Freakonomics - Steven D. Levitt & Stephen J. Dubner

Freakonomics - Steven D. Levitt & Stephen J. Dubner

RIASSUNTO

Freakonomics è un libro bestseller pubblicato da Harper Economics nel 2005, con due edizioni successive (2006 e 2009), da cui è stato tratto anche un documentario, con lo stesso titolo, pubblicato nel 2010. Gli autori, Steven Levitt e Stephen Dubner sono, rispettivamente, un economista dell’Università di Chicago e un giornalista del New York Times e New Yorker.

Il libro, all’interno dei sei capitoli principali, elabora e tratta domande di ricerca su tematiche concrete nella vita quotidiana, ma spesso poco studiate dal mondo economico e per questo soggette a stereotipi e generalizzazioni (es. l’idea che l’obiettivo di un agente immobiliare sia quello di massimizzare il valore di vendita ricevuto dal proprio cliente). Il punto principale - su cui tutto il libro viene costruito - è che, in quanto esseri umani, siamo tutti soggetti all’effetto di incentivi (personali) che possono modificare il nostro comportamento. Levitt & Dubner studiano l’applicazione di questi incentivi personali in contesti decisamente tra i più disparati, dimostrando una certa razionalità nel comportamento umano anche in attività non etiche, immorali e talvolta addirittura criminali. Tutti gli esempi trattati sono relativi al contesto degli Stati Uniti, e caratteristici della storia del paese o delle istituzioni locali, per cui solo parzialmente generalizzabili ad altre realtà.

Le sei domande di ricerca che introducono ogni capitolo, solo parzialmente legate tra di loro, sono: 1) Cos’hanno in comune degli insegnanti di scuola elementare e dei lottatori di sumo?; 2) Cos’hanno in comune il Ku Klux Klan e gli agenti immobiliari?; 3) Perché gli spacciatori vivono con i propri genitori?; 4) Dove sono finiti tutti i criminali (a partire dagli anni 90?); 5) Quali sono le caratteristiche di un genitore perfetto?; e 6) Quanto influisce il nome di una persona sulla sua vita?  

Nel primo capitolo, gli autori propongono un parallelismo tra due categorie estremamente distanti, come dei docenti delle scuole elementari e medie dell’area metropolitana di Chicago e i professionisti della lotta corpo a corpo caratteristica della cultura giapponese. Cosa lega questi due mondi? Due fattori: 1) la presenza di incentivi personali che possono spingere ad imbrogliare in contesti competitivi e 2) la presenza di dataset storici per l’analisi dell’incidenza di comportamenti immorali. Gli autori dimostrano che sia gli insegnanti che i lottatori di sumo - di fatto - hanno imbrogliato o cercano di farlo: i primi, modificando le risposte dei propri studenti all’interno dei test standardizzati che ogni anno vengono effettuati in tutte le scuole degli Stati Uniti, per verificare il livello di apprendimento per fasce d’età e per scuola, i secondi accordandosi con i propri avversari sugli incontri conclusivi della stagione, che determinano la classifica dei migliori lottatori del paese. Entrambe le categorie sono soggette ad incentivi personali specifici: per i primi, un premio in denaro di circa $25.000, elargito da alcuni stati come la California per i migliori insegnanti del paese, mentre i secondi dalla possibilità di restare nel giro dei sessantasei migliori lottatori della nazione, che modifica radicalmente le aspettative di fama e reddito personale (al di fuori del circuito, i lottatori riescono raramente ad avere una carriera professionistica). Come smascherare i comportamenti illeciti? Nel primo caso, analizzando attentamente tutti i casi che portano ad incrementi sospetti nei risultati dei test ottenuti da determinate classi, comparati con la serie storica. Nel secondo caso, verificando la distribuzione dei risultati dei combattimenti al termine della stagione per i lottatori con un record attorno al pareggio tra vittorie e sconfitte. Ogni variazione statisticamente significativa dai risultati riportati dalle serie storiche può segnalare la presenza di comportamenti illeciti - come gli autori hanno dimostrato.

Nel secondo capitolo, allo stesso modo, gli autori creano un parallelismo tra altre due categorie estremamente differenti: i membri del Ku Klux Klan e gli agenti immobiliari. Anche in questo caso, entrambi i gruppi sono soggetti ad incentivi personali che portano a comportamenti illeciti (l’appartenenza al clan e il possibile danno patrimoniale verso la propria clientela). Il punto di collegamento tra queste due categorie è dato dal valore dell’informazione: i membri del klan, per riconoscersi e tenere nascoste le proprie attività, hanno sviluppato negli anni un linguaggio segreto (la ricerca di un certo mr. Ayak - are you a klansman - per verificare l’appartenenza di un individuo sconosciuto); allo stesso modo, gli agenti immobiliari “comunicano” ai propri colleghi e clienti esperti attraverso l’utilizzo di determinati aggettivi, che possono influenzare verso l’alto o verso il basso il prezzo di vendita di un’immobile (termini come “tenuto bene” o “ottima zona”, sebbene positivi, hanno un effetto negativo sul prezzo di un immobile perché comunicano che l’immobile è datato, anche se appunto tenuto bene, oppure che l’immobile - anche se non particolarmente bello - è sito in una zona molto apprezzata, per cui il valore potrebbe salire nel futuro). Come ridurre la rilevanza di questi comportamenti illeciti? Semplicemente rendendo pubbliche le informazioni di norma in possesso solo degli esperti del settore (membri del Klan o agenti immobiliari). 

Nel terzo capitolo gli autori studiano il comportamento (e i bilanci) di un’organizzazione criminale, attiva nello spaccio di crack nella zona sud di Chicago negli anni 90. Analizzando la rendicontazione dettagliata dei libri contabili di questa gang, gli autori riescono ad identificare perché, la maggior parte degli individui coinvolti in questa attività, vivono con i propri genitori: come tutti i contesti competitivi, questo tipo di mercato è estremamente “verticistico”: i pochi membri a capo di un’organizzazione riescono a guadagnare svariati milioni all’anno, mentre quasi tutti gli altri individui coinvolti (da circa 50 a qualche migliaio), distribuiti a diversi livelli, percepiscono uno “stipendio” fisso, spesso equivalente o inferiore ad uno stipendio per lavori legali. Nonostante i guadagni molto limitati, e la concreta possibilità di finire uccisi o in carcere, la maggior parte delle persone coinvolte resta “nel giro” nella speranza di farsi notare, scalare le gerarchie, diventare responsabile di un'organizzazione e arricchirsi.

Nel quarto capitolo gli autori cercano di spiegare le cause dietro ad una drastica riduzione della criminalità nelle principali città degli Stati Uniti, sempre a partire dagli anni 90: contrariamente a diverse pubblicazioni scientifiche sull’argomento, che ipotizzavano le ragioni di questa riduzione come il risultato di diverse dinamiche - invecchiamento della popolazione, innovazione nelle strategie adottate dalla polizia, maggiore controllo sulla vendita di armi, crescita economica, smantellamento del mercato del crack, costruzione e apertura di nuovi centri di detenzione), gli autori, partendo dalle serie storiche sui dati della popolazione americana, ipotizzano e dimostrano l’incidenza della sentenza Roe vs. Wade del 1973 sull’interruzione di gravidanza: sempre secondo gli autori, la riduzione dei crimini negli anni 90 è imputabile a questo fattore.

Negli ultimi due capitoli, gli autori studiano l’effetto che la famiglia ha sul futuro dei propri figli, in termini di carriera e in base al nome scelto. Misurando i valori dei test scolastici di oltre ventimila studenti raccolti dall’Early Childhood Longitudinal Study (ECLS) creato dal dipartimento dell’Educazione, gli autori riescono a trovare diversi fattori che sono positivamente correlati (non un rapporto causa-effetto) con i risultati dei test degli studenti, come: il livello dell’educazione dei genitori, il loro lo status socioeconomico, la lingua utilizzata in casa da questi ultimi, il coinvolgimento degli stessi nelle associazioni scolastiche, ma anche l’età della madre alla nascita del figlio e il peso dei figli alla nascita, ma anche il numero di libri presenti in casa.

Infine, gli autori analizzano la distribuzione dei nomi dati ai propri figli, e l’impatto di questi sul loro futuro. Analizzando i dati del registro della California, che contiene le informazioni su tutti gli individui nati nello stato a partire dal 1961, oltre a informazioni sui genitori di questi ultimi, gli autori dimostrano che la scelta del nome ha - effettivamente - un’influenza sul futuro dei figli: c’è una chiara distinzione tra le scelte dei nomi dei figli da parte dei genitori in diverse classi sociali, e spesso i retaggi culturali o la scelta di nomi caratteristici è correlata (positivamente o negativamente) con il successo personale.


CONSIDERAZIONI

Il libro raccoglie una serie di considerazioni ed informazioni utili (e spesso divertenti) su argomenti spesso non trattati all’interno del mondo economico, ma caratteristici dell’esperienza quotidiana (anche se legati al mondo statunitense).

Gli autori evidenziano come il comportamento umano possa essere motivato dalla presenza di incentivi personali, e offrono un punto di vista non ordinario su come identificare e gestire comportamenti illeciti e immorali in presenza di questi stessi incentivi (es. informarsi il più possibile sui prezzi di vendita della zona prima di dare mandato ad un intermediario di trattare per la vendita o l’acquisto della propria casa, cercare di identificare i messaggi “nascosti” nella descrizione degli immobili), o come prendere al meglio alcune decisioni personali per migliorare il futuro dei propri figli (la scelta del nome, ma non solo). 

In generale, il libro può essere a chi ricopre funzioni di supervisione e controllo: ogni qualvolta si presenti una situazione caratterizzata dalla presenza di incentivi, questa può rappresentare un campanello d’allarme - e può portare a comportamenti immorali o scorretti - se gli incentivi personali non sono allineati a quelli della propria organizzazione.


IN PILLOLE

  • Il comportamento umano è influenzato dalla presenza di incentivi: se gli incentivi personali non sono allineati con la massimizzazione del bene comune, questi possono portare a comportamenti immorali, illeciti o criminali
  • In alcuni contesti, caratterizzati dalla presenza di esperti, l’informazione è fondamentale: conoscere la terminologia e i significati nascosti delle singole parole utilizzate può ridurre le asimmetrie informative, e creare allineamento tra gli incentivi personali di tutti gli individui coinvolti
  • Diverse scelte e comportamenti dei genitori influenzano il futuro dei propri figli: dall’età e il livello di educazione dei genitori (in particolare della madre), al coinvolgimento in attività legate alla carriera scolastica dei figli, fino alla presenza di libri in casa sono positivamente correlati con lo sviluppo.
Federico Moretti

Direttore Marketing e Sviluppo Commerciale di Gruppo @RES | Ph.D.

4 anni

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