?

Posto che, naturalmente, dipende da CHI è la persona che ti sta dando il feedback e da COME te lo sta dando, come reagisci dentro di te prima e come esterni le tue reazioni poi?

Ed ecco qui alcune considerazioni che ho avuto modo di fare negli ultimi tempi osservando me stessa e gli altri nel ricevere un feedback.

Cosa ho notato di me e in me? Ho notato che, anche se attribuisco un valore immenso al feedback, una parte di me, a volte, si sente “toccata” nel profondo, come se in quei pochi secondi sentisse un senso di “scopertura”, “vulnerabilità”, “difetto” o “vergogna” (o tante altri tipi di emozioni depotenzianti), come se sentisse il bisogno di “difendersi” anche quando non sta subendo alcun attacco. Un’altra parte, per fortuna per lo più prevalente, ha “fame” di feedback e sa che tutto quello che ha imparato negli anni lo deve a feedback di persone che hanno fatto parte del suo viaggio, del suo percorso di crescita personale e professionale. Di certo, ci sono alcuni secondi, a volte minuti, di conflitto interiore tra queste parti o una sorta di subbuglio emotivo. Esserne consapevole mi aiuta a “distaccarmi” e rifocalizzarmi. A volte ci riesco, a volte no. Ed è proprio quando non ci riesco che mettersi sulla difensiva, aggiungere spiegazioni, alibi trasforma il sandwich in una neanche tanto bella frittata.

Quello che ho notato negli altri? In tutta onestà negli ultimi mesi mi è capitato di vedere diverse persone che, come me, si trovano spesso a insegnare agli altri come dare e ricevere feedback, eppure, quando si è trattato di riceverlo, è stato un attimo far diventare quel sandwich una frittata. Per cui era “l’altro che si era focalizzato sulle cose sbagliate”, “che voleva vedere solo le cose che non andavano”, “che non aveva sufficiente esperienza da poter esprimere tale feedback”, “che aveva un’energia negativa” e così via, “ribaltando” esattamente di 180° il focus della conversazione: non più il feedback ricevuto in quel momento ma quello da restituire per rendere la pariglia. Invece del semplice e sintetico GRAZIE.

Prendo in prestito una frase di Stephen Covey che trovo significativa relativamente al ricevere feedback:

Ci vuole umiltà per chiedere un feedback.
Ci vuole saggezza per capirlo, analizzarlo e agire in modo appropriato.

Dire GRAZIE non significa essere d’accordo, non significa che quello che viene detto sia oro colato; significa soltanto la manifestazione di gratitudine per qualcuno che si è preso la briga di darti un feedback, che ha speso il suo tempo per farlo, che, per un motivo o per l’altro, ha a cuore che tu migliori e cresca.

Accettare o scartare un feedback, modificare o meno un comportamento in base al feedback ricevuto può essere una valutazione successiva. Non credi?

Grazie, 🙂

Emanuela

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