IL CONFRONTO TRA MANAGER E AZIONISTI

IL CONFRONTO TRA MANAGER E AZIONISTI

Con la nascita di una nuova impresa spesso nell’immediato non è possibile differenziare dall’’imprenditore le tre funzioni: finanziatore, direttore e gestore. Una singolo individuo provvede al capitale, si occupa della direzione dell’impresa e conduce le attività quotidiane.

Con la crescita graduale dell’azienda, queste cariche, col tempo, vanno a dividersi: chi procura il capitale è indotto a affidare ad un’altra persona la direzione delle attività. Secondo un orientamento comune, ciascun individuo tende ad essere razionalmente diretto unicamente a massimizzare il proprio profitto; qui vi è la possibilità che nascano delle discordanze tra l’interesse del manager e quello dell’azionista.

Il manager ha un orientamento verso il proprio incarico assai differente da quello della proprietà. Un manager ha un quadro temporale molto più corto rispetto a quelli azionisti di un’impresa, giacché sa bene che il suo compito è di durata predefinita. Probabilmente, è attenzione del manager quella di far sviluppare l’azienda nella maniera più svelta: la grandezza di un’impresa è chiaramente legata al compenso del manager. Per fare in maniera che questo progresso duri, è frequente che i manager vengano stipendiati direttamente con azioni e stock option, in modo tale da collegare il loro profitto alle prestazioni aziendali.

Un ulteriore sostanzioso conflitto, sempre legato alla sviluppo dell’impresa, deriva dall’attenzione che gli azionisti hanno verso i dividendi. Un manager non ha attrazione nel spartire parte degli utili in dividendi e prediligerebbe reinvestirli tutto in azienda. Uno shareholder può differenziare il proprio portafogli, mentre l’intero compenso di un manager discende esclusivamente dall’impresa. Al momento di immettere nuove risorse finanziarie, gli azionisti favoriscono sempre l’apertura di nuovi debiti ad un aumento di capitale, contrariamente a quanto prediliga un manager. Questo perché un accrescimento del numero di azioni limita il potere deliberativo e il guadagno di ogni titolare di azioni oppure richiedere d’investire ulteriori capitali propri esercitando il diritto d’opzione. Accendere un finanziamento con un istituto finanziario lascia invece i profitti degli azionisti immutati, ma produce aggiuntivi debiti e oneri finanziari di cui tener conto.

Non esistono, in ogni caso, solo incentivi per conformare gli interessi dei manager con quelli degli azionisti. Un elemento importantissimo è il Consiglio di Amministrazione. I componenti del CdA sono i manager più importanti (CEO, CFO…) con esperienza ed indipendenti. Compito del CdA è supervisionare l’operato dei manager operativi e indirizzarlo per poi fare una relazione all’assemblea degli azionisti. L’assemblea degli azionisti ha potere di nominare e rimuovere i membri del CdA, mentre il CdA ha il potere di nominare e allontanare i manager.

Per quanto possa apparire come un vincolo, il CdA si svela vitale per il benessere di un’impresa. Il parere di professionalità esterne e di matura esperienza contribuisce a valutare interessi contrapposti, costruendo un ambiente di lavoro allineato su obbiettivi comuni, condivisi e compresi da ambedue le parti. In generale, le ostilità tra manager e proprietà non devono mai produrre un blocco al successo aziendale, ma al contrario si trasformino in un dibattito concernente la prosperità di tutti gli stakeholders.

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