Il mondo delle startup non decolla!

Il mondo delle startup non decolla!

L’ecosistema startup in Italia non riesce a decollare. Le scelte politiche attuate fino ad oggi non funzionano per niente. Le strategie applicate sono inefficaci, e il mondo delle startup italiane è più che piccolo, PICCOLISSIMO, se paragonato a realtà come USA, Gran Bretagna ma anche Francia e Spagna.

In molti hanno spiegato perché fare un registro di Stato per definire con una legge l’“innovatività” di un progetto rappresenta un errore di base, che non porta alla creazione del valore economico e industriale. E’ stato anche detto il perché l’approccio quantitativo non è efficace se non si applica anche un approccio qualitativo, in altre parole è perfettamente inutile avere migliaia di startup iscritte al registro se poi esse sono aziende piccolissime, spesso del tutto fantasiose e senza neanche un sito web.

Bisogna puntare sulle startup potenzialmente più promettenti che ci sono; bisogna creare ecosistemi dotati di autonomie decisionali (magari applicando la gestione autonoma delle città e così anche forme di concorrenza territoriale) e, soprattutto, gli incentivi fiscali dovrebbero portare a zero le tasse, ma zero proprio, per i primi tre anni perché tanto se non dai alle aziende la possibilità di nascere e crescere non avrai mai nuove imprese che poi pagheranno le tasse quindi si dimostrerebbe politica lungimirante farle partire e poi tassarle dal terzo anno (magari alleggerendo la pressione fiscale attualmente imposta alle imprese) e chi fallisce prima semplicemente chiude e magari ci riprova.

Il mondo delle startup italiane ha pochi soldi e la mancanza di questi soldi non solo è deleteria per le startup ma anche per tutti gli altri attori che nell’ecosistema si muovono, i quali, anche nel caso dei più bravi, si vedono costretti a cercare attività parallele rispetto ai loro core-business al fine di mantenere la loro sostenibilità, cosa che da un lato crea anche nuove opportunità ma che rende comunque tutto più difficile e anche un po’ confuso.

Vedere ecosistemi di altri Paesi, a partire da quelli che confinano con il nostro, crescere a ritmi sostenuti e non perché hanno imprenditori migliori, ma perché hanno strutture politiche, fiscali, burocratiche meno complesse, più leggere e più lungimiranti e aperte al futuro, lascia amarezza.

Se vogliamo che veramente il 2017 sia l’anno della svolta in cui anche gli ecosistemi italici possano giungere a livelli paragonabili a quelli dei Paesi simili al nostro dobbiamo abbandonare del tutto e rapidamente le politiche fino a qui attuate, favorendo per esempio culturalmente (e possibilmente anche fiscalmente ma in modo deciso) gli investimenti in startup anche da parte di chi, principalmente famiglie facoltose e imprese, fino a oggi ha preferito altri strumenti che però, con i tassi di interesse bassissimi, sono diventati assai poco interessanti, aiutandoli per esempio, così come hanno fatto in Francia, a destinare una parte dei capitali ai fondi di Venture Capital.



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