Il grande, vergognoso, incredibile spreco dei fondi europei
Che lo spreco miliardario di cui sto per parlare emerga nel dibattito pubblico solo sporadicamente, e con articoli di pagine interne, mi sembra incredibile. Che non ci siano continue interrogazioni parlamentari, rivoluzioni nei consigli regionali, manifestazioni di piazza per questi soldi nostri che buttiamo dalla finestra da decenni, non è spiegabile neppure con l’allegra ignoranza, col pressapochismo provinciale, con la burbanza di politici di quarta serie. Stiamo cercando risorse da qualunque parte, discutiamo se ci sono le coperture per gli 80 Euro, ci allarmiamo per le ruberie all’Expo ma non solleviamo un sopracciglio per il fatto che dei 21 miliardi di fondi europei destinati all’Italia nel periodo 2007-2013 ne abbiamo spesi meno del 46%. Ora abbiamo due anni di tempi supplementari per rimediare e spendere gli 11 miliardi e 407 milioni rimasti sul tavolo, mentre stanno arrivando i soldi del nuovo ciclo di programmazione 2014-2020 che ingolferanno Ministeri e Regioni (specialmente le Regioni) che dovranno inventarsi una capacità di spesa superlativa, mai vista, per spendere tutti i soldi. L’argomento può essere molto tecnico, e quindi mi perdonerete se lo propongo in forma divulgativa per i non esperti. Sostanzialmente l’Unione Europea promuove una politica di coesione per lo sviluppo di migliaia di progetti in tutte le regioni europee, finanziati sulla base di fondi strutturali costituiti con soldi conferiti da ciascun Paese membro dell’Unione (per i termini in corsivo e spiegazioni più ampie si può leggere QUI, anche se il documento fa riferimento al precedente ciclo di programmazione); una montagna di soldi che costituisce all’incirca un terzo del bilancio europeo. I progetti non sono inventati a caso ma devono essere coerenti con un Quadro Strategico Nazionale frutto di ampia discussione a livello europeo e nazionale col coinvolgimento delle Regioni. Vale a dire: date certe politiche europee (che l’Italia concorre a definire), ogni nazione stabilisce come declinarle nel proprio Paese e ogni Regione, poi, definisce specificatamente che tipologia di progetti saranno ammessi a finanziamento visti i problemi e bisogni locali. Quindi: nulla viene calato dall’alto o imposto dalla Merkel. Nei sette anni tipici del ciclo europeo di programmazione moltissimi soggetti locali, pubblici e privati, possono concorrere con progetti attingendo a tali risorse, sempre in coerenza con le linee regionali definite in documenti chiamati POR – Programma Operativo Regionale che devono essere definitivamente approntati e approvati entro metà Luglio 2014 (per il corrente ciclo di programmazione), e quindi in linea con tutti gli orientamenti nazionali ed europei. Per il ciclo di programmazione 2014-2020, dei 351,8 miliardi di Euro di fondi strutturali per le politiche di coesione da ripartire fra i 28 Paesi membri, all’Italia toccheranno 32 Miliardi, ovvero circa cinque miliardi in più del precedente ciclo; a questi occorre aggiungere 22,8 Miliardi dell’Obiettivo Convergenza per le Regioni del Sud, più 21 miliardi del fondo Feasr per lo sviluppo dell’agricoltura, più altro ancora che vi risparmio inclusi gli 11 miliardi e mezzo residui della vecchia programmazione di cui vi ho già detto e rilevanti quote di cofinanziamento nazionale per un totale, per il settennato che abbiamo davanti, di circa 113 Miliardi di Euro. Ve lo riscrivo in lettere maiuscole, così vi resta impresso:
“CENTOTREDICIMILIARDIDIEURO.”
Si tratta insomma di soldi nostri, di soldi di cittadini europei ridistribuiti secondo criteri precisi che ci ripigliamo sotto forma di finanziamento di progetti utili per lo sviluppo economico, per la tutela sociale, per la formazione dei lavoratori, per il sostegno dell’agricoltura e della pesca e così via. Se non facciamo i progetti e non li finanziamo, perdiamo i soldi che tornano nelle disponibilità dell’Unione. Insomma: l’Italia (e ciascuna Regione) non ha un accredito da utilizzare a piacere ma un fondo al quale attingere per assicurare lo sviluppo regionale in maniera trasparente, rendicontabile e valutabile e tutto questo, effettivamente, non è semplice. Le burocrazie regionali hanno grandi responsabilità nel lassismo che ci ha fatto perdere tanti soldi in passato; la politica ne ha altrettante nel vedere questi denari come occasioni di clientele e facile consenso (frammentando questi miliardi di micro-progetti svilupperemo e faremo crescere le nostre Imprese e accontenteranno un po’ tutti MPMGI nella loro veste di beneficiari. Gli Imprenditori, e soprattutto i Consulenti e gli specialisti di materi, hanno avuto e avranno le loro colpe per non aver fatto usufruire a 360° dei benefici della comunità Europea sia a fondo perduto, crediti d’Imposta e finanziamenti agevolati e quant’altro, chiudendo così l’opportunità sui reali utilizzi, solo per mancanza di competenza di questa importantissima e delicatissima materia..Oggi tutto questo deve finire. In Italia non ci possiamo permettere di buttar via niente dobbiamo essere uniti. Cento e rotti miliardi sono un gran mucchio di soldi che possono realmente contribuire in maniera significativa alla ripresa di questo meraviglioso mondo IMPRENDITORIALE.
PURTROPPO COME GLI IMPRENDITORI ERANO ANNI FA’, LO SONO ANCHE OGGI PER QUESTE BELLISSIME OPPORTUNITA’ DI CRESCITA INSUSTRIALE DEL NOSTRO MERAVIGLIOSO PAESE.
CI SONO E NOI SIAMO SPECIALIZZATI IN QUESTO.
EVITIAMO GLI SPECHI.
Spalletti61@gmail.com 3406350082 – 3484551431