IL CAFFÈ NON È UN PASTO

IL CAFFÈ NON È UN PASTO


Il lavoro a casa

Anche negli ambienti di lavoro dove si tiene più alta l’attenzione a mantenere un equilibrio tra lavoro e vita privata, succederà prima o dopo di doversi portare a casa un bel carico di cose da fare. Non è per forza un male: talvolta accade di avere l’occasione di tentare qualcosa di più grande, di fare un passo extra.

Spesso siamo noi stessi, soprattutto se lavoriamo in autonomia o ancor più se siamo in una posizione di leadership, a decidere che è il momento di investire tutto il nostro impegno in uno sforzo intensivo. A volte ci può succedere di chiederlo ai nostri collaboratori, così come che venga chiesto a noi.

Studi recenti mostrano che, in America, la percentuale di chi continua a lavorare una volta lasciato l’ufficio raggiunge l’80%. Nell’epoca dell’informazione, in cui diventa sempre più facile a livello tecnico accedere ai propri strumenti di lavoro ovunque ci troviamo, non è sorprendente.

Ma come fare a gestire questa erosione del confine tra lavoro e vita privata in modo sano, facendone una risorsa e non una fonte di stress? Come impedire che questa accessibilità perpetua eroda le nostre energie e le nostre relazioni?

🔵 Non rimanere a secco

Le risorse più importanti sono proprio quelle che, nel vivo dell’azione, spinti dal senso di urgenza o dall’entusiasmo, tendiamo a spazzare sotto il tappeto: dormire il giusto, mangiare bene.

In linea puramente teorica pare banale: se dovessi attraversare l’Europa in tempo record a bordo di una potente automobile, nessuno mai penserebbe di risparmiare tempo tagliando le soste per il rifornimento di carburante; eppure quante volte cediamo alla tentazione di saltare un pasto, o di rubare ore di sonno ai noi stessi di domani?

No, il caffè non è un pasto, e non sostituisce davvero le ore di sonno. Anche se sarebbe bello.

🔵 Ritaglia uno spazio

Isolare uno spazio da dedicare al lavoro è fondamentale per aiutare il corpo e la mente a mantenere un confine tra l'atto di lavorare e l'atto di, semplicemente, esistere. Certo, avere in casa uno studio vero e proprio, da arredare facendone un riflesso di noi stessi, è una bella sensazione; ma anche solo decidere fermamente che “ciò che accade sulla scrivania è lavoro, il resto non lo è” può fare la differenza. Se proprio non possiamo fare neanche questo – magari perché siamo in viaggio e, per quel mese, abitiamo in camere d’albergo o monolocali minimalisti – possiamo ritagliare quello spazio non tanto nei metri quadri, quanto nel tempo, dedicando al lavoro una frazione rigorosamente predeterminata della nostra giornata.

🔵 Crea un rituale di chiusura

A volte il nostro cervello ha bisogno di un segnale esplicito che è il momento di staccare. Quando torniamo a casa dall’ufficio, può essere il gesto di leggere o ascoltare musica durante il tragitto. Lavorando a casa, dovremo essere più creativi.

🔵 Stabilisci un limite

Decidi un’orario che varrà, inderogabilmente, come “fine lavori”, e rispettalo. Lasciare uno spazio di tempo sufficiente tra il momento in cui smettiamo di lavorare e quello in cui andiamo a dormire è fondamentale per garantire a noi stessi l’energia per essere produttivi anche domani.

🔵 Non cercare di fare tutto insieme

Cercare di incastrare i nostri momenti di svago in un weekend che sappiamo di dover dedicare al lavoro, o viceversa di infilare qualche momento di impegno intensivo nei ritagli tra un film e una cena, con tutta probabilità si rivelerà un puro esercizio di frustrazione. Meglio essere onesti con noi stessi: ammettere che no, non ce la faremo a unirci ai nostri amici per quell’aperitivo, stasera; o viceversa accettare che, se ora è il momento di far festa, il lavoro da fare sarà ancora lì ad aspettarci domani. E magari lo affronteremo di umore migliore.

🔵 Comunicare, prima di tutto.

Se non viviamo da soli, è fondamentale stabilire accordi chiari con le persone con cui dividiamo gli spazi: avremo bisogno di supporto, di silenzio, di isolamento? Se ci sono delle ore in cui non dovremmo essere interrotti nemmeno se sta prendendo fuoco il tetto, diciamolo prima. Se abbiamo bisogno che qualcuno venga ogni qualche ora a chiederci da quant’è che non beviamo un bicchier d’acqua o non ci alziamo dalla sedia, chiediamo. Dopotutto, non vogliamo soltanto portare a termine il lavoro: vogliamo anche continuare a vivere in un ambiente sereno, una volta finita la corsa.

🔵 Stabilisci un ambiente che sia di supporto.

I nostri compagni e familiari possono essere dei veri salvavita nei momenti più frenetici, sia a livello pratico che emotivo. Ma non possiamo pretendere di scaricare su di loro tutto il nostro carico di stress. È fondamentale avere una rete di supporto più ampia, fatta di colleghi con cui confrontarci e amici con cui staccare; ne beneficeranno sia i nostri nervi, sia quelli del nostro partner.

Portarsi il lavoro a casa, attraversare momenti di impegno intenso, o magari non avere affatto una distinzione netta tra casa e ufficio, sono tutti fatti della vita che, nel tempo, non faranno che diventare più diffusi. La capacità di stabilire dei limiti chiari, nei confronti degli altri e soprattutto di noi stessi, diventa un’abilità sempre più fondamentale per poter condurre una vita al tempo stesso produttiva e, semplicemente, sana. Senza contare che, man mano che li mettiamo in atto, tutti questi piccoli atti di determinazione si riveleranno un ottimo esercizio di assertività, aiutandoci a mantenere la nostra posizione nei confronti di chiunque voglia chiederci più di quel che è giusto dare - che si tratti persone con cui lavoriamo, o, a maggior ragione, noi stessi.

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