IL NAUFRAGIO DELLA RAGIONE


Non è per nulla facile sbrogliare la matassa dei fatti che accompagnano le nostre giornate e che spesso incidono  sul piano culturale,economico,sociale e di costume  ;fatti  che a volte  ci sorprendono per la loro novità o per la loro gravità e che possono collocarsi al disopra della capacità di afferrarli nel loro senso e nella loro portata .E'  difficile la navigazione nel vasto mare della complessità… Si dice spesso per definizione che la società è complessa;non si dice,però,come bisogna affrontarne i problemi.Si è scelto e si continua a scegliere il ricorso alla semplificazione,a volte con qualche tratto di brutalità e di rozzezza.Da qualche anno alla semplificazione si sono aggiunte l'improvvisazione e la presunzione di conoscenza e di competenza.

Sul piano politico le forze politiche, pur avendo qualche percezione della complessità dei compiti che devono affrontare, alternativamente quando hanno la responsabilità di governare  non si premurano di dotarsi di strumenti e di idee adeguati,  ma ricorrono alla scorciatoia del leaderismo,ai misconoscimento del ruolo e della funzione  degli enti intermedi della società civile(sindacati,associazioni,parrocchie,scuole,università etc.), a  riforme che consegnano al capo di governo poteri difficilmente sindacabili  e alla demonizzazione di ogni forma di diversità.E se devono affrontare casi di pericolo o emergenze si consegnano a politiche securitarie ,comprese quelle  che non escludono il ricorso alle armi ,se credono che siano utili per contrastare eventuali minacce  al benessere e alle libertà della nazione.

Si è nel mezzo di un  naufragio della ragione e non è facile individuare il percorso  per potersi salvare,soprattutto in presenza dei tanti  che   assistono con compiacimento alla dissoluzione dei legami comunitari come se fosse uno spettacolo. La condizione di crisi ,di disagio e di disorientamento collettivo  in cui ci si trova  dovrebbe chiamare alla  responsabilità e  all’impegno quelle riserve di competenza ,di serietà,di disponibilità al dialogo che ancora sono reperibili nel seno della nostra società;dovrebbe chiamare chi ancora spera in una società migliore alla lotta serrata contro gli esponenti che fanno della vita pubblica un'indecente commedia di guitti ,di voltagabbana ,di parolai vuoti e compiaciuti.Di impuniti prepotenti.

Partire bisogna da qualcosa che ci unisca,anche se è  difficile trovarlo in un mondo che rigurgita di certezze,che crescono nel fanatismo e trovano alimento nell'odio verso chi è diverso per età,condizione sociale, provenienza,cultura,religione.Se ci fosse ancora in giro un po' di buonsenso ,si farebbe di tutto per salvaguardare dal disastro i luoghi in cui si potrebbe sperimentare la forza propulsiva e benefica del dialogo,dell'ascolto e della volontà di comprendere e di accettarsi.Penso innanzitutto alla scuola,ma anche alle organizzazioni sociali e culturali. Penso  anche ad alcune forze esistenti nel Parlamento.Non ci sarà salvezza,però, se parlare e discutere  significa solo aggredire,offendere,umiliare;se si vuole a qualsiasi costo vincere e non convincere.

 

  NAUFRAGIO DELLA RAGIONE


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