Il Bosco e gli Uccelli migratori
Il mio racconto di Natale per inviare a tutti i miei auguri!
LA PRIMAVERA
Era, ormai, primavera. Non da tanto, in verità; era soltanto la prima settimana, ma già nel Bosco si percepivano vibrazioni diverse: l’aria sembrava più pulita, sui rami degli aceri comparivano le prime gemme e tutti gli animali del Bosco sentivano come un desiderio di muoversi, di uscire dalle tane, dai nidi per incontrarsi e sorridere alla nuova stagione ed una specie di allegria indefinita sgorgare da dentro, dallo stomaco, dal cuore, nella testa.
Sì, erano davvero fortunati ad essere nati in quel Bosco pacifico, ricco di buon cibo e di occasioni di divertimento.
Il passero si dondolava al Sole sul ramo del vecchio pino, in bilico sul dirupo che affaccia sul torrente. Dalla cima di quel pino, si gode, in effetti, un panorama magnifico: si può ammirare il Bosco che si estende nella vallata, dal dirupo fino al torrente ed oltre, in una tavolozza di colori: verde, naturalmente, ma anche il marrone ed il grigio dei rami ancora spogli per l’inverno appena trascorso. E poi il rosso delle foglie vecchie, ancora attaccate ai rami pronti al promettente risveglio.
Il passero sul ramo fu il primo a vederli: prima, vide qualcosa di indistinto, come una nuvola leggera, incapace di oscurare per davvero l’azzurro del cielo e di ombreggiare il terreno. Poi, man mano che la nuvola di avvicinava, non sembravano più filamenti di vapore acqueo, ma una serie di puntini, che si muovevano disordinati, regalando a quella strana nuvola un’armonia flessuosa, mobile ed aggraziata, che disegnava improbabili disegni nell’aria.
Infine, li vide distintamente: erano uccelli, uccelli come lui, decine, anzi, forse, centinaia. Volavano in gruppo, virando improvvisamente tutti insieme, alzandosi, girando verso destra e poi, di colpo cambiando direzione per rituffarsi in alto o picchiare in basso. Con una sincronia incredibile, sembravano guidati da qualcuno o da qualcosa di invisibile, che indicasse loro la direzione, l’altitudine, i movimenti.
Ma pur in questa danza morbida ed elegante, con giravolte, impennate e discese improvvise, lo stormo, in sostanza, si stava avvicinando al bosco.
“Ancora uccelli migratori!” Pensò il passero, “devo dare l’allarme!”
IL SINDACO DI BOSCO
Senza perdere altro tempo il passero si alzò in volo, diretto al grande Albero Municipale, dove erano riuniti, in Giunta, Falco Potente, sindaco di Bosco, con i suoi assessori e consiglieri, volanti e no: Picchio Nero, il comandante maggiore della squadra degli addetti alla sicurezza, Passerotto Scopaiolo, che si occupava dei servizi di pulizia, Ghiandaia, addetta al commercio ed agli approvvigionamenti; poi Ghiro Stanco, addetto all’habitat, all’edilizia ed alle tane ed ai nidi della comunità boschiva, senza dimenticare l’assessore Cicala che si occupava esclusivamente delle fiere, feste, concerti ed, in genere, dei divertimenti dedicati agli abitanti del bosco; infine il Ragioniere Faina che teneva sotto controllo i conti ed il bilancio del gruppo di animali che convivevano nel bosco.
Il passero si vide bloccare l’ingresso, alla radura dove si tenevano le Giunte, dal vigile, la Sig.ra Lince, che l’apostrofò: ”Si fermi Sig, Passerotto, non si può entrare durante lo svolgimento della Giunta. Sa, la Giunta è segreta e possono entrare solo gli animali autorizzati!!”
“Ho urgente bisogno di parlare con il Sindaco Falco Potente! È questione di vita o di morte!” esclamò Passerotto.
“Aspetti qui.” Disse Lince, lasciandolo sul bordo della radura ed addentrandosi verso il luogo della riunione. Pochi minuti dopo, Falco Potente si affacciò dal cespuglio che delimitava l’accesso alla riunione.
“Carissimo Passerotto!” esclamò il Sindaco. “Cosa sarà mai? Cosa sta succedendo di così grave?”
“Sig. Sindaco, sta arrivando un nuovo stormo di uccelli migratori! L’ho appena avvistato dal pino sospeso sul dirupo! Occorre intervenire subito!”
“Ancora!” Esclamò Falco Potente. “Ci risiamo! Anche quest’anno l’invasione dei migratori! Ma ora basta! Non possiamo continuare a farli arrivare nei nostri boschi! Questa storia deve finire! Ordinerò immediatamente a Picchio Nero di intervenire! Ha fatto benissimo ad avvisarci Sig. Passerotto. Abbiamo proprio bisogno di animali solerti come lei, per salvaguardare il nostro caro Bosco da questi invasori!”
Dette queste parole Falco Potente girò su sé stesso e si addentrò nuovamente nella radura chiamando a gran voce: “Picchio, Picchio, allarmi! Occorre mobilitare la Sicurezza! Subito!”
Quello che avvenne subito dopo, lo si può trovare nelle cronache incise sulla Corteccia Quotidiana, il giornale più letto dagli animali del Bosco; il titolo riportava:
“ANCORA UNO STORMO DI STORNI FERMATO DAL NOSTRO SINDACO”
Il testo riportava:
“Ancora un arrivo di uccelli migratori sul nostro Bosco, questa mattina. Come ormai da qualche anno sta accadendo, anche quest’anno lo stormo è stato avvistato da gruppi di animali del Bosco che hanno dato l’allarme [non si citava specificamente il Sig. Passerotto – n.d.a.: nota dell’autore]. Il sindaco Falco Potente, in accordo con l’assessore alla sicurezza Picchio Nero ha fatto immediatamente intervenire la Squadra di Salute e Difesa Boschiva (SSDB). I nostri bravi Corvi hanno bloccato lo stormo, giusto poco prima che i Migratori si posassero sui rami di Bosco. Lo stormo è rimasto in volo. Soltanto ad una decina di storni, in evidente difficoltà, probabilmente a causa del lungo viaggio, è stato consentito di toccare il suolo, ma, comunque, nel prato esterno a Bosco, senza consentire l’accesso ai nostri amati rami. Un paio di Corvi coraggiosi, nel tentativo, riuscito, di opporsi all’avanzata dei Migratori, ha perso qualche penna ed è stato medicato dal dott. Civetta, presso l’Ospedale La Tana di Bosco…”
L’articolo proseguiva raccontando che, invece, una ventina di storni avevano riportato, nello scontro con i Corvi, qualche ferita; quattro di loro erano usciti piuttosto malconci ed erano stati ricoverati, in stato di arresto, presso l’Ospedale La Tana. Alla fine, lo stormo era stato costretto a posarsi sui monti prospicenti il Bosco, nelle zone alte, fredde e rocciose delle montagne, in una situazione di costante disagio ed anche estremo pericolo.
Nei giorni successivi, la notizia era diventata un caso nazionale, anzi internazionale; era intervenuta anche Aquila Reale, Presidente di tutti gli animali del Paese, per raccomandare moderazione e rispetto dei diritti degli animali. Perfino dall’estero, Leone, Re degli animali, aveva fatto sentire il suo ruggito contro l’iniziativa del sindaco di Bosco, definita contraria a tutti i più elementari doveri verso gli animali e la natura.
A Bosco si era attivata una forza, ahimè di minoranza, formata da formiche lavoratrici, intellettuali ed artisti, come Gufo Bianco e Donnola Rossa che, supportati anche da gruppi di studenti del collettivo Crisalidi in Crescita, avevano manifestato a favore dell’accoglienza per gli uccelli migratori, per pure ragioni animaliste.
Persino sulla Corteccia Quotidiana, la famosa giornalista Vespa Bruna aveva scritto che non si poteva non considerare il fatto che questi uccelli migratori viaggiavano sospinti dal naturale bisogno di fuggire dai loro paesi, freddi ed inospitali durante questa stagione e che, quindi, si sarebbe dovuto accoglierli, integrarli con politiche adatte e che, alla fine, all’arrivo della nuova stagione fredda, sarebbero ripartiti, senza arrecare danni o disagi particolari; anzi, avrebbero potuto contribuire, con il loro guano alla fertilizzazione dei terreni di Bosco.
Niente! Il Sindaco ed i suoi seguaci, avevano ribadito che questi uccelli stranieri, rubavano i vermetti, portavano strane malattie (ma questa era una fake-news e il dott. Civetta non aveva mai confermato nulla del genere) ed occupavano i nostri rami, togliendo lo spazio che sarebbe spettato ai giovani uccellini, cinguettanti nei nidi del Bosco.
Le associazioni a difesa dei Migratori avevano avuto un bel da fare per protestare che tutto questo non era vero, che gli Storni erano pochissimi, poche decine, a fronte di tutti gli animali del Bosco, alcune migliaia, che esistevano aree del Bosco, praticamente abbandonate che si sarebbero potute utilizzare benissimo, per l’accoglienza e dove, con il lavoro che i Migratori stessi avrebbero potuto svolgere, si sarebbe potuto riportare questi territori a nuova vita, ripopolandoli e arricchendoli con il loro magnifico ed originale volo, diverso da quello di tutti gli animali autoctoni, ma non per questo meno affascinante e naturale.
E poi cercavano di far capire che per i Migratori non era una scelta quel viaggio durissimo e pericoloso; esso veniva intrapreso soltanto per scappare da una zona del mondo inospitale ed invivibile, in quella stagione dell’anno e dove sarebbero sicuramente morti di fame e di stenti. Loro non avevano scelta: partire ed affrontare un viaggio carico di incognite e pericoli o restare in quella parte della Terra da cui provenivano ed essere certi di non sopravvivere fino all’arrivo della nuova primavera,
Insomma, dicevano gli animali che lottavano per riuscire ad organizzare l’ospitalità per questi nuovi arrivati, era un dovere soccorrere altri animali, in grande difficoltà e il fatto di salvaguardare la vita di questi uccelli doveva avere un’importanza primaria, in qualsiasi decisione.
Ma Falco Potente era irremovibile. Circondato e sostenuto dai suoi seguaci, continuava ad ogni occasione, ad urlare che no, che il Bosco doveva essere prima di tutto degli animali che vi vivevano da sempre (anche se non si capiva bene che merito avessero avuto, se non una gran fortuna, questi animali, nel venire al mondo proprio in quel Bosco, così bello e piacevole). Lui era favorevole ad aiutarli, ma nei luoghi da cui provenivano (anche su questo punto, in verità, non era ben chiaro come avrebbe potuto aiutarli, visto che l’avvicendarsi delle stagioni era un fatto naturale e lui non sarebbe mai stato in grado di modificare le leggi della natura).
Però, sfortunatamente, il potere tra le zampe, in quel momento, lo aveva lui, così i poveri Uccelli Migratori furono costretti ad arrangiarsi a sopravvivere tra le montagne fredde e spoglie che circondavano il Bosco. Era dura, ma sempre un poco meglio di quello che avevano lasciato.
E poi, a parte qualche testa calda, pardon becco caldo, che in un gruppo numeroso si trova sempre, i Migratori erano uccelli pacifici e pazienti. Così si adattarono a vivere con quel poco che riuscivano a trovare sulle montagne: fili d’erba radi, ma saporiti, bacche rosse e persino qualche castagna, rimasta in terra fin dall’ottobre precedente e sfuggita alla caccia dei raccoglitori. Si abituarono, anzi fecero amicizia con le marmotte dal sibilo acuto, che con il loro fischio tagliente, rispondevano ai loro versi, nel cielo, quando, volando, componevano i loro fantastici disegni.
Certo, qualche episodio spiacevole capitò; come si diceva qualche pecora nera, in un gruppo numeroso, ci sta sempre; così uno storno fu beccato a rubare nel nido di Gazza Ladra. Fu arrestato con gran clamore e sulla Corteccia Quotidiana, uscì un articolone nel quale la giornalista Lince Selvaggia intervistava Picchio Nero. Questi sottolineava la “grande professionalità” dei suoi Corvi che avevano completato le indagini e catturato prestissimo il “solito” Migratore. L’episodio, secondo Picchio Nero, provava la mancanza di gratitudine che gli Storni dimostravano, nonostante la magnifica accoglienza che avevano ricevuto dall’intera popolazione del Bosco. Concludeva, quindi, sottolineando la grande pericolosità della presenza di tutti quegli uccelli stranieri, accampati così vicino al Bosco!
Per fortuna, la Corteccia Quotidiana era una testata giornalistica aperta ai diversi punti di vista, per cui il prof. Grillo Saggio, docente di “socioanimalogia”, presso l’Università Boccone di Grano, poté pubblicare un suo breve articoletto, in cui sottolineava che “una rondine non fa primavera”, cioè le malefatte di un solo elemento, non possono essere addossate a tutto lo stormo dei Migratori, per altro pacifici e pronti a lavorare.
… E poi, di quale “magnifica accoglienza parlava l’Assessore alla Sicurezza? I Migratori erano stati confinati in un ghetto tra le montagne, altro che accoglienza! Ed infine, nessuno si chiedeva da dove provenissero tutti quei rametti, specchietti ed altri oggetti, presenti nel nido di Gazza Ladra? Perché Picchio Nero ed i suoi Corvi non indagavano anche su questo?
Le polemiche infuriarono per tutta l’estate: chi starnazzava contro i Migratori, in particolare le oche dello stagno, cui qualcuno aveva fatto credere che un centinaio di uccelli, provenienti dal Sud, avrebbero potuto bere tutta la loro acqua; chi, invece, ululava a difesa dei Migratori, come Lupo Buono, che aveva tante volte sperimentato sulla sua propria pelle gli effetti terribili dell’essere presi di mira ed incolpati per fatti non commessi: quante volte lui ed i suoi parenti erano stati accusati, ingiustamente, di aver ucciso e divorato animali, che, in realtà erano stati vittime di faine o, addirittura, dell’Orso Terribile!.
Comunque, bene o male, gran parte dell’estate passò e cominciarono ad avvicinarsi i grandi temporali di fine agosto e degli inizi di settembre. Ed accadde qualcosa.
FIAMME
Capitò che, durante uno di questo temporali, un fulmine cadde su un vecchio tronco secco e, sfortunatamente, lo incendiò.
L’estate calda aveva seccato l’erba che era quasi diventata paglia, così il fuoco cominciò a propagarsi piuttosto velocemente; in pochi minuti, l’incendio divampò, colpendo cespugli, alberi giovani ed anziani e facendo fuggire centinaia di animali piccoli e grossi.
Nel giro di qualche quarto d’ora, almeno un terzo del Bosco aveva preso fuoco o rischiava di incendiarsi rapidamente. Il Sindaco, Falco Rosso, insieme con Picchio Nero, Ghirlandaia e tutti gli assessori del Bosco non sapeva cosa fare. Cominciò un fuggi-fuggi generale: pettirossi, cerbiatti, scoiattoli, e poi ragnetti e porcospini, scarabei e volpi, tutti scappavano il più lontano possibile, disperandosi per ciò che lasciavano indietro.
Poi, improvvisamente, il dramma peggiorò: il vento cambiò di colpo direzione e le fiamme cominciarono a dirigersi verso una zona inaspettata: l’area del bosco nel quale erano i grandi alberi e le tane sicure dell’Ospedale La Tana del Bosco. Lupo Buono, cha abitava non troppo distante dall’Ospedale degli animali, si rese immediatamente conto della nuova piega che stava prendendo l’incendio ed immediatamente diede l’allarme con il suo ululato più lungo ed accorato che avesse mai emesso. Però, purtroppo, nessuno sapeva esattamente cosa fare.
Il fuoco avanzava inesorabilmente verso l’Ospedale, senza che nessuno potesse fermarlo. Gli animali del Bosco guardavano questo scempio e questa distruzione, senza sapere come reagire. Ormai erano convinti che La Tana sarebbe andata distrutta e temevano per la vita stessa degli animali ricoverati nel nosocomio.
Ormai la disperazione si era impadronita del Bosco e dei suoi abitanti, consapevoli di stare assistendo all’evento più tragico della loro vita da animali. Tutto sembrava perduto, quando…
… quando, improvvisamente si udì un fruscio di penne, un battito d’ali vicino e possente. Tutti si voltarono, guardando in cielo e videro.
Videro gli storni, centinaia di storni, probabilmente tutti i rifugiati sulle montagne, che si dirigevano, come un tutt’uno verso l’incendio. Il primo gruppo quasi si lanciò tra le fiamme. Gli uccelli aprirono il becco e, da ciascuno di loro, piovve, sul fuoco, qualche goccia d’acqua, quanta ne poteva contenere il loro piccolo becco.
Poca acqua, ciascuno, ma erano in tanti; tanti e ben organizzati. Appena il primo gruppo ebbe versato, tutti insieme, l’acqua del loro becco sull’incendio, questo si sollevò allontanandosi, subito sostituito da secondo gruppo, poi dal terzo e così via.
In questo modo, una pioggia costante cadde sul fuoco che cominciò a fermarsi, a non progredire più verso l’ospedale. Poi, volo dopo volo, piano piano, le fiamme cominciarono a ridursi; l’impegno degli uccelli migratori, invece, non si arrestò; continuarono ad inondare con pazienza e tanta fatica, il fronte delle fiamme, fino al completo spegnimento.
Alla fine, gli storni erano esausti, qualcuno di loro anche leggermente ferito, per essersi troppo coraggiosamente avvicinato all’incendio. Però erano felici di essere riusciti a spegnere il fuoco.
Finalmente, dagli animali del Bosco, ammutoliti fino a quel momento, proruppe un urlo liberatorio di gioia ed un grande applauso agli Storni: il fuoco era spento e gli uccelli migratori avevano salvato il loro territorio e il grande Ospedale La Tana.
Nei giorni seguenti, si organizzarono danze e festeggiamenti in onore dei Migratori e la comunità degli animali sembrava rinata. Lupo Buono organizzò squadre di formiche operaie e di castori per ricostruire tutto quanto era andato perduto ed una nuova armonia sembrava regnare sul Bosco.
Qualche giorno dopo, però, un gruppo di Storni, in rappresentanza degli uccelli migratori, si presentò all’Albero Municipale, per annunciare che essi stavano per ripartire, per riprendere il loro viaggio, diretti, questa volta, verso il Sud.
La notizia si diffuse subito e tutti gli animali del Bosco si diressero, insieme, verso le montagne, per chiedere agli Storni di restare; Grillo Saggio parlò a nome di tutti e disse che sarebbe stato un onore averli nel Bosco, ospiti nelle loro tane, anche durante l’inverno e sarebbe stato bello festeggiare insieme il Natale. Ma, naturalmente, gli Storni risposero che, sarebbe piaciuto anche a loro poter restare, ma che questo non era possibile.
Ringraziarono il Bosco per l’affetto, prepararono con cura i loro bagagli e … spiccarono il volo verso il Sud, non prima di aver disegnato per amicizia, nel cielo, con le loro acrobazie, un grande fiore ed una stella!
Partirono, ma tutti, storni e animali del Bosco, sapevano che, il prossimo anno, ci sarebbe stata un’accoglienza completamente diversa da quella che il Sindaco e parte della popolazione del Bosco aveva loro riservato, soltanto pochi mesi prima.
E così fu, l’anno successivo, in primavera.
Durante quell’inverno ci furono nuove elazioni del Sindaco del Bosco: Falco Potente perse e nuovo Sindaco fu eletto Lupo Buono.
Marcello de Martino Rosaroll - Business Management Consultant -
Go Digital Group
Dicembre 2018.
Business Management & Education Consultant at GO Digital School and Freelance
6 anniGrazie, Rocco. Buon Anno!