I social spesso sono un brutto posto
I social spesso sono un brutto posto. E dipende da tutti noi. E vi spiego anche perché. Mettetevi alla prova: andate a leggere i solo i commenti a questo post, ma non la notizia; cioè provate a farvi un’idea del fatto realmente accaduto solo attraverso i commenti al post. Fatto? Bene.
Ora, domanda per te: metteresti alla guida della tua macchina tuo figlio di dieci anni in autostrada? Io non credo. Ecco. Usare un telefonino, internet e i social senza essere istruiti, formati e preparati a farlo significa questo. Codici, leggi, regole, diritti e doveri, insomma le varie basi del vivere civile, dell’educazione civica: senza regole, accettate e riconosciute, non siamo comunità, ma solo un gruppo di esseri respiranti, senza ordine e senza un perché. E non dico bestie (potrei pure dire vegetali, amebe, pietre, ecc) perché persino ciascuno di loro ha il proprio perché esistenziale.
Ora, fai un’altra prova: prendi a caso un qualunque insulto che puoi trovare su qualunque tipo di post sui social, e comincia a leggerli pensando fortemente che queste persone si stiano davvero rivolgendo a tuo padre, a tuo fratello, o a tuo figlio, scegli tu una persona a te cara, dagli il nome, focalizzala nella tua mente e nel tuo cuore e concentrati.
Fai come se tutti quegli insulti, o quei giudizi cattivi, siano per lui. Cerca di farti travolgere dall’ondata, cerca di capire e di dare un nome ai tuoi sentimenti mentre li leggi.
Se percepiamo l’altro come una parte noi stessi ci salveremo; ma se lo consideriamo solo “altro” da noi, un nemico a prescindere, da odiare, offendere ed eliminare, siamo già perduti.