Il Credito alle imprese e lo stato di salute del sistema bancario italiano
L’Ora Legale
Il Credito alle imprese e lo stato di salute del sistema bancario italiano
Il tema del credito alle imprese, da alcune settimane al centro delle attenzioni de L’Ora Legale, viene reso sempre più attuale e di grande utilità dal momento congiunturale, oltre che dalle novità normative recenti.
Il positivo andamento dell’economia oltre le aspettative ed il riacutizzarsi della pandemia sono elementi che stanno alimentando il dibattito circa i tempi e le modalità di un possibile ritiro delle misure emergenziali di supporto introdotte per sostenere la liquidità delle imprese.
L’analisi congiunturale suggerisce di effettuare alcune considerazioni circa lo stato di salute del settore bancario italiano, che ha affrontato e sta attraversando la crisi pandemica con i conti in ordine, sotto il profilo tanto della patrimonializzazione quanto della qualità dell’attivo.
Secondo gli ultimi dati ufficiali della Banca d’Italia, a giugno 2021 il CET1 ratio medio dei gruppi bancari italiani ed operanti in Italia è del 15,2%, e il peso dei crediti deteriorati, al netto delle rettifiche, è pari al 2% del totale.
Valori questi decisamente migliori della situazione pre-crisi finanziaria (biennio 2006-2007) e ormai pressoché allineati alla media europea.
La qualità degli attivi bancari è anche frutto delle corrette politiche economiche, che hanno consentito di limitare gli effetti sull’economia.
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Difficile immaginare il superamento della crisi pandemica senza conseguenze sulla qualità del credito. Le misure adottate fin dalla primavera del 2020 hanno permesso di immettere ampia liquidità, riducendo il rischio di default dei debitori e permettendo un pronto e forte recupero della crescita. A tale positivo sviluppo hanno sicuramente contribuito le moratorie offerte dal settore bancario.
Oggi, conclusasi la fase di moratoria per almeno l’80% dei crediti complessivi, il tasso di default non ha manifestato effetti rilevanti, attestandosi allo 0,8% per le famiglie ed al 1,8% per le imprese.
Una recente analisi della Banca d’Italia contenuta nel «Rapporto sulla stabilità finanziaria», che studia la distribuzione per classe di probabilità di default delle imprese affidate, evidenzia che le Aziende con una probabilità di default maggiore del 5% sono il 21% del totale, mentre tale quota si riduce all’11% per le imprese che hanno goduto delle garanzie statali.
A spiegare questo andamento concorre l’indicatore sulle condizioni finanziarie delle imprese sulla liquidità, che si trova oggi su valori eccezionalmente elevati: valga per tutti la rilevazione di Banca d’Italia sulle aspettative di inflazione e crescita. Da questa emerge che a settembre 2021 il saldo tra imprese che giudicavano più che sufficiente il proprio livello di liquidità e quelle che lo ritenevano insufficiente si collocava sui valori massimi nel periodo di osservazione e di oltre 8 punti percentuali sopra il dato di fine 2019.
Dunque, da un lato il miglioramento delle condizioni finanziarie dei debitori, in particolar modo delle imprese, riduce di molto il potenziale rischio di credito, dall’altro la maggiore robustezza dei bilanci bancari consente loro di gestire in modo efficace il rischio emergente.
In ogni caso l’incertezza derivante dalla situazione pandemica è ancora elevata ed il dato risulta condizionante non solo per le prospettive economiche e della qualità del credito, ma anche sul previsto processo di riduzione delle misure di sostegno alle condizioni finanziarie delle imprese.
Il ritiro di tali misure in un momento in cui sono ancora necessarie, infatti, avrebbe effetti negativi significativi, soprattutto per le imprese operanti nei settori più penalizzati dalla pandemia. È dunque essenziale procedere con adeguata gradualità garantendo, nel momento in cui ci saranno le condizioni per una rimodulazione delle misure di sostegno, un equilibrato ed efficace passaggio dalle misure emergenziali a misure volte a sostenere la ripresa, anche agendo sugli strumenti utili ad agevolare la ristrutturazione dei debiti.
Infine, è certamente necessario procedere al completamento dell’Unione Bancaria in modo costruttivo, superando le contrapposizioni che oggi bloccano il processo riducendolo ad uno sterile confronto tra chi ritiene necessarie ulteriori misure di riduzione dei rischi e chi vorrebbe procedere subito ad una condivisione dei rischi.