Grazie alle donne che all'apparenza hanno anteposto la scienza e la coscienza : Lorenza Carlassare

Grazie alle donne che all'apparenza hanno anteposto la scienza e la coscienza : Lorenza Carlassare

Lorenza Carlassare fu la prima donna ad ottenere la Cattedra di Diritto Costituzionale, attualmente la notizia che una donna possa svolgere tale compito non riveste alcun commento , ma è grazie a donne come lei che si sono imposte con grandi sacrifici, che alcuni pregiudizi sono stati superati.

Le conquiste di posti lavorativi d'intelletto riservati solo agli uomini sono cosa ben diversa dall'applicazione delle quote rosa o dall'adozione di condotte deplorevoli, ma ancora molto in uso , purtroppo lo sbattimento di ciglia o la protezione di uomini di successo è ancora la condotta più seguita dalle donne specie nella classe politica.

Parte del genere femminile , grazie a donne come lei , se vuole , può ora dimostrare che la donna non è solo un agglomerato di sentimenti senza cervello incombe su di lei il diritto di essere giudicata come previsto dall'art. 3 della nostra Carta Fondamentale : con eguaglianza.

15 novembre 1947 quando la Carlassare era ormai già una donna che si affacciava al mondo degli studi , mentre in una stanza venivano fissati i diritti inviolabili dell'uomo e la sua uguaglianza davanti alla legge senza distinzione di sesso , razza , religione .. in un'altra stanza si discuteva dell'amissione delle donne nella Magistratura e nelle giurie popolari.

In tale contesto si evidenziano le belle parole profuse in favore delle donne dai Padri Costituenti : Calamandrei Targetti, Bettiol, Salerno, Leone, Laconi , Bertini altri Padri Costituenti : Rubilli , Mannironi , Cappi e altri definirono però così il sesso femminile

RUBILLI : E dico francamente che a quest'ufficio di giudice popolare, secondo me, debbono essere completamente escluse le donne, non per la vecchia favola — per carità — della inferiorità della donna. Questa è una favola che ha fatto ormai il suo tempo e non sono mai riuscito a sapere, in quale secolo e dove sia nata quella testa amena a cui venne in mente di distinguere fra sesso debole e sesso forte, quando poi ho notato nell'umanità che non vi è stata nessuna forza maschile che abbia saputo resistere al fascino di una donna, (Si ride) e quando ho visto altresì che non vi è alcuno che non sia disposto a piegare i ginocchi ai piedi suoi! (Si ride). Quindi, non è per la vecchia favola, ormai tramontata, e da secoli, dell'inferiorità della donna, che io vorrei escluderla dall'ufficio di giudice popolare; non se ne allarmino perciò le colleghe presenti nell'Aula.

Io vengo a questa conclusione per due motivi. Primo, perché, sebbene la donna tenda a mascolinizzarsi, anche negli atteggiamenti e negli abiti, e cerchi persino di rinunziare per quanto può alla sua attraente femminilità, qualche cosa rimane che insanabilmente ed organicamente la distingue e la distinguerà sempre dall'uomo, e che si riflette sulla sua sensibilità, tanto che si è detto ovunque che tutto è possibile, tranne che una donna diventi uomo, e viceversa.

Ora cadono troppo di frequente le lacrime sulle gote delle donne, e non so se esse sappiano e possano resistere, e non farsi travolgere dal sentimento in Corte di assise dove si svolgono i più terribili drammi dell'umanità, dove palpitano i più grandi dolori e le più grandi sventure della vita. Come giudice popolare, quindi, io non chiamerei mai la donna. Secondo: sono contrario ad ammetterla anche per una difficoltà pratica: credete voi che sia proprio facile di avere in Assise una povera madre di famiglia, traendola per un mese o un mese e mezzo dalle sue occupazioni domestiche, quando non tutte le signore possono avere una cameriera fidata o una governante, a cui assegnare la propria casa e la cura dei propri figliuoli? Credo che se di diverso avviso dovreste ridurvi ad ammettere solo le donne nubili.

Ma poi arriverebbero le donne in Assise senza preparazione, senza attitudini, senza capacità ad orientarsi, né potrebbero facilmente formarsi; perché chiamate senza dubbio a lunghi intervalli. Di fronte al delitto che specialmente se tra i più gravi, distrugge due famiglie, ed apporta rovina per la vittima e per il colpevole, la donna potrebbe involontariamente cedere alla sua troppa squisita sensibilità.

costituente FEDERICI MARIA : " Ma per esercitare la giustizia ci vuole proprio la sensibilità!

RUBILLI :" Tutt'altro, è proprio il sentimento che d'ordinario bisogna mettere da parte. Lasciamo stare, quindi, le donne nella pubblica amministrazione ed anche in questa Assemblea Nazionale, dove con simpatia e deferenza, come meritano, sono state da ogni parte accolte, ma escludiamole eventualmente dalla giuria o dall'assessorato.

CAPPI : " Fa considerare che nella coscienza pubblica oggi non v'è la convinzione che le donne possano essere ammesse all'esercizio delle funzioni di giudice. Si è detto che le donne oggi sono eleggibili ed elettrici, ed è questa una conseguenza delle sofferenze, delle dure prove che esse hanno sopportato durante la guerra; ma cosa ben diversa è la funzione giudiziaria.

La ragione della diffidenza diffusa nella maggioranza di fronte ad una donna giudicante sta nella prevalenza che nelle donne ha il sentimento sul raziocinio, mentre nella risoluzione delle controversie deve prevalere il raziocinio sul sentimento. Perciò si dichiara contrario all'ammissione delle donne nella Magistratura.

Pensa che si possa consentire alle donne di partecipare a limitate e determinate forme di giudizio nelle sezioni specializzate, ma ritiene non si possa generalizzare fino al punto MANNIRONI  dichiara che, per ragioni di principio, è del parere che i diritti delle donne debbano essere in tutto pari a quelli dell'uomo: però fa qualche riserva. A suo avviso, nella sua costituzione psichica la donna non ha le attitudini per far bene il magistrato, come dimostra l'esperienza pratica in un campo affine, cioè nella professione dell'avvocato. Tutti avranno notato quale scarsa tendenza e adattabilità abbia la donna per questa professione perché le manca, proprio per costituzione, quel potere di sintesi e di equilibrio assoluto che è necessario per sottrarsi agli stati emotivi.

da consentire loro il libero accesso alla Magistratura. Né potrebbe essere un limite sufficiente l'esame di concorso, anche se severo, perché le donne studiano e possono prepararsi al pari dell'uomo. Ma la garanzia necessaria non è offerta soltanto dalla semplice conoscenza delle materie giuridiche che formano oggetto dell'esame. Il buon giudice non è quello che soltanto conosca bene il diritto; gli occorrono altri requisiti che potrebbero chiamarsi naturali (temperamento, forza d'animo, fermezza di carattere, capacità di sintesi, ecc.) e la cui deficienza non si colma col semplice studio. Rileva infine che neppure le stesse donne rivendicano per sé il diritto ad essere ammesse nella Magistratura. Il problema quindi non è attuale

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