GIAPPONE, SUGHERO, MOTORI E ZOROASTRO: MAZDA
Cosa hanno in comune i 4 concetti del titolo e come il nome di marca Madza li tenga insieme è un piacevole rompicapo che però come ogni grande storia imprenditoriale, ha dei messaggi e dei valori.
È il 1920 e siamo in Giappone, precisamente nella prefettura di Hiroshima dove Jujiro Matsuda fonda la società di sughero Toyo Cork Kogyo Co. Già la decisione di includere nel nome d’azienda il termine inglese cork “sughero” è lungimirante e denota uno spirito libero e aperto al nuovo. Nel 1927 l’azienda modifica il nome e comincia a cambiare orientamento: diventa Toyo Kogyo Co. e produce utensili. Nel 1931 esce il primo veicolo, un motocarro a tre ruote chiamato Mazdago che dal 1933 viene esportato anche in India e Cina, dove ottiene grande successo per l’estrema manovrabilità. Finalmente si intensifica la produzione di vetture, che però vengono commercializzate dalla rete di vendita della Mitsubishi Corporation che impone su di essi il proprio marchio fino al 1936. Bisogna aspettare il 1984 per vedere il nome Mazda Motor Corporation diventare nome dell’azienda e del brand; fino ad allora Mazda viene usato solo per i modelli.
Cambio di registro a metà del secolo scorso: durante la seconda guerra mondiale la Toyo Kogyo Co. produce soprattutto armi per l’esercito giapponese, in particolare i fucili Type 99. E per un soffio l’azienda evita la distruzione a seguito dell’attacco nucleare ad Hiroshima nel 1945: una montagna la separa dal punto dell’esplosione, pertanto i danni subiti sono molto limitati rispetto alla città e alla gravità del disastro. Lo stabilimento anzi diventa uno dei principali punti logistici per i soccorsi e la successiva ricostruzione di Hiroshima. Chissà se in questo ha avuto un ruolo protettivo Ahura Mazdā considerato il protettore di tutte le creature.
E così arriviamo al nome Mazda, scelto da Jujiro sicuramente per l’assonanza con il suo nome personale Matsuda ma anche in onore alla divinità Zoroastriana. E anche questo è un segno visionario che non ci si aspetta dal seppur eminente membro di un popolo che fino al 1860 aveva deciso di vivere in totale isolamento dal resto del mondo, trattando culture, religioni e traffici stranieri con estrema rigidità nazionalista
DEFY CONVENTION
Ma evidentemente siamo in odore di eccezioni e sfide, tanto che “Defy Convention” diventa il motto del brand nel dopoguerra. E di sfide in Mazda ce ne sono state molte. A cominciare dal motore rotativo Wankel studiato da Felix Wankel. Un motore rivoluzionario, compatto e leggero, nel quale la combustione mette in movimento circolare un rotore anziché spingere su e giù i pistoni. Mazda è l’unica casa automobilistica a utilizzare questo tipo di motore ancora oggi. Un’altra sfida è stata riproporre la roadster negli anni 80 in perfetto anacronismo; i successi degli anni Cinquanta e Sessanta in Gran Bretagna appartenevano ormai al passato, e nessuno costruiva più queste auto.
La Mazda MX-5 sportiva e leggera a trazione posteriore è stata la rinascita del roadster, e in poco tempo è diventata la sportiva più venduta di tutti i tempi. Le sfide più recenti sono ora la tecnologia Skyactive, che ha portato a motori che riducono il consumo di carburante senza ridurre il piacere della guida, e il nuovo concetto di design Kodo “Soul of Motion”.
MAZDA, DALLA LINGUA AVESTICA
Torno al nome Mazda e in particolare ad Ahura Mazdā che è il nome in lingua avestica dato all’unico Dio della religione zoroastriana o Mazdaismo, creatore del mondo sensibile e sovrasensibile. Questo nome significa “Spirito che crea con il pensiero, Spirito che crea la vita” e include Ahura che significa “respiro vitale” e corrisponde al sanscrito asura, e all’antico germanico ansuz nonché al gotico ase, Æsir.
Mazdā deriva dalla radice indoeuropea * mendh che indica “l’apprendere” nel significato di “memoria” e “pensiero”.Zarathuštra, il profeta fondatore dello Zoroastrismo, predicò che tutto ciò che di benefico esiste per il genere umano è stato creato da Ahura Mazdā.
La lingua avestica è stata una lingua iranica nord-orientale, appartenente alla famiglia linguistica indoeuropea oggi conosciuta come la lingua liturgica dello Zoroastrismo in particolare come lingua dell’Avestā, il libro sacro di questa religione. Questa lingua deve essere stata anche una lingua parlata; il fatto di essere la lingua di un’opera sacra le ha garantito maggior fortuna come lingua scritta.
Chissà cosa aveva in testa e nel cuore l’eroico Jujiro quando pensò di usare il nome Mazda per la sia impresa, e chissà se aveva un trasporto per il solo significato di Mazda o per l’intero pensiero spirituale legato al mazdaismo. Ad ogni modo ha dato un orientamento brillante e lungimirante alla sua azienda, che ha avuto la community mazdarebels.com, oltre al sito mazdamuseum.com e al bellissimo sito Mazda Usa.
ANNI DIFFICILI
Nel 1975 Toyo Kogo Co. si trova sull’orlo del lastrico ma viene salvata dall’intervento di banche giapponesi. A partire dal 1979 la casa automobilistica Ford decide di acquistare una consistente quota azionaria di Mazda e vengono prodotti molti progetti comuni, essenzialmente pick-up e furgoni. Negli anni la presenza di Ford all’interno della gestione del brand subisce oscillazioni fin quasi ad evaporare nel 2014.
Nel 2012 Mazda e FIAT firmano un memorandum di intesa per produrre una spider a due posti (si era pensato al marchio Alfa Romeo) che condividesse la base con la futura generazione della Mazda MX-5. Nello stesso anno l’azienda prova a ricapitalizzare e ripianare un forte passivo. Ora il brand gode di buona salute ed ha aperto un nuovo stabilimento in Messico. La MX-5 è accreditata nel Guinness dei primati come la sportiva a due posti più venduta del mondo, e il 25 aprile 2016 viene raggiunto il traguardo storico di un milione di esemplari venduti.
IL LOGO MAZDA
Si è partiti dalla semplice grafia corsiva del nome Mazda, per arrivare a capitalizzare le M con i prolungamenti ad indicare le ali e il movimento verso il futuro. Le 3 M di Mazda Motor Manufacturer.L’ultimo passaggio risale al 1997 e porta al logo ancora in uso: nel disegno di può leggere una morbida M, oppure di nuovo le ali di un gabbiano per esempio.
La lettura che amo di più, è che nella forma tonda ci sia il volto stilizzato di una civetta. Da alcuni appassionati il logo viene infatti chiamato “Logo Civetta”.
DA WIKIPEDIA
Roadster È una vettura a due posti scoperta che si distingueva originariamente dalla cabriolet per l’assenza dei vetri discendenti laterali dei finestrini. In pratica, pur essendo dotata di un tetto mobile, gli occupanti rimanevano esposti alle intemperie.
Spider o Spyder L’anglicismo spider, a volte modificato in spyder, indica un’automobile con carrozzeria decappottabile a due posti e di impronta sportiva. Il termine spider, che in inglese significa ragno, era utilizzato per identificare un particolare veicolo ippotrainato, di origine statunitense. La carrozza tipo Spider, scoperta a due posti e di costruzione semplice e leggera, veniva così chiamata perché la minuscola carrozzeria restava sospesa tra quattro sottili ed altissime ruote a raggi, ricordando la figura del ragno. Nonostante l’origine inglese del termine, l’accezione automobilistica di spiderè usata principalmente in Italia. Per denominare il medesimo tipo d’automobile, gli anglofoni utilizzano l’espressione roadster, e quando all’estero si parla di spider ci si riferisce solitamente a un’auto sportiva italiana. La prima auto ad utilizzare la denominazione spider fu Alfa Romeo 6C 1500 Sport Spider del 1928.
Cabriolet Le vetture roadster e spyder non vanno confuse con le cabriolet, anche dette cabrio. Queste ultime infatti sono di regola la versione con tetto apribile di una berlina a 4 posti, mentre le spyder hanno 2 soli posti e vengono solitamente derivate da modelli sportivi, quando non progettate originariamente in quella forma.
Targa È un tipo di carrozzeria a metà strada tra coupé e spider. Si tratta in pratica di una carrozzeria coupé con tetto rigido, solitamente in materiale plastico completamente o parzialmente asportabile, sorretto dal parabrezza e da un robusto roll-bar centrale ricavato dalla scocca autoportante, nel quale è posizionato il lunotto, fisso o mobile. Questo tipo di carrozzeria incominciò a diffondersi nella seconda metà degli anni sessanta e godette di un buon successo per tutti gli anni settanta. Nella seconda metà degli anni ’60 infatti si andava diffondendo l’opinione che le spider classiche fossero pericolose in caso di ribaltamento e che presto la legislazione (specialmente quella USA) avrebbe proibito tale tipo di vetture.
Barchetta La barchetta è una vettura di tipo roadster o spider completamente priva di tettuccio, neppure mobile. Alcune oltre ad essere prive di finestrini laterali sono anche prive di parabrezza o lo hanno di dimensioni molto ridotte al solo scopo aerodinamico.
Il nome è chiaramente dovuto alla somiglianza della vettura a un piccolo motoscafo. Sembra che il termine barchettariferito a un’automobile sia nato da un commento di Gianni Agnelli che, osservando la Ferrari 166 MM presentata al Salone di Torino del 1948, esclamò “Ma questa non è una macchina; è una barchetta!”. Tale denominazione fu raccolta dal celebre giornalista sportivo Giovanni Canestrini e proposta per denominare la versione scoperta dalla 166 MM, realizzata dalla Carrozzeria Touring di Milano per la Mille Miglia del 1949. La proposta di Canestrini venne subito approvata divenendo in seguito una denominazione tecnica, utilizzata per vari modelli Ferrari, FIAT, Maserati e altre case automobilistiche, distintiva del tipo di carrozzeria a due posti sportiva, scoperta.