I migliori spot del Super Bowl
Con il Festival di Sanremo appena concluso, il 𝗦𝘂𝗽𝗲𝗿 𝗕𝗼𝘄𝗹 𝗟𝗩𝗜𝗜 quest’anno è passato un po’ in sordina. Non che in verità attiri normalmente un grande pubblico dalle nostre parti, essendo infatti in tutto e per tutto uno show a stelle e strisce peraltro ormai arrivato al suo 57° compleanno.
Solitamente da noi giungono solo echi legati agli spettacoli musicali a metà evento o le pubblicità lanciate durante la finalissima. E in questi anni tante sono state le ads spettacolari diventate poi storia della comunicazione pubblicitaria (per noi markettari la manna dal cielo). Basti ricordare 1984 (Apple), Wassup (Budweiser), Mean Joe Green (Coca Cola).
Le pubblicità #SuperBowl hanno sempre dettato le mode e i trend, cavalcando i cambiamenti della società (soprattutto quella americana). Siamo passati quindi attraverso il sogno americano (e la rinascita dell’ultimo decennio), l’economia dotcom (e relativa bolla finanziaria), la Green economy e così via.
Tanti i brand e i settori coinvolti, con un focus su alimentari (guidati da birre e snack come Budweiser, Coca-Cola, Doritos) e automotive, intervallati dalle mode del momento (come nel periodo d’oro dell’online, dove parteciparono brand poi scomparsi dalla faccia della terra).
In termini di "tone of voice", abbiamo da una parte uno stile epico, dall’altra uno stile ironico/geniale.
Il primo spesso affonda le radici nei classici valori Made in USA: la famiglia, il lavoro duro, il rialzarsi dopo un fallimento. Narratori sono sempre artisti riconosciuti per il loro stile inconfondibile e per rappresentare il meglio degli States (da Clint Eastwood a Bruce Springsteen). Quando non si cade nel banale, sono pubblicità che lasciano il segno e che sanno emozionare.
Diverso il secondo filone, dove l’ironia “intelligente” fa divertire e gioca su doppi sensi e gag che portano tali commercial a un livello superiore. Non sempre veramente funzionano (e ce ne sono tanti che sono stati un buco nell’acqua, anche economicamente parlando), ma quelli riusciti hanno saputo ritagliarsi uno spazio nella Hall of Fame delle pubblicità (uno dei miei preferiti, “It’s a Tide Ad”).
Ma veniamo a quest’anno che si rivela un po’ sottotono e senza commercial che hanno il potenziale di lasciare il segno. Quello che spicca di più è la mancanza di idee, sopperito da un uso improprio di star e celebrità.
Tutto si gioca quindi sulla simpatia/empatia dei testimonial che risultano essere l’unico espediente per attirare l’attenzione degli spettatori. Dalla reunion di Scrubs ai grandi del rock come Dave Grohl e Ozzy Osbourne, da Stallone parodia di sé stesso (in Cliffhanger) a Ben Affleck alla cassa di Dunkin’ Donuts.
Insomma, bene ma non benissimo si direbbe.
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Nel mezzo di questo momento di défaillance, qualche piccola perla si riesce comunque a scovare. La mia personale top 3 (con relative motivazioni) è la seguente:
3️⃣ 𝗦𝗾𝘂𝗮𝗿𝗲𝘀𝗽𝗮𝗰𝗲: 𝗧𝗵𝗲 𝗦𝗶𝗻𝗴𝘂𝗹𝗮𝗿𝗶𝘁𝘆
In realtà, più che lo spot in sé, trovo geniale il backstage, con un ottimo Adam Driver. Probabilmente cannibalizza un po’ troppo il brand ma il suo utilizzo è sufficiente per entrare in classifica!
2️⃣ 𝗣𝗼𝗽𝗖𝗼𝗿𝗻𝗲𝗿𝘀: 𝗕𝗿𝗲𝗮𝗸𝗶𝗻𝗴 𝗕𝗮𝗱
Una delle serie più di successo si mette a disposizione di questo snack. Giocando con una delle scene epiche, diverte, intrattiene e fa venire voglia di assaggiare questi triangoli di mais. Fa il suo lavoro.
1️⃣ 𝗣𝗲𝗽𝘀𝗶 𝗭𝗲𝗿𝗼 𝗦𝘂𝗴𝗮𝗿: 𝗚𝗿𝗲𝗮𝘁 𝗔𝗰𝘁𝗶𝗻𝗴 𝗼𝗿 𝗚𝗿𝗲𝗮𝘁 𝗧𝗮𝘀𝘁𝗲
La versione con Ben Stiller è divertente, intelligente, nostalgica (Zoolander, n.d.r.). Se tutto lo spot verte sull’attore, il finale è un assist alla prova del prodotto. Semplice e dal messaggio chiaro. Bravi.
Attendiamo fiduciosi la prossima edizione per qualcosa di veramente outsanding. E per la cronaca... ha vinto Kansas City.