I luoghi dell'umano
Prendo spunto da un articolo interessante pubblicato da Ninja Marketing sulle abitudini d’acquisto e di interazione enfatizzate dal covid, abitudini destinate a perdurare negli anni a venire.
La mia è una semplice e forse banale riflessione, che si riferisce ai luoghi dell’umano, nella fattispecie ai luoghi digitali, agli universi virtuali.
Luoghi digitali che possono trasformarsi nei luoghi dell'irreale nel momento in cui non siamo in grado di toglierci la maschera sociale che indossiamo per viverli, per proteggerci.
O meglio, quando non siamo consapevoli di indossarla.
Ma quando ci ricordiamo chi siamo e ci spogliamo delle nostre sovrastrutture mentali, i luoghi dell’irreale possono diventare i luoghi dell’umano, possono dare vita a relazioni vere, autentiche, profonde.
Alle volte trasformative.
È nei luoghi digitali che si giocherà la partita che deciderà se l'essere umano sarà in grado di tornare a sé stesso.
È nei luoghi digitali che l’essere umano potrà procedere nella propria evoluzione.
Come? Non solo connettendosi, ma anche interconnettendosi, condividendo stati d’animo, idee e valori con altri esseri umani, non solamente slogan superficiali, vuoti.
Se invece continuerà nel processo di autoisolamento, limitandosi a connettersi, ma non ad interconnettersi con altri esseri umani, rimarrà di fatto isolato, alienato, annullato.
Sono già tantissimi i luoghi “virtuali” che possiamo visitare, senza per questo diventare meno umani.
Sono tantissime le attività che ci permettono di ricordarci chi siamo e perché no, anche di migliorarci.
Tra le principali cito la lettura, la pittura, la scultura, il teatro, il cinema, la fotografia.
Insomma, tutto ciò che suscita un pensiero autentico, una riflessione autentica, un’emozione autentica.
Ma le imprese cosa possono fare per agevolare questo processo evolutivo?
Possono promuovere ed incentivare tutte queste attività, che si completeranno nei luoghi digitali.
Semplice no?