Finanza & caffè - 3 gennaio
I primi giorni dell’anno, almeno quelli coincidenti con le feste natalizie, appaiono sempre al rallentatore.
Il 2025 non fa eccezione: quest’anno, probabilmente, ancora in maniera più evidente. E ne conosciamo il motivo: al di là del fatto che molti operatori riprenderanno l’attività la settimana prossima, si aggiunge l’attesa per l’insediamento del Presidente eletto il 20 gennaio.
Nel frattempo, si continua a “fantasticare” su come procederà, da un punto di vista economico e di asset class, il nuovo anno. La continuità, rispetto all’anno appena terminato, è totale (né era pensabile che fosse sufficiente lo “scavallamento” del calendario per generare condizioni nuove).
I temi sul tavolo rimangono, quindi, invariati: crisi dell’automotive, politiche monetarie, stabilità politica europea, rischio “gap” sempre più ampio tra Usa e “resto del mondo”, con particolare riguardo alla UE, come dimostra, nella giornata di ieri, il nuovo massimo di periodo raggiunto dal $ vso €, con un rapporto di cambio di 1,03. A cui si potrebbe aggiungere la novità del prezzo del gas, tornato a crescere dopo che la Russia ha deciso di bloccare il flusso verso l’Europa dai gasdotti che attraversano l’Ucraina, un “dejavu” che ci riporta indietro di almeno 3 anni (a febbraio saranno, appunto, 3 gli anni che datano l’inizio del conflitto) e che già ha fatto lievitare il prezzo del gas europeo, risollevando le preoccupazioni di nuovi rincari per famiglie e imprese (per quanto, in Italia, nel frattempo siamo corsi al riparo, con le forniture che oramai arrivano da rigassificatori o Paesi come l’Algeria, e con gli stoccaggi comunque vicini all’80% della capienza).
Limitando il campo di osservazione alle politiche monetarie, evidenti sono le differenze tra le varie Banche Centrali: la Bank of Japan è sempre in bilico per un ulteriore “irrigidimento” (anche se vale la pena ricordare che si parli di tassi di poco superiori allo zero, fatto comunque eclatante per un Paese che per circa 30 anni li ha visti sotto zero), la FED americana ha già “sentenziato” quale dovrebbe essere il suo approccio per il 2025 (1 – 2 tagli), mentre la BCE appare costretta a procedere su strade più “concilianti”, nel tentativo di risollevare le sorti di un’economia che continua a faticare.
Un aiuto sembra arrivare dall’inflazione, che, in Europa, è data, entro Pasqua, al 2%.
Ne consegue che il 2025 sarà, per l’Europa, un anno di “normalizzazione” monetaria: la Banca Centrale non reinvestirà nel PEPP (Pandemic Emergency Purchase Programme, il programma di acquisto ti titoli per l’emergenza pandemica, iniziato a marzo 2020. Ma non solo: anche il Tltro (il programma di rifinanziamento a più lungo termine) ormai è destinato ad arrivare alla fine.
Quasi certamente i tassi europei, entro il 2025, potrebbero arrivare, dal 3% in cui si trovano, al 2, se non all’1,75%, a forza di tagli dello 0,25%. La stessa BCE, più volte, ha dichiarato che il “tasso neutrale”, vale a dire il “tasso di indifferenza”, si dovrebbe collocare tra l’1,75% e il 2,5%, tenendosi, pertanto, le maglie un po' più larghe. Confermando, ancora una volta, che l’obiettivo “cruciale” è l’inflazione “simmetrica” al 2% (simmetrica sta a significare che la BCE contrasta, con la stessa determinazione, un’inflazione che sta sopra o sotto il 2%).
Ecco, quindi, che i rendimenti dei bond (sia che si parli di quelli governativi che dei corporate) sono destinati a scendere ancora: i maggiori “indiziati” potrebbero essere quelli che si collocano in un range tra i 3 e i 7 anni, con ribassi che potrebbero arrivare allo 0,50% (ciò significa che i prezzi dei bond sono destinati ancora a crescere).
Se così fosse, questo atteggiamento potrebbe essere una spinta non indifferente per il mercato azionario europeo, penalizzato, in partenza, rispetto a quello USA per l’andamento dell’economia e delle varie società, “condannate”, sotto certi aspetti, a riportare anche quest’anno risultati che giustificano multipli già elevati.
Ancora chiusa la borsa giapponese, gli altri indici asiatici si muovono a ritmi diversi.
Bene, a Hong Kong, l’Hang Seng, che guadagna lo 0,70%, mentre Shanghai perde l’1,57%.
Scatto del Kospi, che guadagna l’1,79%.
Taiex Taiwan + 0,33%.
Sensex Mumbai + 0,30%.
Futures USA in rialzo, con incrementi intorno allo 0,3-0,4%.
Partenza debole per le borse europee (MIB – 0,64%).
Petrolio leggermente debole (WTI – 0,12%, $ 73,11).
Gas naturale Usa – 3,06%, $ 3,553.
Oro $ 2.668, - 0,12%.
Spread a 115,3%.
BTp 3,53%.
Bund 2,38%.
Tassi Usa poco mossi.
€/$ 1,027, con il $ ancora in rafforzamento.
Bitcoin a $ 97.050.
Buona giornata.
Roberto
Ps: il 2 gennaio ha visto la scomparsa di persone che, nei loro settori, hanno “lasciato il segno” (Rosita Missoni, Aldo Agroppi). Ma quello che forse va ricordata in maniera ancora più affettuosa è Agnes Keleti, la ginnasta ungherese di origini israeliana scomparsa all’età di 103 anni. Agnes Keleti era la più anziana atleta olimpica ancora in vita, vincitrice di 10 medaglie olimpiche (5 ori, 3 argenti, 2 bronzi), di cui la prima vinta nel 1952 all’età di 31 anni, e ben 6 (4 ori e 2 argenti) all’età di 35 anni. il suo cruccio maggiore? “l’ordine” del medico di non fare, alla sua età, la spaccata a tutta gamba.
Roberto Ravera