IL FLOP DEL DIGITALE NELLA PA

Il piano Triennale dell'AgID (Agenzia per l'Italia Digitale) punta il timone della propria barca verso una digitalizzazione sempre piu forte ed allargata nella PA, ma rischia di farlo su un mare di carta... eh già, in quanto siamo di fronte ad una Pubblica Amministrazione che finora ha recepito il concetto di dematerializzazione come norma e quindi come obbligo ma non l'ha metabolizzato come opportunità di miglioramento dei propri processi. Un grave errore forse legato alla mancanza di una lead forte a livello istituzionale in grado di passare dall'imposizione alla spiegazione ecumenica dei vantaggi e delle possibilità e soprattutto del chiaro percorso da intraprendere.

Se dematerializzare resta una parola vacua alla quale attribuire il significato di scansionare e archiviare digitalmente un documento sostituendo gli archivi fisici, è facile capire che non si possa andare molto lontano. E' vero, si risparmierà qualcosa a cercare un documento in digitale piuttosto che nei polverosi archivi cartacei ma non è questo a cambiare la sostanza dei processi organizzativi di un ente. La gestione efficiente dei cicli di vita del documento, dalla sua origine, alla sua approvazione dopo eventuali workflow di modifica e di firma, al legame con altri documenti affini, alla sua possibilità di accessi profilati a comunità di utenti piu o meno allargati e via discorrendo rappresentano il vero obiettivo di un progetto concreto di dematerializzazione che non voglia piu vedere la carta come protagonista assoluta del ciclo stesso.

Se non si affrontano progetti di questo tipo nell'ottica di una gestione documentale allargata e di veri e propri flussi di informazioni legati tra loro e soggetti a workflow approvativi e di processo, diventa inutile avere dei file digitali che, alla fine, sono trattati come la carta e spesso addirittura rimaterializzati attraverso stampe in quanto il trattamento ne diventa piu comodo.

La PA deve affrontare innumerevoli sfide nell'immediato futuro, tra le quali essere piu economica, piu razionale, piu efficiente e piu funzionale in termini di distribuzione delle informazioni, sia al suo interno che verso l'esterno, in particolare verso noi cittadini. Rendere immediatamente fruibili e interconnessi dati digitali, che siano essi sanitari, piuttosto che amministrativi o fiscali o di qualunque natura, è un must che il piano triennale, come qualsiasi studio di consulenza un minimo focalizzato, ritiene doveroso da raggiungere quale obiettivo primario. Ma come si fa a farlo se mancano le basi?

Spesso nel nostro Paese si è ritenuto che dovesse essere la Legge prima della cultura o della diffusione delle conoscenze a permettere l'evoluzione del sistema. Della serie se ti obbligo lo farai, se invece te lo spiego esiste comunque la seria possibilità che tu non lo faccia. Un ragionamento piuttosto datato che porta alla fine nel senso opposto. Mi obblighi a farlo? Ebbene lo faccio, ma non sono convinto, non ho capito e quindi lo faccio male. E fare male spesso è molto peggio e costa di più che non farlo.

Di questi tempi, per via della competitività internazionale, bisogna guidare il Paese (e per prima la Pubblica Amministrazione) a compiere i passi giusti nei tempi sempre piu brevi cui siamo costretti, ma creando da subito le condizioni migliori per farlo, attraverso una progettualità di base solida e indirizzata. E troppo spesso è proprio questa, di fatto, a mancare.

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