Il passato parla al presente: 1816 l'anno senza estate
Moneta con Cà De Sass e dicitura:: il pubblico denaro sia cosa sacra / va conservato scrupolosamente / va donato con munificenza

Il passato parla al presente: 1816 l'anno senza estate

Nel 1815 l’esplosione in Indonesia del vulcano Tambora innescò un disastro ambientale dalle ripercussioni globali. Questo evento ebbe la sua massima portata nel biennio 1816-1817. Tre anni di mancato raccolto avevano piagato pesantemente il territorio lombardo; alla carestia e alla mancanza di lavoro si era aggiunta, in alcune zone, anche una epidemia di tifo petecchiale.

Frotte di mendicanti affamati non riuscivano più ad essere assistiti da nessuna delle strutture assistenziali presenti nelle città lombarde e neppure a Milano, che pure vantava una lunga tradizione di beneficenza privata. La preoccupazione per l’ordine pubblico era grandissima.

Nel 1816, a Milano, in un periodo conosciuto tristemente come “anno senza estate”, si riunì per la prima volta la Commissione Centrale per dar lavoro ai poveri, organismo istituito proprio in quell’anno per trovare soluzione alla gravissima crisi che aveva colpito il territorio lombardo, a causa della carestia, della mancanza di lavoro e del diffondersi di un’epidemia. Una crisi dall’impatto sociale potenzialmente devastante.

La prima riunione si svolse in una data più che simbolica per Milano, il 7 dicembre dello stesso 1816, giorno di Sant’Ambrogio, patrono della città.

Il nome adottato dalla Commissione, Commissione Centrale per dar lavoro ai poveri, fa riflettere su un fatto forse poco noto: nella Lombardia, appena tornata sotto gli austriaci, non era ammesso fare la carità e la mendicità era bandita e fuori legge.

Era, però, dovere di chi amministrava la ‘cosa pubblica’ aiutare le persone a trovare un lavoro per metterle nelle condizioni di procurarsi autonomamente il sostentamento di cui hanno bisogno. In questo contesto la Commissione cercò dapprima di concentrare e razionalizzare i fondi provenienti della beneficenza privata, facendoli confluire dove i bisogni erano maggiori. Ma il denaro donato dai privati benefattori non bastava all’emergenza. Servivano altri soldi.

Il salto di qualità negli interventi si ebbe solo con l’autorizzazione governativa a fissare l’imposta straordinaria sulla proprietà fondiaria lombarda (una sorta di patrimoniale) di un centesimo sopra ogni scudo d’estimo, deliberata il 14 maggio 1817, che procurò oltre un milione e duecento mila lire, una cifra enorme per l’epoca.

A quel punto si poté davvero partire. I progetti che la Commissione elaborò avevano come primario obiettivo quello di creare posti di lavoro per coloro che la crisi aveva portato all’indigenza (e che quindi rischiavano di diventare mendicanti); si concessero quindi mutui gratuiti ai comuni di tutto il territorio Lombardo per promuovere opere pubbliche – principalmente strade, riparazioni di argini di fiumi e torrenti, restauri di edifici pubblici ecc. - che permisero di dare lavoro a oltre 16.000 persone in un biennio. Inoltre, si diedero ai comuni i fondi per edificare case di lavoro volontario, le cosiddette “Case di industria e di ricovero”, mentre a beneficio solo dei cosiddetti “inabili” al lavoro venivano progettate delle “Case di ricovero”, che avevano fine quello di limitare il fenomeno dell’accattonaggio.

Le modalità di intervento e le scelte di principio alle quali i governanti e la classe dirigente locale si ispirarono – solidarietà sociale, sussidiarietà fra pubblico e privato, autonomia decisionale dell’ente – possono fornire ancora oggi elementi validi per una riflessione sulle modalità per uscire dalla crisi.

Nel 1818 la Commissione divenne “permanente”, cambiando nome in “Commissione Centrale di Beneficenza”, e fu incaricata di amministrare sia i crediti che via via le venivano rimborsati dai comuni sia quanto era rimasto della sovrimposta del centesimo: non tutto era stato impegnato, perché fortunatamente nel 1818 la crisi poté dirsi passata.

Di questo “avanzo”, una parte, andò a costituire il fondo a garanzia dei depositanti della prima cassa di risparmio eretta in territorio lombardo, la Cassa di Risparmio delle Provincie Lombarde, istituita nel 1823 in Ca' De Sass sede attuale di Intesasanpaolo.


Fabio G. Albanese

Pubblico su MF Milano Finanza. Sono Manager e Imprenditore e metto la mia esperienza al servizio di Aziende e di Imprenditori che vogliono sviluppare il business attraverso STRATEGIA & EXECUTION.

4 anni

Chi amministra la res publica dovrebbe ripassare questa esperienza di solidarietà e concretezza lombarda. Senza dimenticare la buona gestione (dove buona sta per trasparente). Grazie Giulia per averla condivisa

Per visualizzare o aggiungere un commento, accedi

Altri articoli di Giulia Faggiani

  • Diversamente uguale: smart working post covid-19

    Diversamente uguale: smart working post covid-19

    Non tutti i giorni possiamo ridefinire tutto ma siamo all'altezza di farlo. Oggi è uno di quei momenti in cui “abbiamo…

    4 commenti
  • Cosa succederebbe se mollassimo?

    Cosa succederebbe se mollassimo?

    Oggi pensavo a tutti noi che stiamo lavorando, da casa, dai luoghi di lavoro, tenendo stretta la normalità della vita…

  • La sostenibilità siamo noi

    La sostenibilità siamo noi

    «La chiave di ogni uomo è il suo pensiero. Benché egli possa apparire saldo e autonomo, ha un criterio cui obbedisce…

    2 commenti
  • Come pensare per creare sostenibilità?

    Come pensare per creare sostenibilità?

    Questo grafico presentato dalla BCG Henderson Institute, think tank di Boston Counsulting Group, mostra come il termine…

Altre pagine consultate