il commercialista oggi e domani
Stralci da un articolo su Euroconference del 03 11 2023 di Mauro Nicola – Presidente Fondazione Nazionale Formazione Commercialisti
Come è stata, ma soprattutto come sarà, la professione di dottore commercialista nel prossimo futuro? È infatti innegabile come il contesto storico ed economico di ogni epoca vadano ad influenzare le dinamiche professionali, variandone il core business e anche il ruolo occupato all’interno della società civile. In base a queste iniziali riflessioni, non andrebbe mai dimenticato come in un decennio in particolare, ossia quello degli anni Novanta, si parlasse di cambiamenti professionali con dinamiche non molto dissimili da quelle oggi presenti. Guardando, però, all’odierno della professione del dottore commercialista va evidenziato come la crisi economica, paventatasi nel 2007, sia stata indiscutibilmente, un punto di svolta, prima per le imprese, ma di riflesso, ed in un secondo momento, anche per la professione, la quale deve ancora arrivare ad un vero e proprio compimento. Il tema centrale dell’analisi deve, però, rimanere non tanto quale sia lo stato dell’arte professionale, quanto la direzione in cui si sta muovendo il cambiamento.
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Negli anni Settanta il dottore commercialista rivestiva la funzione di esperto aziendale affiancando l’imprenditore, che muoveva i primi passi in un sistema economico moderno
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Con l’avvento della riforma fiscale del 1972 non fu più così, anche perché le riforme si susseguirono e, ancora oggi, si susseguono ad un ritmo incessante: basti pensare all’introduzione della fattura elettronica, ovvero il prossimo avvento dell’intelligenza artificiale. Da quel momento sino ad oggi il commercialista è stato costretto a divenire un fiscalista senza più tempo per affiancare l’imprenditore nelle sue scelte strategiche. Ebbene più che guardare al futuro della professione è oggi necessario ricordare il passato traendone gli opportuni insegnamenti.
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Un dato razionalmente probabile, in termini di analisi strategica della situazione, è che la professione come oggi viene comunemente intesa sia destinata a una radicale e rapida trasformazione………………………. ci sono anche cambiamenti tecnologici, culturali, normativi, burocratici e, soprattutto, di mercato …….. Il commercialista che ritenga di non modificare il proprio studio, al verificarsi di cambiamenti epocali come quelli che stiamo vivendo, rischia di trovarsi in una situazione problematica ………. Carles Darwin ha detto che non è la specie più forte che sopravvive, né quella più intelligente, ma quella più reattiva al cambiamento………………………… Coloro che pensano che “ma nel mio settore è differente”, si ancorano a una difesa di una posizione che – pur comprensibile, perché esiste un’avversione umana al cambiamento – esula dalle logiche reali dei mercati, compreso quello della consulenza. Coloro che pensano che “ma nel mio settore è differente”, si ancorano a una difesa di una posizione che – pur comprensibile, perché esiste un’avversione umana al cambiamento – esula dalle logiche reali dei mercati, compreso quello della consulenza. Al contrario, ciò che vogliamo affermare in questo articolo è che ogni periodo di radicale cambiamento – come è indubbiamente quello che stiamo vivendo – nasconde in realtà evidenti opportunità. Anzi, nella stessa parola “crisi” esistono, sin dal greco antico, elementi positivi che l’uomo razionale è chiamato a cogliere. In effetti, il commercialista, in quanto autorevole depositario di un sapere aziendale, talora consolidato in ampi periodi di frequentazione e guida aziendale, è il naturale interlocutore dell’imprenditore proprio nei momenti del cambiamento stesso.
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è possibile immediatamente verificare che esistono spazi di consulenza molto ampi per il commercialista che voglia introdurre in studio, in futuro, nuovamente il ruolo del consulente aziendale………..…………………
Questa mentalità, aperta al cambiamento, orientata alla esplorazione delle nuove opportunità, non cerca alibi, per esempio nel fatto che i clienti del proprio studio sono, prevalentemente, piccole imprese. È noto che la stragrande maggioranza delle imprese italiane siano piccole e microimprese, ed è proprio questo il settore economico che ha maggiore bisogno della consulenza aziendale, quella che le grandi società di consulenza non daranno a quel segmento, semplicemente per una questione di posizionamento, di branding e, soprattutto, di tariffe. Se apprendiamo la lezione darwiniana, è sufficiente evolversi.
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ed io aggiungo CHE E' NECESSARIO unire le conoscenze per poter dare sempre di più maggiori informazioni specialistiche all'Imprenditore ed all'azienda Clienti.