Formiamoci alla non violenza

Formiamoci alla non violenza

Rivedere il reato di volenza sessuale è fondamentale, perché è fondamentale garantire la centralità del consenso della vittima come elemento indispensabile.

Il Comitato delle Nazioni Unite “che monitora la Convenzione per l’eliminazione di ogni discriminazione contro le donne (CEDAW) ha accolto il ricorso dell’associazione Differenza Donna sul caso di una donna già vittima di violenza domestica e poi stuprata da un agente delle forze dell’ordine, prima condannato e poi assolto nei successivi gradi di giudizio, rinvenendo negli interventi dell’autorità giudiziaria italiana l’azione di stereotipi sessisti” Alleyop Sole 24 Ore.

L’Italia ha violato gli articoli 2(b)-(d)-(f),3,5 e 15 della CEDAW non garantendo “l’uguaglianza sostanziale della donna vittima di violenza di genere” sancendo, come continuano le avvocate dell’associazione Differenza Donna, “per la prima volta che l’eliminazione di stereotipi sessisti nel sistema giudiziario è un passo cruciale per garantire equità e giustizia per le donne vittime di violenza.

Il Comitato – continua la nota – ha evidenziato che il trattamento discriminatorio subito dalle donne  nelle aule di giustizia non dipende solo dall’impatto discriminatorio che le leggi di per sé hanno nei confronti delle donne, ma anche dall’assenza di specializzazione e di sensibilità delle autorità giudiziarie nell’applicazione della legge nei casi di violenza di genere e dall’utilizzo di pregiudizi e stereotipi discriminatori”.

Viene sostanzialmente ritenuto che le nostre corti non hanno tenuto in considerazione ciò che definisce il controllo coercitivo e come il comportamento esercitato da chi ricopre un ruolo di potere possa influenzare l’agire della persona.

Il consenso  così come l’imparzialità devono essere garantiti e devono tutelare la vittima, non renderla colpevole e soprattutto colei che continua a ricevere mortificazioni e abusi.

Le forze dell’ordine devono essere formate, così come qualsiasi persona interessata ad interagire con le vittime, per poter operare senza pregiudizi, senza il perpetrare stereotipi di genere e favorendo una cultura volta al superamento delle discriminazioni.

Ciò che ha ottenuto “Differenza Donna” segna un passaggio fondamentale verso la necessità di definire chiaramente il consenso. Così come la violenza sessuale, infatti il Comitato raccomanda vivamente al nostro ordinamento di modificare il reato di “violenza sessuale, puntando sulla centralità del consenso della vittima come elemento determinante del delitto.”

Il disegno di legge è in Senato e prevede “anche l’inversione dell’onere della prova a carico dell’imputato. Spetterebbe a quest’ultimo dimostrare la sussistenza di consenso affermativo da parte della donna nell’atto”.

Formare le persone affinché forniscano assistenza e supporto alle vittime nel miglior modo possibile è il punto da cui partire. Consapevolezza e responsabilità sono i due pilastri fondamentali.


corrado alberto cutrufo

MI OCCUPO DI LAVORO E SVILUPPO

2 anni

interessante

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