REPORTAGE: Il grido di dolore della Mazzarrona

REPORTAGE: Il grido di dolore della Mazzarrona

Grottasanta: una zona alla periferia nord-est della città dove il tempo sembra essersi fermato, tra degrado, incuria e voglia di riscatto sociale. Palazzine popolari dalle facciate logore, aree campestri incolte, discariche abusive a cielo aperto.

di Gianluca Russo – Mascia Quadarella

SIRACUSA – I colori vivaci dei murales, tra il sacro e il profano, tentano di abbellire le logore facciate delle palazzine popolari, ma la Mazzarrona, ancora oggi, risulta un rione cittadino grigio, degradato e caratterizzato da una diffusa sofferenza socio-economica dei suoi abitanti. In questa vasta area, ricadente nella poliedrica circoscrizione di Grottasanta, che iniziò a popolarsi densamente nella prima metà degli anni 80, quando la consegna degli alloggi di edilizia residenziale pubblica determinò il trasferimento di molte famiglie, è rimasta purtroppo una periferia “ghettizzata”, che invoca riqualificazione e attenzione istituzionale. I riflettori politici sui suoi tanti problemi, ormai come da gretto rituale meccanizzato, si accendono in prossimità delle tornate elettorali, per poi spegnersi ad intermittenza, senza assicurare la giusta luce. «La sicurezza a 360° è la prima delle condizioni – premette Pamela La Mesa, presidente della circoscrizione Grottasanta- che andrebbe garantita ai residenti».

«Partiamo- afferma la presidente- da alcuni tratti viari particolarmente pericolosi, come quelli di via Gaetano Barresi e via Luigi Cassia, utilizzati dagli automobilisti incauti come corsie a scorrimento veloce». «Chiediamo- sottolinea La Mesa- che almeno in via Barresi venga realizzato, per delimitare ancora meglio i due sensi opposti di marcia e non consentire le inversioni, un cordolo spartitraffico fino alla rotatoria». «Altro elemento di rischio – denuncia – è costituito da tutte le aree campestri incolte che costeggiano il centro abitato, alcune delle quali ospitano anche dei ruderi, che diventano ricettacoli di topi, insetti e scarafaggi, pronti a intrufolarsi da ogni finestra aperta degli appartamenti vicini». Tra le sterpaglie poi, la triste sorpresa. «Si, l’ho visto con i miei occhi: erano le undici di sera, un furgone verde ha scaricato dei rifiuti ed è sparito in un attimo». Tra i palazzi delle case popolari di via Algeri ci sono le discariche abusive. Plastica, calcinacci, materassi, sanitari, scheletri di scooter bruciati, mobili, frigoriferi, pneumatici e materiali infiammabili di ogni tipo.

Non sembrano buttati lì per caso. Ci sono scarti edili pure sul sentiero che collega il quartiere alla pista ciclabile, ma nessuno ci passa se non per scaricare mobili vecchi. Si trovano cumuli di rifiuti all’ ingresso dei palazzi, nei sottopassaggi che collegano gli stabili tra loro e ai bordi dei vicoli sterrati sommersi dalla vegetazione. Al civico 122, in un palazzo di cinque piani visibilmente degradato, vivono ventiquattro famiglie e molti bambini. Per Caterina, madre di due figli «non è normale affacciarsi alla finestra e respirare il fumo del rogo tossico di sterpaglie e copertoni» che qualcuno ha appiccato sotto casa. Non è così normale che Caterina debba vivere in una casa con le pareti squarciate dall’umidità di risalita e nessuno dell’Istituto Autonomo Case Popolari se ne sia mai occupato: «sono anni che li chiamo ma non viene mai nessuno».

Di certo questo disagio non fa piacere a suo figlio, che dorme su un letto attaccato alla parete e soffre d’asma bronchiale. Al secondo piano, Donatella ha un solo documento del 2011 rilasciato dai vigili del fuoco datato che certifica l’inagibilità del suo appartamento: «distacco degli intonaci dell’intradosso del solaio del bagno e parti in imminente pericolo di crollo. Necessari ed urgenti lavori di ripristino. Il fabbricato risulterebbe proprietà Iacp Siracusa, tanto si comunica per gli urgenti provvedimenti a salvaguardia dell’incolumità delle persone». Eppure sul sito Iacp, il “Regolamento dei rapporti locativi” parla chiaro: «niente manutenzione per gli assegnatari morosi oltre i tre mesi, salvo i casi ove siano presenti pericoli per l’incolumità privata o pubblica». Ma allora, una parete friabile sul punto di crollare, che rischio incolumità rappresenta? Nel piano triennale 2015-2017 dello Iacp Siracusa, la programmazione del recupero di via Algeri (e non solo) è ben documentata.

I soldi sbloccati in Regione per finanziare i progetti di edilizia sociale e manutenzione straordinaria, ci sono. Resta l’annoso problema degli inquilini morosi che sono tanti: «Se il Comune non garantisce prima la mia incolumità qui dentro, non pago nulla – spiega un’altra mamma – non posso rischiare la mia vita e quella dei miei figli. Andrea, che vive in un palazzo vicino, ricorda bene l’incendio del 2014 che ha distrutto la sua camera: «è successo alle tre di notte e ho dovuto spegnere le fiamme da solo». «Qui la gente non riesce a mangiare, figuriamoci a ristrutturare il proprio appartamento», continua Andrea Rustico, trentadue anni, consigliere di quartiere con il piglio del «leader», intenzionato a realizzare un «banco alimentare di via Algeri» e garantire «il cibo necessario a chi ha più bisogno, per affrontare uno o due giorni senza grosse difficoltà ». Sono i residenti stessi a darsi da fare. Dario Baio è uno di questi.

Grazie all’Associazione Pro Via Algeri, di cui è presidente e fondatore, fa da spola tra i residenti e il Comune per qualsiasi problema. Di solito non le manda a dire. Sul problema degli assegnatari morosi taglia corto: «è necessario annullare tutti i debiti degli inquilini e dare loro la possibilità di ripartire da zero». In prima linea contro il degrado nel quartiere, la sua associazione popolare è un vero e proprio luogo d’incontro e di svago per i residenti. «Chi non ha mai vissuto in via Algeri non può capire cos’è davvero questo quartiere» conclude Dario, che contro la discriminazione non vuole più sentir parlare di «persone della via Algeri» ma di persone, persone e basta.

IL «RESTYLING»

I progetti di recupero in attesa del finanziamento di oltre otto milioni di euro sbloccati di recente stanziati dall’Ars, riguardano nello specifico anche le case popolari di Siracusa: via Algeri n°104-106 (756.000 euro), al n°78 (638.000 euro), al n°86 (658.630 euro) mentre oltre un 1.400.000 euro per via Algeri n° 88, 90, 92 e 94, via Cassia 69 (764.550 euro) per edilizia scolastica e sociale, Via Cassia 60 (1.549.370,49). L’assessorato alle politiche educative del comune di Siracusa, inaugurerà inoltre per la stagione estiva, attività di intrattenimento ludico-creativo per i più piccoli e di sostegno alle famiglie. Ad agosto sarà attivo un campus organizzato da 60 volontari “focolarini” e altre associazioni cittadine.

L’INTERVISTA

L’assessore Rosalba Scorpo «Social Housing a sostegno di chi soffre di più»

di Gianluca Russo

SIRACUSA. Le recenti dichiarazioni dell’on. Vincenzo Vinciullo, presidente della commissione Bilancio e Programmazione della Regione, sullo sblocco dei fondi per l’edilizia popolare siracusana non tranquillizzano del tutto gli assegnatari degli alloggi. Alle Politiche Sociali, l’assessore Rosalba Scorpo rassicura: «Sarà una boccata d’ossigeno per la città».

A cosa serviranno questi soldi? Serviranno agli interventi di urbanistica «Serviranno anche a coprire le spese per gli alloggi in difficoltà strutturali o scarsamente igienici. Fondi sbloccati si, ma non abbiamo ancora avuto comunicazioni ufficiali dalla regione, l’iter burocratico è lungo ma alla fine arriveranno a Siracusa.

Alcuni inquilini già morosi non pagheranno più gli affitti perché le case cadono a pezzi e nessuno interviene sulla manutenzione… «In questo momento adoperiamo la strategia dello scorporo dei canoni. In pratica, se una famiglia deve far fronte ad un opera di ristrutturazione, ad esempio sulla pavimentazione, può rivolgersi a una ditta con regolare partita iva per un preventivo da far pervenire poi presso i nostri uffici. L’assessorato lo passerà all’ufficio tecnico e, una volta accettato il preventivo, potranno cominciare i lavori in autonomia.

Quanti usufruiscono dello scorporo? «Sto in assessorato da poco ma in un anno ci sono stati una decina di casi: piccoli interventi di ristrutturazioni, problema della muffa, la pavimentazione, spese di poche di migliaia di euro e per circa un anno l’inquilino non corrisponde il canone locativo. Molte famiglie accettano pur di sistemarsi le case e non pagare il canone. Alle politiche sociali arrivano varie segnalazioni ma siamo ormai in grado di capire chi ha davvero bisogno e chi invece non paga di proposito. E sono ancora molti».

Tra gli assegnatari c’è chi ha azzardato la proposta di annullare tutti i debiti per morosità, trova assurda questa proposta? Si, non è possibile! Al contrario sarebbe il caso di recarsi presso gli uffici e trovare una soluzione sanatoria, gli uffici sono a disposizione dei cittadini. Le morosità si possono rateizzare e di solito evitiamo di contattare gli assegnatari nei primi mesi di morosità, non li pressiamo insomma. Un‘esempio di collaborazione fattiva, o per meglio dire un traguardo, è quello che nel giro di un anno ho assegnato sette appartamenti a persone che hanno chiesto una casa legalmente una casa, già in graduatoria e che non hanno scelto la via dell’abusivismo. Abbiamo 1200 alloggi da controllare. Il messaggio è : se vedete una casa vuota, segnalatemelo, farò le verifiche e se opportuno, assegnerò la casa. Cosi ho dato sette appartamenti.

Sulle discariche abusive cosa mi dice? Che ci vorrebbe un monitoraggio di video sorveglianza continua ma poi qualcuno potrebbe distruggerle. Ci sono colleghi che stanno studiando meglio il problema».

Quindi solo interventi di manutenzione ordinaria o il quartiere cambierà look del tutto? «Questo di preciso non lo so. Spero invece di poter ridare dignità a quelle famiglie che hanno bisogno e ai loro alloggi. Invito tutte le famiglie a prendersi cura del proprio alloggio come fosse il loro, e capire che solo se si ci si confronta in maniera costruttiva si raggiungono risultati, se ci si scontra sempre e comunque non si trovano soluzioni».

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