Il Bail In cederà il posto al Least Cost Test, perchè?
La prima consiste nel fare ricorso al bail-in (salvataggio interno) che si traduce nella condivisione degli oneri della crisi tra i privati, ovvero tra gli stessi azionisti, bbligazionisti e risparmiatori potenzialmente coinvolti nelle crisi bancarie. Più in dettaglio, è previsto che, prima di una ricapitalizzazione da parte dello Stato, le perdite di un istituto di credito in crisi debbano essere assorbite non solo dagli azionisti attraverso il capitale sociale, ma anche dai titolari di strumenti finanziari subordinati, mediante la conversione delle obbligazioni in azioni o per mezzo del loro azzeramento ed in ultima istanza valersi sui depositi, ad eccezione dei depositi fino a 100.000 euro, esclusi dal salvataggio interno, in quanto sono tutelati dai fondi interbancari degli Stati membri.
La seconda, invece, prevede la predisposizione di piani di risanamento e di risoluzione, nel caso in cui la crisi fosse irreversibile.
Sottoporre una banca a risoluzione significa avviare un processo di ristrutturazione avente il fine di evitare interruzioni nella prestazione dei servizi essenziali offerti dalla banca (ad esempio, i depositi e i servizi di pagamento), a ripristinare condizioni di sostenibilità economica della parte sana della banca e a liquidare le parti restanti. L’alternativa alla risoluzione è la liquidazione coatta amministrativa o l'amministrazione straordinaria.
Nel 2017 per Veneto Banca s.p.a. e per Banca Popolare di Vicenza s.p.a, venne disposta la liquidazione coatta amministrativa.
Per queste banche, la BCE ha accertato il dissesto o il rischio di dissesto e, poiché non ricorrevano i presupposti per avviare una procedura di risoluzione, il MEF -dietro proposta della Banca d’Italia, in qualità di Autorità nazionale di risoluzione, ha sottoposto le predette banche a liquidazione coatta amministrativa, con il trasferimento delle attività e delle passività ad un’acquirente, in questo caso ad Intesa Sanpaolo.
Nel 2019 per la Banca Popolare di Bari, la Banca d’Italia ha disposto lo scioglimento degli Organi con funzioni di amministrazione e controllo della banca e la sottoposizione della stessa alla procedura di amministrazione straordinaria, in ragione delle perdite patrimoniali conseguite.
I commissari ricapitalizzano la banca con l'intervento del Mediocredito Centrale con 900 milione ed un successivo aumento di capitale sociale per rilanciare la banca.
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Come si vede le soluzioni alla crisi delle banche sono state diverse e fuori dal direttiva europea (bail in).
In Europa abbiamo avuto un solo caso di applicazione del bail in e più precisamente in Austria con la banca HETA ASSET RESOLUTION AG sottoposta alle seguenti misure:
Pertanto, considerate le diverse modalità di soluzioni delle crisi bancarie in Europa si cerca di trovare un nuovo accordo, mutuando la soluzione adottata dalla Federal Deposit Insurance Corporation (FDIC) che sceglie la strada meno costosa, per chiudere una crisi, tra la liquidazione o il trasferimento degli attivi e dei passivi a un’altra banca disposta a intervenire. Tale modello si è rivelato molto efficace per la gestione di diverse ondate di dissesti, da quelli innescati dalla crisi del 2008 dei mutui subprime. Tale modello prende il nome del Least Cost Test.
Anche Banca d'Italia è intervenuta sul tema con Occasional Paper n. 594 del 10/02/2021. “Il paper mostra che l'attuale quadro normativo per la gestione delle crisi delle banche nell'Unione Bancaria è soggetto a molteplici criteri, che nel loro insieme possono generare conseguenze non desiderate, in grado di compromettere l'efficacia dell'intero sistema e propone come utile riferimento l'esperienza positiva della FDIC negli Stati Uniti. L'adozione nell'Unione Bancaria di un unico e chiaro criterio per la gestione delle crisi, quello del costo minimo, consentirebbe di ridurre il ricorso alla finanza pubblica e il contenimento della distruzione di valore associati alle crisi bancarie. Si propone l'adozione di un quadro normativo comune per le banche di ogni dimensione, per superare l'attuale frammentazione geografica e istituzionale”.
Il modello del least cost test “taglierebbe il nodo gordiano che di fatto oggi separa i destini delle grandi banche (significant) da quelle minori (less significant) riservando solo alle prime lo strumento della risoluzione e condannando le seconde alle liquidazioni coatte amministrative con regole nazionali ancora differenziate” (Sole24ore 21/02/2021).