Google è sotto assedio

Google è sotto assedio

Ammettiamolo: "Googolalo" ha un suono quasi musicale, una melodia leggera che si è infilata nel nostro lessico quotidiano con naturalezza. È una di quelle parole che raccontano non solo un'azione, ma anche un'epoca: l'era in cui "cercare" online era sinonimo di affidarsi al gigante di Mountain View. Anche in inglese, il verbo "to Google" scorre con semplicità, quasi fosse nato apposta per descrivere un gesto che compiamo senza pensarci.

Eppure, cari lettori, oggi voglio portarvi oltre questa abitudine apparentemente intoccabile. Parliamo di un tema che potrebbe segnare il tramonto (per alcuni, inevitabile) del dominio di Google nelle nostre vite digitali. Parliamo di un cambiamento epocale nel modo in cui cerchiamo informazioni, un cambiamento che sta ridisegnando non solo il panorama tecnologico, ma anche il nostro rapporto con la conoscenza e la curiosità.

Mettetevi comodi, iniziamo!

Google e il suo nome
Google deriva da “Googol”, il numero 10 elevato alla 100, un 1 seguito da ben 100 zeri! Insomma, si tratta di un numero enorme, che rappresenta l’infinità di informazioni e pagine presenti sul motore di ricerca.

Sapevi che Google nasce da un errore?

Amiamo scoprire l’origine dei nomi, soprattutto quando diventano neologismi o veri modi di dire.

Sapevi che il nome "Google" nasce da un errore di ortografia? La parola corretta è "googol", che rappresenta un 1 seguito da 100 zeri. Nel loro articolo originale, Larry Page e Sergey Brin spiegano: "Abbiamo scelto il nome Google perché è un errore di scrittura comune di googol, e rappresenta perfettamente il nostro obiettivo: creare motori di ricerca su vasta scala". Missione compiuta, direi!

Google è diventato il gigante indiscusso del web, dominando il mercato dei motori di ricerca per anni e raggiungendo una quota impressionante, superiore al 90%. Questo successo straordinario si deve alla continua evoluzione dei suoi algoritmi, pensati per offrire agli utenti risposte sempre più pertinenti e immediate. Per moltissimo tempo, è stato il punto di riferimento per chiunque avesse bisogno di trovare informazioni, risolvere dubbi o semplicemente curiosare nel mare infinito di Internet.

Eppure, anche i giganti possono vacillare. Con l’arrivo delle intelligenze artificiali come ChatGPT, e in particolare con la funzione ChatGPT Search, il modo di cercare e interagire con le informazioni sta cambiando rapidamente. Un nuovo paradigma si sta affacciando all’orizzonte, e il monopolio di Google potrebbe non essere più così indiscusso.


ChatGPT: una minaccia per Google?
Per gli utenti abbonati è possibile selezionare un’icona «Mondo» per avviare la ricerca, che ChatGPT realizza utilizzando gli strumenti di intelligenza artificiale e sfruttando il linguaggio naturale. Se prima ChatGPT si limitava a rispondere alle domande dell’utente utilizzando un database relativo agli anni passati ora può gestire dati in tempo reale.

ChatGPT: una minaccia per Google?

Non è più una novità: molti utenti ormai usano ChatGPT come un vero motore di ricerca. Anche noi spesso le affidiamo ricerche, verificando poi le fonti che suggerisce. Già nel 2022, la piattaforma Surge AI confrontava i risultati di Google e ChatGPT su 500 query. Il verdetto? ChatGPT risultava preferito nel 42% dei casi contro il 40% di Google, e questo quando ChatGPT non era ancora ottimizzato per le ricerche! Da lì, il passo successivo è stato inevitabile.

Ma cosa rende ChatGPT Search la nuova frontiera delle nostre ricerche? La nuova funzionalità permette agli utenti di effettuare ricerche in modo più "naturale e intuitivo", consentendo anche domande di follow-up, come in una conversazione. Questa funzionalità si basa su una versione ottimizzata del modello GPT-4o di OpenAI, integrato con dati provenienti da fornitori terzi e partnership con realtà editoriali come The Associated Press, Reuters e Axel Springer. Questa collaborazione consente a OpenAI di migliorare l’attribuzione delle fonti e di offrire maggiore visibilità agli editori di contenuti premium. Il risultato? Una nuova modalità di interazione con le informazioni e nuove opportunità per chi crea contenuti di qualità.

D’altro canto non crediamo certo che Google stia a guardare. Sappiamo tutti che Google stessa è stata protagonista nello sviluppo degli attuali modelli di linguaggio e possiede le reti neurali più estese del mondo. Il suo strumento analogo a GPT, Gemini, sta crescendo rapidamente e a questo punto si tratta soltanto di tempo prima che venga profondamente integrato col motore di ricerca.


Il dipartimento di Giustizia statunitense chiede la vendita di Chrome
Ad agosto un giudice federale aveva stabilito con una sentenza storica che l'azienda abusava del proprio monopolio.

Il dipartimento di Giustizia statunitense chiede la vendita di Chrome

La sfida per Big G non si ferma agli utenti e ai loro comportamenti: in gioco c’è molto di più, persino uno dei suoi pilastri fondamentali, Chrome. Il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ha recentemente fatto un passo clamoroso, chiedendo a un giudice federale di imporre ad Alphabet, la holding di Google, la vendita del browser Chrome.

Questa mossa rappresenta una delle offensive più decise da parte del governo americano contro Google, segno che il dibattito sui monopoli tecnologici non è mai stato così acceso. La risposta da parte del colosso di Mountain View, com’era prevedibile, non si è fatta attendere. Lee-Anne Mulholland, Vicepresidente della divisione Regulatory Affairs, ha risposto con parole decise: "Questo tentativo del governo di influenzare il mercato danneggerebbe consumatori, sviluppatori e la leadership tecnologica americana, proprio nel momento in cui il nostro paese ha più bisogno di essere competitivo su scala globale".

L’azienda difende a spada tratta il suo modello di business, sottolineando come Chrome e i suoi servizi siano diventati strumenti indispensabili per milioni di utenti e professionisti in tutto il mondo. Per Google, l’idea di cedere una delle sue pietre miliari non è solo un colpo al portafoglio, ma una minaccia alla sua stessa identità tecnologica. Insomma, la partita è apertissima.


Sono in tanti a sfidare Google: Perplexity aggiunge pubblicità e shop
Perplexity è un popolare motore di ricerca che usa l'IA per generare le sue risposte. Finora ha mostrato come intende sfidare Google, rispondendo alle domande dei suoi utenti con un linguaggio naturale e un un unico testo – una specie di sintesi delle fonti consultate dall’intelligenza artificiale – al posto della tradizionale lista di link offerta dal colosso di Mountain View.

Sono in tanti a sfidare Google: Perplexity aggiunge pubblicità e shop

Perplexity, il motore di ricerca basato sull'intelligenza artificiale, sta introducendo pubblicità integrata tra le sue risposte, per ora limitata agli Stati Uniti. Questa novità include domande sponsorizzate o contenuti a pagamento che affiancano i risultati principali. Per esempio, cercando strategie di job hunting, potrebbe apparire una domanda sponsorizzata su come utilizzare una piattaforma come Indeed, integrando il messaggio pubblicitario nell’esperienza di ricerca.

Parallelamente, Perplexity sta innovando anche nel campo dell’e-commerce con la funzionalità "Buy with Pro", che consente agli abbonati Pro di acquistare prodotti con un solo clic direttamente dal motore di ricerca AI, con spedizione gratuita inclusa. Se un prodotto non è compatibile con questa opzione, l’utente viene reindirizzato al sito web dell’e-commerce per completare l’acquisto. Perplexity ha anche introdotto strumenti di ricerca visiva avanzati come "Snap to Shop", che permette di scattare foto di prodotti e ricevere informazioni o recensioni tramite Intelligenza Artificiale.

Questo passo colloca anche Perplexity esattamente lungo la strada di Google, dove piattaforme come ChatGPT Search e altre soluzioni Intelligenza Artificiale nel settore della ricerca mirano a conquistare una fetta considerando un mercato stimato a 200 miliardi di dollari, destinato a raddoppiare entro il 2035.


"Google, non ti disuniree! " semicit.

Stiamo assistendo a un cambio epocale nel modo in cui ci approcciamo alla conoscenza e nel modo in cui cerchiamo informazioni. Pensateci: un tempo, per trovare una risposta, ci affidavamo a bibliotecari esperti, sfogliando cataloghi cartacei con pazienza. Poi è arrivata l’era di Google, che ci ha insegnato a digitare parole chiave e a cercare tra i vari risultati le fonti attendibili.

Oggi, stiamo facendo un altro passo avanti: non ci limitiamo più a cercare, ma dialoghiamo con i sistemi di ricerca come ChatGPT, Perplexity, Claude, Gemini e tutti gli altri strumenti basati sull’intelligenza artificiale che non solo forniscono risposte, ma ci accompagnano nel processo, interpretando il contesto, suggerendo approfondimenti e, in molti casi, anticipando i nostri bisogni informativi.

Non si tratta solo di un miglioramento tecnologico, ma di un vero e proprio cambio di paradigma: non ci chiediamo più “dove posso trovare questa informazione?” ma “come posso capire meglio questo argomento?”.

E voi, dove vi posizionate in questa rivoluzione? Continuate a googolare o avete già iniziato a chatgippittizzare le vostre ricerche?

Come sempre vi invitiamo a lasciare un commento con un tuo feedback, suggerimento o anche solo un "Ciao" al volo per farci sapere che sei arrivato/a fino in fondo.

Noi ci vediamo alla prossima newsletter,

Pasquale e Giacinto


Ascolta la puntata podcast:

Google è sotto assedio
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Danilo Longo

Ecommerce & Marketing Manager

1 mese

Era Ora. È sotto assedio una azienda che stampa soldi a discapito di tutte le imprese che lavorano online. Sai che assedio, staranno tremando sulle loro poltrone d’oro.

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