fuoco e pace

fuoco e pace

XX domenica del tempo ordinario, anno C / Vangelo: Lc 12,49-53

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso! Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato finché non sia compiuto!

Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione. D'ora innanzi, se in una famiglia vi sono cinque persone, saranno divisi tre contro due e due contro tre; si divideranno padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera».

 

Ma di che fuoco sta parlando Gesù, quale battesimo doveva ancora ricevere? Gesù precedentemente stava parlando del regno dei cieli, per questo aveva esortato i suoi discepoli alla vigilanza e alla responsabilità attraverso la parabola dei servi che vegliano. Ora il suo discorso subisce un’accelerazione e assume toni quasi apocalittici. Il fuoco nel linguaggio biblico rappresenta generalmente il giudizio finale di Dio, ma qui c’è anche un’allusione al fuoco dello Spirito Santo, che a Pentecoste si effonderà sulla Chiesa nascente, dopo la morte e risurrezione di Gesù Cristo. D’altro canto il battesimo a cui fa riferimento Gesù è la sua passione e morte in croce, dove si compirà la salvezza di Dio. Giovanni il battezzatore nella sua predicazione con la quale preparava il popolo ad accogliere il Messia aveva già predetto questo battesimo: “Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco” (cfr Lc 3,16b). Dopo la Pentecoste anche l’apostolo Giovanni nella sua prima Lettera ci consegnerà un ulteriore approfondimento che ci aiuterà a comprendere questo discorso di Gesù. L’autore sacro in questa sua lettera mette in rilievo la necessità di entrare nella comunione di amore con Dio per accedere alla vita eterna ed esorta perciò a credere in Gesù Cristo quale Figlio di Dio che ha vinto il mondo. Egli parla di una triplice e concorde testimonianza che accompagna la venuta di Gesù, in cui si fa riferimento all’acqua, che è immagine del battesimo, al sangue, immagine della sua passione e dell’eucaristia, e allo Spirito, definito in questo contesto come “la verità” (cfr 1 Gv 5,6-8: “Egli è colui che è venuto con acqua e sangue, Gesù Cristo; non con l'acqua soltanto, ma con l'acqua e con il sangue. Ed è lo Spirito che dà testimonianza, perché lo Spirito è la verità. Poiché tre sono quelli che danno testimonianza: lo Spirito, l'acqua e il sangue, e questi tre sono concordi”).

Poi Gesù parla ai suoi discepoli di “pace” e “divisione”. Nel quarto Vangelo troviamo un detto di Gesù riguardo alla pace che ci è venuto a portare, che è diversa da quella che ci dà il mondo: «Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi» (cfr Gv 14,27). Il mondo ci dà una pace che ci vuole lasciare nell’indifferenza e nella tranquillità interiore, che ci fa rinchiudere nel nostro egoismo. Gesù però non è venuto per farci fare una meditazione trascendentale o ad insegnarci una postura yoga per sfuggire allo stress della vita, ma è venuto per farci entrare nel regno dei cieli, nella pace eterna della piena comunione di amore con Dio e tra di noi. Per questo è importante che ognuno di noi compia le sue scelte, senza farsi condizionare neanche dagli affetti e dai vincoli di sangue, poiché ciò che veramente ci accomuna nella grande famiglia di Dio è la testimonianza di fede in Gesù Cristo. Quindi la divisione di cui parla Gesù è fondamentalmente il discernimento e la conseguente scelta che dobbiamo sempre fare per rimanere nella verità, per vivere secondo lo Spirito e non secondo la carne. 

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