Icone per secoli. L’arte in Russia.
Noi tutti siamo abituati a considerare l’arte secondo il percorso tradizionale tracciato dagli storici dell’occidente.
Preistoria, arte greca e poi romana e l’arte bizantina che durò 6 secoli fino alla rivoluzione di Giotto del 1200.
Masaccio, Mantegna, Lippi, Piero della Francesca fino al rinascimento con Leonardo, Raffaello e Michelangelo, poi Caravaggio, e via così fino a quando Parigi si porta via il centro della pittura con i suoi impressionisti. Un palco di rilievo resta agli olandesi (i fiamminghi) e agli spagnoli fino a Goya e Picasso.
Da Duchamp in avanti saranno poi gli USA a determinare cosa è arte e cosa no.
Ma il resto del mondo?
Dov’è l’arte di tutti gli altri paesi?
Inizio dalla Russia, considerando il vastissimo territorio che nel nostro immaginario chiamiamo Russia ma che, nel corso dei secoli, ha avuto parecchie denominazioni e confini.
L’inizio di un’entità monarchica che unisce un po’ di paesi slavo–orientali è la Rus’ di Kiev nell’anno 860, con capitale, ovviamente a Kiev.
Questa data è importante perché è da qui che si ritiene sia partita la “conversione” al cristianesimo dei popoli della zona.
E fu con l’avvento del cristianesimo che l’arte si uniformò passando dal modello bizantino all’affermazione di una propria caratteristica: l’icona.
In genere le icone sono pitture su tavola di dimensioni relativamente piccole, anche se in alcune chiese e monasteri si trovino di misure molto più grandi.
L’icona ha una funzione religiosa e rituale e sia le figure sia il modo di rappresentarle è codificato e unico. Rigorosamente bidimensionali, su fondo oro si ritraevano i santi, gli angeli e le storie della Bibbia.
Nessun nudo e nessuna fantasia.
Nelle abitazioni russe si dedicava uno spazio chiamato “krasnyi ugol” (angolo rosso) alla preghiera e alle icone e agli altri oggetti religiosi dedicati alla preghiera.
Rigida anche la composizione di questo “angolo”.
Bisognava utilizzare una parete a est (perché è da est che il Signore tornerà, come un sole nascente) e l’allestimento prevedeva, tra le altre cose, un’icona di Cristo, una di Cristo con Madre e l’icona del santo patrono della famiglia; si aggiungevano altre icone importanti secondo le possibilità della famiglia.
Ricca di simboli e di contenuti, questa forma d’arte pressoché unica dura per secoli e non si fa minimamente influenzare da quanto avviene nella confinante Europa. Uguale a sé stessa per secoli l’arte iconica non ha nomi e protagonisti come i pittori occidentali. Nemmeno le firmano. Un’eccezione è il pittore Andrej Rublev (1400 ca), poi diventato santo.
Bisognerà attendere il 1700 per rompere questa monotonia artistica e per trovare, insieme alla rivoluzione industriale e agli altri progressi dei popoli, nuove forme di espressione figurativa nei paesi dell’Unione sovietica.
A.G. Fadini
www.pitteikon.com
Numismatica | Consulente Numismatico | Gestore di Siti Web (HTML, social media marketing, e-commerce, SEO, Google ADS) | Responsabile delle Vendite Online e dei Rapporti con la Clientela | Social Media Manager
3 anniarticolo interessante mi sono sempre piaciute le icone russe