Gli squilibri di potere tra i big del web e gli utenti di Internet: la necessità di nuovi strumenti di protezione
Nell’attuale era digitale le dinamiche di potere tra i big del web e gli utenti di Internet sono oggetto di attento scrutinio da parte dei giuristi. È sempre più chiaro che queste grandi aziende tecnologiche, assurgono spesso il ruolo degli antichi signorotti feudali, esercitando un potere assoluto e persino "di vita o di morte" digitale all'interno delle loro piattaforme.
Si è argomentato al riguardo che nulla può lamentare l’utente perché egli è un ospite e come tale deve uniformarsi alle regole (le c.d. “policy della community”) definite unilateralmente dal “Signore” della piattaforma e - cosa ancor più grave - applicate in modo spesso arbitrario senza alcuna possibilità di riesame delle decisioni sanzionatorie eventualmente adottate dal “dominus”, se non nell’ambito di procedimenti che appaiono essere solo una malriuscita parodia dei ricorsi all’Autorità Giudiziaria.
Di frequente l’utente non è neppure in grado di capire quale condotta venga sanzionata in quanto ritenuta in contrasto con le “policy della community” con la conseguenza che la richiesta di riesaminare la decisione sanzionatoria adottata nei suoi confronti ha una valenza puramente formale e priva di alcun significato sostanziale, dato che l’utente non è in grado di svolgere alcun argomento difensivo non avendo contezza di quale sia la condotta “contraria alla policy” per la quale sia stato sanzionato.
Non di rado la contestazione della violazione delle policy viene accompagnata da un link alla pagina in cui sono elencate tutte le possibili condotte ritenute “illecite”. Trasponendo questo modus operandi nell’ambito giudiziario, sarebbe come se all’indagato di un procedimento si dicesse che si stanno compiendo indagini nei suoi confronti per uno dei reati contenuti nel codice penale, senza dare alcuna ulteriore indicazione al riguardo.
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Tuttavia, nonostante questo immenso squilibrio di potere, gli utenti hanno poche o nessuna possibilità di ricorso legale per proteggersi dagli abusi di potere. Ciò è in parte dovuto al fatto che gli attuali meccanismi e strumenti giuridici sono del tutto inadeguati, essendo ancorati a modalità ormai superate di svolgimento dei rapporti contrattuali. L’emergere del metaverso, rende sempre più urgente considerare la creazione di nuovi strumenti per proteggere gli utenti di Internet e affrontare gli squilibri di potere che attualmente dominano il web.
Una potenziale soluzione per colmare gli squilibri di potere tra i big del web e gli utenti di Internet è la creazione di una legislazione simile al Regolamento generale sulla protezione dei dati (GDPR). Questo regolamento dell'UE, entrato in vigore nel 2018, mira a proteggere i dati personali degli individui e a dare loro un maggiore controllo su come i loro dati vengono raccolti, utilizzati e condivisi. Stabilendo un quadro simile per i diritti digitali, gli individui avrebbero una comprensione più chiara di ciò che è o non è accettabile nel contesto di Internet e avrebbero la possibilità di difendersi in caso di abusi di potere.
Ma non basta. Oltre alla adozione di una disciplina normativa dei diritti digitali risulta imprescindibile anche l'istituzione di un'autorità di vigilanza simile a quelle incaricate di far rispettare il GDPR. Questa autorità dovrebbe avere il compito di far rispettare i diritti digitali e perseguire i big del web nel caso di violazioni. Un'autorità di questo tipo potrebbe contribuire a riequilibrare i rapporti di forza e a garantire che gli utenti non vengano sfruttati e poi calpestati da coloro che detengono un potere sostanziale all'interno delle piattaforme online.
Nel complesso, è chiaro che sono necessari nuovi strumenti e organismi di garanzia per contrastare gli squilibri di potere presenti sul web. L'emergere del metaverso non fa che evidenziare l'urgente necessità di queste protezioni, dato che la posta in gioco delle interazioni online diventa ancora più alta. Istituendo una legislazione e un'autorità di vigilanza per far rispettare i diritti digitali, possiamo iniziare a creare un Internet più equo e giusto per tutti.