Il Gioco

Il Gioco

Lo psicologo:

“Il gioco? Non è intrattenimento, ma una droga che colpisce ogni età”Sempre più diffuso negli spazi commerciali e nei luoghi aggregativi nelle sue varie forme, il gioco è sempre più sottovalutato. Eppure i disturbi connessi alle dipendenze da gioco d’azzardo colpiscono ogni età e si basano su uno stimolo basilare: l’emozione della vincita

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Giovanna ha sei anni. Da qualche tempo la mamma ha smesso di portarla a scuola. Ad assolvere a questo compito c'è il nonno, da poco andato in pensione. Con il passare del tempo, la mamma comincia ad intuire che nel comportamento di Giovanna c'è qualcosa di strano. La bambina sembra timorosa e dubbiosa. La mamma si rivolge invano agli insegnanti prima che il timore della figlia venga allo scoperto. "Il nonno continua a grattare dei bigliettini tutti colorati", suggerisce la bambina.

Nonostante la giovane età, ha già intuito che in quella modalità c'è qualcosa che non quadra, qualcosa di profondamente nocivo per la salute. La mamma di Giovanna viene in seguito a conoscenza del resto della storia: suo padre aveva venduto il box auto che era stato ristrutturato grazie ad un premio di 10mila euro ai gratta e vinci. È bastata una sola vincita per scatenare il processo che ha portato il nonno di Giovanna ad entrare nel circolo vizioso dell'azzardo e ad indebitarsi. Sembra una storia singolare, ma assomiglia purtroppo a tante altre storie, più o meno simili, in un Paese dove questo tipo di dipendenze vengono ancora sottostimate.

"Il problema principale" sottolinea Simone Feder, psicologo della Casa del Giovane di Pavia e coordinatore del movimento No Slot, "è sempre la vincita o la sensazione che genera la vincita: questa sensazione è sempre il punto di innesco per una patologia da gioco d'azzardo. Prendiamo il 10 e lotto, che è molto pubblicizzato e che vanta un'estrazione ogni 5 minuti. Il punto non è tanto quanto si gioca, ma che con questa modalità tieni agganciato il giocatore tramite il condizionamento costante e la ripetizione dello stimolo. Ad essere molto predisposte a questo tipo di gioco sono, ad esempio, le signore di mezza età".

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"Il gioco oggi è camuffato, viene visto come intrattenimento o oggetto innocuo, ma possono davvero essere considerate così dinamiche che creano dipendenze? Eppure il gioco è sempre più diffuso nei centri commerciali e negli spazi aggregativi e non c'è la consapevolezza di cosa possa innescare. Prendiamo i gratta e vinci: molti di quanti cominciano, lo fanno giocando con le zie e le nonne. Queste lotterie istantanee vengono, inoltre, proposte ovunque".

Eppure è proprio combattendone la capillarità che si potrebbe invertire la tendenza: "Se il gioco non è immediatamente reperibile, allora tutta la catena si spezza. Gli effetti benefici si riscontrano, a cascata, per tutti gli altri, differenti, tipi di azzardo" spiega Feder. Anche perché la tipologia dei giocatori è molto varia. "Esiste chi si sposta da una dipendenza a un'altra, ad esempio dalla cocaina alle slot, ma ci sono anche altre tipologie, come chi ha avuto una riorganizzazione del proprio tempo libero, ad esempio i pensionati o i disoccupati, o anche, banalmente, le persone che si imbattono nel gioco e dopo una vincita, magari cospicua, cadono in una vera e propria dipendenza. Sono categorie che coprono ogni fascia di età e spesso ogni variabile sociodemografica".

Se la parte preponderante rimane quella delle slot, nuove dipendenze derivano anche dall'on-line. A rischio, spesso, sono anche le persone più mature: "Il 95% delle persone che abbiamo in cura, lo sono per AWP e VLT, e da quello che osservo anche le slot si fanno sempre più appetibili con nuove grafiche e tematiche. Per quanto riguarda l'on-line, a differenza di quanto si creda, i più colpiti sono le persone di una certa età", mentre i giovani sono sempre più a rischio.

"Il 70% dei minori, in Italia, conosce posti dove è possibile giocare anche da minorenni e si possono trovare a vivere in contesti relazionali già intossicati dal gioco. Come si fa a capire che la patologia d'azzardo è un problema quando si ha un genitore in casa che è dipendente?" sottolinea Feder. Un'ulteriore conferma di un problema sempre più pervasivo che non conosce né età, né barriere.

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