Giocare d'anticipo - Cafè Europa - Nr. 38
L’editoriale: giocare d’anticipo
Il 2024 si è aperto con la notizia della candidatura di Charles Michel, Presidente del Consiglio europeo, alle prossime elezioni del Parlamento europeo. Ciò significa che Michel lascerà il suo incarico cinque mesi prima del previsto, essendo capolista e con tutta probabilità eletto con uno scranno all’Eurocamera. L’annuncio di Michel è stato accolto con freddezza e critiche. È la prima volta, infatti, che il Presidente del Consiglio Ue anticipa l’uscita di scena. Il rischio, paventato da molti in realtà più per aumentare la fanfare mediatica, è che – se non si troverà un accordo sul suo successore – sarà Viktor Orbàn a guidare l’istituzione europea che riunisce i Capi di Stato e che ha l’ultima parola sul processo legislativo europeo. Proprio quell’Orban, Premier ungherese, giurato nemico di Bruxelles. Un rischio, per le burocrazie europee, che assume i contorni dello spauracchio. In realtà, come è già accaduto nel 2014 e poi nel 2019, non è peregrina l’ipotesi che le nomine delle tre istituzioni europee vengano decise già a fine giugno, con la spartizione fra i principali partiti politici europei. Con la presidenza della Commissione ad avere priorità, si sceglierà comunque a chi assegnare il Parlamento e il Consiglio. L’anticipo di qualche mese che la mossa di Michel ha causato, quindi, non è poi così catastrofico come i media lo hanno raccontato. Secondo lo schema che ha accompagnato la maggioranza attuale, saranno i Socialisti o i Liberali ad avere la casella di Michel. Tutto questo fatti salvi gli scossoni che potrebbero arrivare dalla destra dell’emiciclo, proiettata ad avere una crescita sostanziale dei seggi a Bruxelles. Difficile, però, pensare che sia i Conservatori della Meloni che l’ID di Le Pen possano entrare a far parte di una grande coalizione e ad avere un peso nella decisione delle nomine delle principali istituzioni europee.
I partiti politici tradizionali non potranno, però, fare finta di niente: le destre in tutta Europa cresceranno e il “cordone sanitario” che fino ad oggi ha funzionato nel tenere lontani da incarichi di governo gli esponenti dei partiti più estremi, dovrà giocoforza allentare la propria presa. A maggior ragione dopo questo primo anno abbondante di governo Meloni che ai tavoli europei si è dimostrata leader affidabile e aperta al dialogo, accreditando l’Italia e il suo partito verso ruoli di responsabilità nel prossimo mandato europeo. Gli ultimi sondaggi danno un Ppe in leggera risalita, con circa dieci seggi in più rispetto a giugno dell’anno scorso. Restano stabili i Socialisti, mentre le perdite più ingenti si registrano tra i Verdi e la Sinistra estrema. Le tornate elettorali di Portogallo e Finlandia saranno gli ultimi metronomi prima delle europee di giugno. Le presidenziali ad Helsinki saranno più che altro un test sulla tenuta dell’attuale governo di destra, mentre in Portogallo si vota dopo le dimissioni del Socialista Antonio Costa che resta uno degli ultimi baluardi della sinistra europea e nome spendibile proprio per la casella lasciata libera da Michel.
Al centro Macron prova a rivitalizzare il suo partito con la nomina di un nuovo Primo Ministro in patria e con la promessa di far federare Calenda e Renzi alle europee. Il Presidente francese si gioca molto del suo profilo di leader europeo alle prossime elezioni: un crollo del suo partito a favore della Le Pen e una crescita delle destre in tutta Europa minerebbe la sua credibilità come successore di Angela Merkel. Proprio in Germania, poi, mentre la coalizione di governo continua ad annaspare, la destra estrema continua a crescere e si proietta verso un risultato storico alle prossime elezioni parlamentari che si terranno nel 2025.
E mentre il 2023 si era chiuso con un importante accordo sulla riforma per la gestione dei flussi migratori, l’anno in corso si apre come un’incognita: anche se sono tanti i dossier che devono essere portati a termine prima della fine della legislatura, è pur sempre vero che si è entrati nel semestre “bianco” pre-elettorale: eurodeputati e Commissari europei pensano alle prossime mosse e a garantirsi un futuro. Non ce l’ha fatta la Commissaria alla Concorrenza Vestager che si è vista soffiare il posto a capo della BEI a vantaggio della spagnola Calvino. Aver giocato d’anticipo, con la presa d’aspettativa già in estate, questa volta non è servito.
Lavori in corso – L’agenda della settimana europea:
15 – Eurogruppo
16 – Consiglio ministeriale Ambiente
16 – Consiglio ministeriale Affari Economici
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