"​Il Mito di Essere Forti"​

"Il Mito di Essere Forti"

Colleghi che indossano l’abito di “quelli che non hanno bisogno”, ce la fanno da soli, sono autonomi, cascasse il mondo.

Amici che fanno cose assurde, pur non facendocela più in qualche situazione, basta non chiedere aiuto.

Parenti in crisi, che trovano mille regioni pur di non rivolgersi a un professionista per farsi aiutare.

Schiere di persone, uomini e donne, che non devono chiedere mai, come nello spot di Denim di alcuni anni fa. O come Clint Eastwood, freddo e impassibile, in grado di affrontare ogni sfida senza batter ciglio. 

Ne siamo circondati e, forse, ne facciamo parte: quelli forti, che non hanno fragilità, quelli e quelle inossidabili, super, wonder.

Brutte notizie: i supereroi esistono solo nel mondo dell’immaginazione. Nel mondo reale, al massimo si tratta di “copioni” da interpretare, se non di “maschere” da indossare, tutto questo, di solito, nella più completa inconsapevolezza.

A volte devi essere forte è una richiesta esplicita che i genitori fanno ai bambini; altre volte sono i bambini che traggono questa conclusione, dando un loro significato a parole e/o comportamenti degli adulti. Oppure sono modelli famigliari imitati; le possibilità sono tante, alla base di tutte c’è l’idea di dover essere speciali, per esempio forti, per potersi accettare ed essere accettati. Convinzione fonte d’infinita fatica, frustrazione e sofferenza.

Nel suo modello dell’Analisi Transazionale, Eric Berne teorizzò che ciascuno essere umano cresce ricevendo dai propri genitori, o dalle figure di riferimento, dei messaggi che “modellano” e guidano nella costruzione dell’identità e dei comportamenti. Lo psicologo Taibi Kahler, esperto di AT, sviluppò alcune parti della teoria di Berne, definendo cinque categorie, cinque tipi di copioni, che caratterizzano le persone in modi differenti, secondo le esperienze vissute e delle interiorizzazioni fatte: Compiacimi, Sii Perfetto, Sii Forte, Sforzati, Sbrigati.

Il copione “sii forte” chiede all’individuo di resistere a se stesso in nome di esigenze di ordine superiore (autorità), di staccare i contatti con le proprie sensazioni e i propri desideri in modo da poter resistere alla pressione, di non fermarsi quando è stanco o di non chiedere ciò che desidera. Chi ha una spinta sii forte, ha solitamente un senso del dovere molto alto; da bambini le ingiunzioni ricorrenti erano fai il tuo dovere, solo le femminucce piangono, arrangiati da solo, devi farcela per te stesso, sii di aiuto, bisogna sempre mostrarsi forti, non dimostrare mai ciò che provi, i panni sporchi si lavano in casa.

In una relazione, in un nucleo famigliare, la persona con la spinta sii forte si fa carico di ogni cosa; è affidabile, ci si può appoggiare, le/gli si può delegare. Spesso ha un partner con tendenza alla dipendenza affettiva, bisognoso e ipo-responsabile, l’incastro collusivo è perfetto. Se la relazione dura nel tempo, è facile possa accadere che, in modi diversi, i partner accumulino risentimento, il primo perché deve pensare sempre a tutto, il secondo perché soffre di senso d’inadeguatezza e si sente inferiore o incapace.

Nelle aziende, il personale che ha questa spinta è ovviamente apprezzato perchè lavora duramente, si adatta anche a condizioni difficili senza lamentarsi, non si preoccupa di chiedere per sé ma di dare all’azienda. Tutto questo ha senso e funzione, ma diventa rischioso se assunto a norma e, soprattutto, se manca di attenzione a se. Quando c’è questa spinta la fase di espressione delle insoddisfazioni è seriamente inibita, poiché lamentarsi è una forma di debolezza. Sindrome da stress e burnout trovano la strada aperta.

Essere forti nei momenti in cui è necessario è sicuramente una risorsa, essere obbligati a mostrarsi forti costantemente significa presentarsi agli altri con una maschera per non vedere e far vedere le proprie fragilità. I due elementi che hanno peso per determinare il versante “funzionale” o “disfunzionale”, nel comportamento sono: è consapevole o inconsapevole? E’ costante, senza valutazione del contesto e della specifica situazione, o è specifico, in funzione di elementi diversi?

Brené Brown, professoressa e ricercatrice dell’università di Houston, è famosa per i suoi studi sociali sul coraggio, la vulnerabilità, la vergogna e l’empatia; una delle sue prime conferenze su TED, “Il potere della vulnerabilità”, ha avuto trentacinquemilioni di visualizzazioni. La ricerca di B.Brown è iniziata nel 2002 ed è focalizzata sugli effetti della comunicazione sincera e del comportamento autentico nelle famiglie, nelle scuole, nelle organizzazioni. Essere se stessi autenticamente, anziché disperdere energie psichiche per nascondere fragilità e debolezze, fare i conti qualche volta con la propria vulnerabilità e i propri limiti, non con rassegnazione ma con autentica accoglienza della propria umanità, si è rivelato essere il punto di svolta fondamentale.

Per fare questo è necessario anche lasciare più spazio alle emozioni, che sono una risorsa e non una debolezza; ci aiutano a comunicare i nostri stati d’animo, e quindi a migliorare le nostre relazioni con gli altri. Come ci insegna Daniel Goleman, che divulga le sue ricerche da oltre un trentennio, coltivare l’Intelligenza Emotiva, allenarla, svilupparla, può fare una grossa differenza per la vita interiore, con se stessi, e per la relazione con gli altri. Con questo tipo di risorsa a disposizione, anziché dover essere sempre forti, è possibile mettercela tutta con passione e impegno, manifestando i propri bisogni e i propri limiti quando necessario. Molto più semplice, sano e autentico.

Tiziana Ferrante

Pensionata- ex Dirigente bancario presso Intesa Sanpaolo

5 anni

grazie Milena! 🙏🏻ancora una volta i tuoi pensieri arrivano nel momento giusto😉! viva l’autenticità 👏👏

Bruno Vacciano - Coach ICF PCC

Professional Certified Coach (PCC) ICF | Daniel Goleman Emotional Intelligence Certified Coach | Trainer

5 anni

Grazie Milena Screm per il tuo articolo illuminante sulle trappole mentali nelle quali possiamo rimanere bloccati e su come l’Intelligenza Emotiva sia cruciale per superarle ed esprimere pienamente il nostro potenziale. 👏

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