Il dirigente della Bundesbank vuole tassare il 20 per cento dei risparmi degli italiani

Il dirigente della Bundesbank vuole tassare il 20 per cento dei risparmi degli italiani


Secondo l’uomo di Bundesbank sarebbe l’uovo di Colombo, la soluzione della crisi: se si congela in questo modo il 20% dei conti correnti di ogni italiano si potrebbe abbattere il debito pubblico della metà del suo ammontare. Wendorff ha illustrato questa sua idea proprio sulla Frankfurter Allgemeine, e davvero importa poco che abbia aggiunto la postilla cautelativa di una proposta personale. Solo il fatto che questa idea sia illustrato da un uomo che ha queste responsabilità crea un campanello di allarme e contribuisce a creare un clima di timore tra i risparmiatori italiani


Karsten Wendorff E poi c’è la proposta di questo genio. Non uno qualsiasi, non un opinionista matto: è il capo della divisione Finanza pubblica della Bundesbank, si chiama Karsten Wendorff, è uno dei massimi dirigenti della più importante banca dell’Unione. Il buon Wendorff si è fatto venire questa idea geniale. Visto che gli italiani parlano tanto della ricchezza delle loro famiglie, ha detto il dirigente della Bundesbank, che la usino. O meglio: che siamo costretti ad usarla. 

E così, l’uomo della banca centrale tedesca ha elaborato il suo piano: gli italiani dovrebbero essere obbligati (leggi bene: obbligati) a sottoscrivere dei particolari titoli di Stato “di solidarietà” per una quarta pari al 20% dei loro patrimoni, per garantire il loro debito nazionale. Certo, questi risparmiatori tartassati non verrebbero proprio derubati: in cambio del prestito otterrebbero dei particolari bond, con un rendimento privilegiato, ma intanto il 20% delle loro ricchezze verrebbe congelato, indipendentemente dalla loro volontà.

Pensate per un attimo al 20% del vostro conto corrente che scompare: magari, se il prelievo venisse effettuato oggi, potrebbero essere i soldi del vostro mutuo semestrale, oppure il soldi delle vostre tasse, che - soprattutto se siete un libero professionista o una partita iva - avete dovuto mettere da parte perché li state già anticipando allo Stato con il famigerato acconto sulla dichiarazione dei redditi del prossimo anno. Di fatto -dunque - si tratterebbe di un prestito forzoso garantito con titoli di Stato con una quota di prelievo mai sperimentata al mondo. 

Secondo l’uomo di Bundesbank sarebbe l’uovo di Colombo, la soluzione della crisi: se si congela in questo modo il 20% dei conti correnti di ogni italiano si potrebbe abbattere il debito pubblico della metà del suo ammontare. Wendorff ha illustrato questa sua idea proprio ieri sulla Frankfurter Allgemeine, e davvero importa poco che abbia aggiunto la postilla cautelativa di una proposta personale. Solo il fatto che questa idea sia illustrato da un uomo che ha queste responsabilità crea un campanello di allarme e contribuisce a creare un clima di timore tra i risparmiatori italiani. Magari è fatta pensando che qualche capitale possa già prendere la via dell’estero. 

Pensate cosa accadrebbe se il governatore Visco proponesse “a titolo personale” ai tedeschi di congelare il 20% di tutti i loro risparmi. Questo nei giorni in cui lo Spiegel (di nuovo lui) mette in prima pagina una moneta da un euro in campo bianco schiacciata da due incudini, una rossa e una verde, composte in modo da raffigurare un tricolore italiano. Scrive in questo nuovo numero italofobo lo Spiegel: “Torna la paura di una crisi nell’Unione monetaria. Se l’Italia non dovesse ceder le nella disputa con Bruxelles c’è il rischio di una relazione a catena. Alla fine -scrive Spiegel - il paese potrebbe uscire dalla moneta unica, con conseguenze incalcolabili per il resto dell’Europa”.

Ricapitolando: secondo i tedeschi siamo un problema per tutti, ma non dobbiamo essere aiutati in nessun modo, tantomeno dalla nostra banca, che fino a prova centrale è la Bce. Anzi: dovremmo essere costretti a tassarci per risolvere questo problema che stiamo creando ai nostri amici dell’Unione. Fantastico. Ovviamente dipende da dove inizi il racconto: forse dovremmo ripeterci mille volte, malgrado la propaganda martellante, che il nostro debito è cresciuto proprio durante le politiche del rigore imposto dall’Europa e a causa di esse. Forse dovremmo sapere che il debito sale perché il nostro Pil prima è calato, e poi ha iniziato a ristagnare. 

Forse bisognerebbe chiedersi perché la crescita dello spread inizia proprio quando la banca centrale europea annuncia la fine del Quantitative easing e lascia così il nostro debito privo di garanzie. Forse dovremmo chiederci perché, e se è giusto, che la Banca centrale abbandoni il nostro paese proprio quando è sotto attacco. E forse dovremmo fare noi una proposta a Herr Wendorff e ai cari affettuosi amici dello Spiegel: se noi italiani siamo davvero un problema per l’Europa, si tassassero loro con un prestito forzoso, anche solo al 10% per garantire il nostro debito. Saremmo riconoscenti e grati. La morale di questa storia è che se un paese cede la sua sovranità monetaria, l’Unione può funzionare finché tutti si fanno carico della sue eventuali difficoltà.

La storia ha già dimostrato con la Grecia che all’Europa girarsi dall’altra parte puoi costare più che aiutare. Ma l’Italia non è la Grecia: è un paese fondatore, è la seconda economia manifatturiera d’Europa, è il luogo dove la comunità ha mosso i primi passi con i trattati di Roma, è il paese che è, sia economicamente che simbolicamente, tra padri di questa architettura. Siamo soci fondatori e protagonisti indispensabili. Piaccia o meno ai tedeschi, e ai loro alleati, di fronte ai problemi dell’Italia girarsi dall’altra parte è impossibile. Perché siamo così grandi che un’altra parte dove girarsi non c’è.


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