GIU' LE MANI DAI BAMBINI, A MAGGIOR RAGIONE DA ALCUNI ADDETTI AL LAVORO NEL GENDER!
Ora, se parliamo della Disforia di genere, come è noto, un argomento che sta preoccupando gli addetti ai lavori per la falsa necessità di colmare i gap di una irreale psichica conclusione omni percettiva più che un reale bisogno psicofisico: ma davvero è inquadrabile solo nel non riconoscersi in un corpo M o F? Perché non si vuole dare il giusto peso all’Epigenetica come allineamento all’interazione con la moda flow? Perché i Gender variant si stanno estendendo alla fascia d’età pseudo impubere oltre agli adolescenti che noi stessi condizioniamo con i Media sino a bloccarne il naturale percorso cognitivo ed esperienziale? E’ questo un disegno voluto da alcune “minoranze colme di soggiacente egoismo distonico” per far accettare e quindi modificare a-democraticamente il gender in ascesa, parimenti mortificando gli etero convinti?
V’è però un ulteriore risvolto tragico: (che ha primordi nei condizionamenti medici in America, poiché i primi che li hanno sistematicamente studiati) i Detransitioner sono in aumento, e ciò depone per errate valutazioni, diagnosi, interventi sull’onda della novità! Perché non agire con cautela nel proporre dei modelli a cui sono sottoposti i nostri figli, per imitazione o peggio per aver fatto leva sulla loro suggestionabilità, inficiano le loro menti in crescita, nella normale confusione tipica del percorso di un pubere e/o adolescente. Vale la pena valutare la vera loro percezione, a maggior ragione se tutto il giorno, sono svincolati dai genitori che lavorando, non possono essere sempre presenti (fatto salvo casi in cui questi ultimi, hanno altri passatempi). Ed anche aimè non porre filtri di parte giusti o errati che siano?
Nell’osservazione diretta, in una realtà già di per sé modificata percettivamente, se andiamo ulteriormente ad amplificarne gli estremi favorendo uno slancio verso orizzonti ben più lontani da quelli nasali, ci si accorge che l’individuo ed il gruppo sociale in cui esso è inserito, travalica la stessa concezione moralistica educativa (qualunque sia, non dobbiamo essere bigotti), per gocce di esternalizzazione represse, ma ciò non significa che si debba procedere ad un abbassamento dell’età in cui “intervenire”. Sono palesi le ricadute filo ipocondriache che alcuni bimbi mostrano con le pubblicità dei farmaci per la muscolatura liscia, che rischiano di essere l’anticamera per patologie ben più gravi (ad esempio, Anoressia e Bulimia).
Se la paura di ciò che si conosce solo tramite i Media e similari, o per idee d’altri, tramortisce la nostra capacità di giudizio, (cioè di saper essere obiettivi e di valutare e confrontare le proprie emozioni prima e dopo l’attivazione di un pensiero, un comportamento, un atto etc.), allora è chiaro che è ancor più evidente la necessità di educare non tanto alla trasgressione tanto di moda, ma nella gestione emozionale in toto ed in quest’ultima nel particolare “aggiunto”, garantendo che quei ben saldi principi siano visti come ideali in divenire, e non come invalicabili confini personali, o peggio, impositivi per altri (figli, etc. lasciando chiuse le porte dell’educazione non impartita seguendo l’individualità e quindi purtroppo imbibita anche di limitatezza soggettiva). Troppo facile lavarsi le mani, adducendo a dinamiche motivazionali di parte.
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Nella ricerca di una stabilità affettiva, vengono altresì trascurate quali siano le implicanze laterali che stratificatesi nel tempo, collidono con l’educazione ricevuta e per contro, sono gli stessi modelli educativi che non riescono ad adattarsi ai repentini cambiamenti o meglio, l’individuo, non riesce a sbrigliarsi dall’insieme di stimoli endo e/o eso e quindi è la medesima società che non gli fornisce (con un inciso: tramite l’educazione super partes, etc.) le corrette basi attualizzandone i contenuti, rendendoli “praticamente” disponibili ma contraddittori se non spesso “ideologicamente espugnativi”.
Le sperimentazioni centenarie dei figli (M o F) non devono essere sottomesse alle neglette morali dei propri genitori (o peggio instillate dall’altrui bocca) ma anzi, distaccandosi dall’atteggiamento adulto poco incline dall’essere scevro da ridondanti malizie personali, che rischiano di macchiare di “sporco”, ciò che in realtà per loro non lo è.
Ma allora, cosa è successo che, di colpo, si è diventati permissivi non per il benessere dei nostri figli ma per paura di un giudizio o meglio, di una “scusa sociale” (che nella realtà è spesso la ricerca di un’accettazione del pensiero d’altri in funzione di essere accettati?) Pensiamoci!
Per concludere, ciò NON deve rappresentare per l’adulto, la libertà di esercitare una “podestà d’anzianità” travalicando un muro che non deve essere “terra di conquista d’ognuno, se non per loro, che comunque sono per evoluzione un passo avanti a noi!”