L'Ikigai e il paradosso della felicità

L'Ikigai e il paradosso della felicità

Sto seguendo un percorso formativo professionale molto interessante, nella lezione di oggi si parlava di Zone Blu (concetto conosciuto grazie agli studiosi Gianni Pes e Michael Poulain), luoghi in cui la speranza di vita è notevolmente più alta rispetto alla media mondiale. Le regioni sono 5, fra le altre ci sono l'Ogliastra (Sardegna) e Okinawa (Giappone).

Ci sono 6 caratteristiche comuni fra questi luoghi, che portano le persone a vivere più a lungo, una di queste è "La percezione di sentirsi utili socialmente". In particolare ad Okinawa (luogo in cui vivono dei gruppi di individui fra i più longevi al mondo) le persone anziane non smettono mai di sentirsi utili per la comunità, continuando ad avere dei compiti di cui occuparsi anche dopo la "pensione", da qui si è arrivati al concetto di IKIGAI, che letteralmente tradotto significa “la ragione per cui ti alzi ogni mattina”.  

Questo modo di vivere la vita è molto distante dalla visione che abbiamo noi occidentali, abituati a parlare principalmente di obiettivi da raggiungere in modo abbastanza teorico, senza pensare realmente a un futuro concreto, ma più ad un’idea di esso.

Il metodo Ikigai racchiude proprio i tasselli mancanti alla cultura occidentale, rendendo concreti i nostri obiettivi e riportando il nostro progetto di vita all’essenza della giornata, dandoci così una valida ragione per alzarci al mattino, nonché la responsabilità di decidere in che tono vogliamo vivere ogni singolo giorno.

"Tutti hanno un Ikigai, ma non sempre ne sono consapevoli. È quella forza che spinge ad alzarsi la mattina e dà l’entusiasmo per affrontare la giornata." (Ken Mogi, Il piccolo libro dell'ikigai, la via giapponese alla felicità)

Tutto sta nell’ iniziare qualcosa procedendo a piccoli passi, senza avere come scopo subito il raggiungimento del successo. Infatti il senso di tutto è fare qualcosa che parta “da dentro”, qualcosa a cui dedicarci con amore, cura e attenzione, senza ambire a dei riconoscimenti. Apprezzando le piccole cose, perché sono quelle che spesso ci fanno provare gioia. Ed è sempre la felicità lo scopo ultimo, lo stare bene con se' stessi prima che con gli altri.

Tutti gli esseri umani vogliono essere felici; peraltro, per poter raggiungere una tale condizione, bisogna cominciare col capire che cosa si intende per felicità. (Jean-Jacques Rousseau)

Tutto questo ragionare sulla felicità, sullo scopo della vita, su quello che ci appassiona, mi ha fatto venire in mente come spesso parlando con le persone esca fuori che uno degli obiettivi più gettonati è quello di "fare soldi", infatti una delle prima domande che di solito mi viene posta è "quanto rende?". Questo approccio presuppone che l'investimento sia il fine, mentre in realtà il denaro dovrebbe essere il "mezzo" proprio perchè il fine ultimo dei nostri progetti, il nostro scopo dovrebbe essere il benessere e la felicità.

"Il denaro. non fa la felicità" quante volte lo abbiamo sentito dire? Sembra una frase fatta eppure alla base c'è uno studio, il paradosso di Easterlin, che ha studiato proprio il rapporto che c'è fra ricchezza e felicità.

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Il paradosso di Easterlin (Easterlin Paradox) o paradosso della felicità è una nozione introdotta nel 1974 da Richard Easterlin, professore di economia all'Università della California Meridionale, il quale, ricercando le ragioni per la limitata diffusione della moderna crescita economica , concluse che nel corso della vita la felicità delle persone dipende molto poco dalle variazioni di reddito e di ricchezza. Secondo Easterlin il paradosso consiste nel fatto che, quando aumenta il reddito (la capacità di spesa), e quindi il benessere economico, la felicità umana aumenta fino a un certo punto, ma poi comincia a diminuire, seguendo una curva a forma di parabola con concavità verso il basso. 

Ma come si collega Easterlin con l'IKIGAI? Cosa li ha fatti collegare nella mia mente? Beh, credo che uno dei motivi per cui la felicità ad un certo punto inizia a diminuire è che non abbiamo più obiettivi da raggiungere che ci riescano a dare soddisfazione. Una volta che gli obiettivi materiali "la casa più grande", la "macchina più potente", il "cellulare di ultimissima generazione" sono stati raggiunti è come se ci venisse a mancare uno scopo. Quindi, se raggiungere il benessere economico non garantisce una vita felice, il paradosso di Easterlin induce a riflettere su quali obiettivi, quale stile di vita è meglio perseguire.

Questo mi ha portato all'IKIGAI, allo scopo, a quello che mi rende felice e mi fa alzare la mattina col sorriso e mi fa addormentare serena. Anche noi occidentali dovremmo imparare ad individuare degli obiettivi meno "materiali", che possano diventare il nostro scopo ultimo, passando anche ovviamente attraverso degli step intermedi più concreti, quelli che andremo ad individuare in un percorso di consulenza e pianificazione. La finanza dovrebbe essere al servizio di qualcosa di più grande, di uno scopo che abbia come fine ultimo proprio la nostra felicità.



Simona Romiti

Consulente finanziario specializzata in consulenze per manager ed imprenditori | Docente Allianz Bank Business School | Educatrice Finanziaria | Analista previdenziale certificata EFPA

3 anni

Marco Gasparri sono quasi sicura tu abbia trovato il tuo di IKIGAI, per lo meno questo è quello che traspare quando leggo i tuoi articoli. Che ne pensi?

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