Il galateo in azienda
Ritratto di monsignor Della Casa (Pontormo - National Gallery of Art, Washington)

Il galateo in azienda

Regole di bon ton per manager gentili.

La parola galateo, come molte altre diventate di uso comune, rischia di perdere nel tempo l’eredità della sua origine. Non tutti ricorderanno, infatti, che deriva da un trattato scritto verso la metà del ‘500 da monsignor Della Casa, il cui titolo completo era “Trattato di messer Giovanni Della Casa, nel quale sotto la persona d'un vecchio idiota ammaestrante un suo giovanetto, si ragiona de modi, che si debbono o tenere, o schifare nella comune conversatione, cognominato Galateo overo de costumi”. Nell’opera l’autore esplorava, in modo tutt’altro che pedante, quei comportamenti e quei costumi rinascimentali che nell’insieme restituivano un modello che Della Casa vedeva democraticamente applicabile non solo alla nobiltà.

Dall’uscita dell’opera ad oggi, quei codici si sono adeguati di volta in volta ai costumi del tempo, rimanendo però sempre fedeli alla loro missione di definire il modo di “comportarsi bene” all’interno di un contesto sociale.

Ecco, allora, una lettura semiseria e in chiave moderna di alcune regole di bon ton che, a ben guardare, potrebbero caratterizzare i tratti di un leader gentile dei nostri giorni.

 

“La superbia non è altro che il non istimare altrui, e (come io dissi da principio) ciascuno appetisce di essere stimato”

Un leader sa mantenere a freno il proprio ego e dà spazio agli altri per incentivare la creazione di un clima inclusivo e armonioso.

 

“Schernire non si dèe mai persona, quantunque inimica, perché maggior segno di dispregio pare che si faccia schernendo che ingiuriando”

Un leader protegge sempre la dignità della persona ed evita comportamenti che possano risultare offensivi  o lederne l’autostima.

 

“Il profferire il tuo consiglio, non richiesto, niuna altra cosa è che un dire di essere più savio di colui, cui tu consigli; anzi un rimproverargli il suo poco sapere e la sua ignoranza”

Un leader non mette in mostra il proprio sapere e le proprie capacità al solo scopo di creare imbarazzo negli altri e dare risalto alle loro lacune e debolezze.

 

“Per che non si dèe dire né fare cosa per la quale altri dia segno di poco amare o di poco apprezzar coloro co’ quali si dimora”

Un leader sa mantenere un ascolto attivo e si astiene dall’assumere comportamenti che dimostrino scarsa attenzione o considerazione della persona, come interrompere frequentemente o guardare di continuo lo smartphone.

 

“Le parole, sì nel favellare disteso come negli altri ragionamenti, vogliono esser chiare, sì che ciascuno della brigata le possa agevolmente intendere”

Un leader adotta un linguaggio adeguato al contesto particolare e alla platea in modo che risulti per tutti chiaro, comprensibile e quindi efficace.

 

“E negli altri bisogna che tu ti avezzi ad usare le parole gentili e modeste e dolci, sì che niuno amaro sapore abbiano; et innanzi dirai: – Io non seppi dire – che – Voi non m’intendete – e – Pensiamo un poco se così è come noi diciamo – più tosto che dire: – Voi errate! – “

Un leader mantiene un comportamento controllato ed evita di assumere atteggiamenti che dimostrino  fastidio, insofferenza o ira.

 

“Anzi, quando ciascuno è per ire a tavola e sono preste le vivande ... essi... dicono: – Ben potete indugiare un poco sì, che fretta è questa stamane? – e tengono impacciata tutta la brigata, sì come quelli che hanno risguardo solo a se stessi et all’agio loro, e d’altrui niuna consideratione cade loro nell’animo”

Un leader dà valore al tempo degli altri ed evita di farsi attendere agli appuntamenti perché considera la puntualità una forma di rispetto.

 

Un leader, infine, sa che un atto di gentilezza ripaga sempre perché:

“Chi sa carezzar le persone con picciolo capitale fa grosso guadagno”


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