Futuro ed impresa: quell'irrimediabile bisogno di lasciare un segno.

Futuro ed impresa: quell'irrimediabile bisogno di lasciare un segno.

Perché vogliamo a tutti i costi far crescere le nostre imprese? Cosa ci spinge davvero? Ecco la mia opinione.

Non penso di aver mai rincorso la fama. Oppure il successo. Eppure, io come molti imprenditori, vivo la mia vita come se ci fosse qualcosa da rincorrere.

Ed la mia più grande fortuna.

L'unica nostra certezza è il futuro.

Passeggiando tra le piccole e medie imprese italiane ho scoperto realtà che non conoscevo. Ho conosciuto imprenditori, manager, responsabili di funzione e collaboratori di ogni genere. Ciò che cambia è il luogo. Ma non la mentalità di ognuno di loro.

Ho visto con i miei occhi l'arrivismo, ed ho capito che esso non è così sbagliato come lo si vuole dipingere. Il termine, forse, andrebbe rivisto. Si potrebbe chiamare passione, ma assomiglia ad un concetto ampiamente indefinito.

Lo chiamerei piuttosto bisogno di lasciare un segno. Ed è assolutamente normale.

Gli imprenditori sono coloro che si pongono certe domande prima di altri.

Perché un imprenditore dovrebbe aver fretta di crescere?
Perché non possiamo, semplicemente, lasciare che accada?

Due domande banali, ma che negli anni ho imparato a definire, e che sono riuscito ad interiorizzare. Le ho fatte mie perché forse, in definitiva, non sono poi molto diverso da coloro con i quali collaboro.

Abbiamo tutti bisogno di evoluzione, di innovazione, in un'irrefrenabile corsa a voler essere davanti agli altri. Poi, una volta raggiunto un traguardo, ecco la nuova idea, ed il nuovo obiettivo.

Perché? Da cosa stiamo sfuggendo?
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Tra vent'anni cosa resterà di noi?

Sorrido ancora al pensiero di "investire" del tempo nell'ascoltare un imprenditore di oggi. Lo vedo parlare, immaginare, e vagare con la mente verso un futuro che stenta ad arrivare.

«Ci vuole tempo», gli dico, ben sapendo che il tempo è una variabile assai preziosa.

«Ma ne abbiamo poco!», mi sento rispondere, con il tipico silenzio di chi avrebbe molto da dire, ma poco coraggio per esprimerlo. È come se esistesse una data di scadenza, oppure un termine prefissato, ma è difficile esprimere il bisogno di voler essere ricordati.

E di aiutare, in un certo senso, coloro che verranno. Eppure c'è, ed esiste. È scritto nella nostra realtà umana. Non si può evitare. E neppure reprimere.

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Ciò che ogni imprenditore sa, per certo, è che egli rincorre qualcosa di indefinito, da lasciare alle future generazioni. Una sorta di motore che ogni giorno ci dà la spinta per affrontare la giornata, per continuare, inesorabilmente, a fare nuovi progetti.

Lasceremo qualcosa di tangibile. Ma non solo.

Un grande fabbricato. Un portone scorrevole. Un conto economico interessante. Un lavoro già fatto.

È questo ciò che vogliamo lasciare?

Non penso.

Penso che oggi gli imprenditori abbiano bisogno di insegnare alle future generazioni un modo diverso di fare impresa. Un concetto nuovo, ma sempre attuale.

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È il metodo che ritrovo quando incontro lavoratori felici, e dirigenti proattivi e collaborativi. Lo vedo con i miei occhi quando le persone scherzano tra loro, ed il titolare non ha paura di esprimere le proprie sensazioni.

Lo ritrovo nello spirito di squadra, e nella capacità individuale di voler migliorare ogni giorno. Lo assaporo nei momenti di difficoltà, quando un responsabile chiede aiuto, ed i colleghi gli rispondono con frasi del tipo...

Se hai bisogno vengo io.

E lì, proprio in quei momenti, penso che se esiste qualcosa che valga la pena lasciare a chi verrà è proprio l'idea che abbiamo tutti, bene o male, quell'irrimediabile bisogno di lasciare un segno.

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