Il pensiero che spesso attanaglia l'imprenditore: dove trovo i soldi per finanziare la mia azienda?

Il pensiero che spesso attanaglia l'imprenditore: dove trovo i soldi per finanziare la mia azienda?

Quando si parla di PMI in Italia, un tema ricorrente è la mancanza di liquidità, e detto francamente, è un chiodo fisso che tormenta tantissimi imprenditori.

La gestione finanziaria e l'analisi dei flussi di cassa sono aspetti cruciali per la crescita di un'attività commerciale, e per ogni tipo di impresa — indipendentemente dalla sua dimensione — una efficace gestione della liquidità e del cash flow è una condizione essenziale per monitorare e gestire al meglio le attività strategiche del proprio business.

Negli ultimi anni sono state proprio le Pmi ad essere maggiormente interessate dal problema della scarsa liquidità e la chiusura forzata dovuta all'emergenza sanitaria ha evidenziato in modo chiaro questo fenomeno.

La causa è da ricercare nell'assenza di strumenti di controllo e di analisi dei numeri dell'attività e questo porta inevitabilmente ad una gestione finanziaria inefficiente, mettendo l'impresa a rischio chiusura o fallimento.

L'imprenditore deve capire quanto sia importante, oggi più che mai, conoscere i numeri della propria attività e soprattutto deve essere in grado di analizzarli e confrontarli con quelli previsionali di inizio anno e con quelli degli anni precedenti. Questo è un processo necessario per mettersi al riparo dal rischio di trovarsi in situazioni di scarsa di liquidità (di questo argomento ne ho parlato dettagliatamente nel mio precedente articolo VAI ALL'ARTICOLO)

Relativamente a questo tipo di approccio, esistono tre diverse categorie di imprenditori:

  • quelli che affrontano l'aspetto della gestione aziendale con superficialità e noncuranza
  • quelli che dicono “abbiamo sempre fatto così ... perché cambiare?”
  • quelli che si informano e si confrontano con professionisti specializzati, per attivare una volta per tutte quegli strumenti che li mettano nelle condizioni di avere il pieno controllo sui numeri della loro attività.

Ti voglio fare una confessione: la terza è la categoria imprenditoriale con la quale mi piace lavorare.

Detto questo, ora ti svelo quali sono gli ERRORI MADORNALI che possono compromettere l'andamento finanziario della tua impresa e come puoi ottenere la liquidità necessaria a dare solidità e continuità al tuo business.

Andiamo con ordine, ed analizziamo gli errori da evitare.

Il PRIMO ERRORE grave che puoi commettere quando sei a corto di liquidità è quello di tagliare i costi che secondo te sono inutili. È la prima cosa che ti viene in mente perché è anche quella più facile da fare.

Pensi: “adesso taglio queste spese superflue così le cose miglioreranno”

E quali sono le spese che pensi subito di tagliare? Ovviamente quelle pubblicitarie, del marketing o peggio ancora della tua rete vendita, togliendo incentivi e benefit ai tuoi collaboratori della vendita. Per esperienza acquisita sul campo ti dico che questa è la prassi nelle PMI.

“Via le spese di marketing, via i piani di incentivi e via i benefit ai venditori… l’azienda è in difficoltà e i costi vanno limati”.

NB: solitamente sono i commercialisti a suggerire queste "grandiose manovre finanziarie". In pratica, risolvono il problema nell'immediato per poi crearne uno più grande nell'immediato futuro.

La scelta di tagliare i costi del marketing e della vendita ha una grave controindicazione perché, detto in maniera schietta, vai ad annientare le tue possibilità di acquisire nuovi clienti e di fare nuove vendite. La cosa davvero drammatica è che non ti rendi nemmeno conto del revolver che ti stai puntando alla testa. 

Inizialmente non te ne accorgi, perché le cose sembrano effettivamente andare meglio, i soldi in cassa sono di più ovviamente… hai tagliato a un costo, è ovvio che devono essere di più! 

Ma più passa il tempo, meno nuovi clienti arrivano e più il fatturato inizia drasticamente a calare, con la tua situazione finanziaria che va in rapido peggioramento.

Ed è a questo punto che commetti il tuo SECONDO ERRORE MADORNALE, che è ancora più scontato del primo: corri dal commercialista!

So a cosa pensi in questo frangente: “lui conosce i numeri della mia azienda e certamente mi aiuterà!”

Alt, fermati un attimo e rifletti su quello che ho da dirti perché adesso vado a scardinare questo falso mito che il commercialista può esserti d'aiuto.

Il motivo per il quale non lo fa, è perché semplicemente non lo può fare.

E perché non lo può fare? Perché non è più un consulente aziendale. Da tempo la sua funzione si è ridotta a semplice fiscalista (per convenienza ... e quindi dico ... per scelta).

Sicuramente conosce i numeri della tua azienda, ma solo attraverso una stampa del tuo bilancio "ordinario", non consulta un bilancio "riclassificato" che gli permetta di analizzare i numeri e di studiare con te un risanamento finanziario della tua azienda.

Chiariamoci su un punto: non è che non sia in grado di fare questo, semplicemente preferisce farsi pagare solamente come fiscalista per avere meno rogne da gestire.

Per farti capire meglio, parto con il ragionamento dall'inizio.

Quando avvii un'impresa e ti affidi ad un commercialista, tu ti aspetti quasi certamente di aver ingaggiato un vero e proprio alleato. Ti aspetti di aver trovato la persona giusta che sappia gestire le cose che tu non sai fare (e che non vuoi fare) e che servono alla tua attività. Dentro di te sei convinto che abbia a cuore il successo della tua impresa, tanto quanto lo hai tu.

Ti aspetti quindi di avere trovato il collaboratore perfetto che si sobbarcherà tutte le rotture di scatole che tu non vuoi fare, come:

  • la contabilità
  • i rapporti con il fisco
  • i rapporti con le banche
  • redigere bilanci e business plan per eventuali richieste di contributi e finanziamenti
  • etc, etc.

E ti aspetti, ovviamente, che lui lo faccia senza che tu debba chiedergli niente.

Cioè, mentre tu fai in pace il tuo lavoro, il lavoro per cui hai deciso di diventare imprenditore, lui si occuperà di fare tutte queste cose per te fastidiose.

Ed è proprio qua che ti scontri con la dura realtà, perché scopri che lui probabilmente NON pensa nel modo più assoluto a quello a cui stai pensando tu.

Il commercialista NON ha alcuna intenzione di farsi carico di tutte le TUE rotture di scatole perché:

  • NON ha come obiettivo principale il TUO successo MA il SUO successo;
  • NON ha scelto di salire sulla tua macchina-azienda, ma per lui sei tu che lo hai invitato a salire, per cui sei tu che hai bisogno di lui;
  • vuole solo fare il suo lavoro in santa pace, esattamente come te.

Tu pensi: “ma il suo lavoro è quello di occuparsi delle mie rotture di scatole!”

Questo è il lavoro che tu VORRESTI che lui facesse per TE, ma seriamente: tu ricordi per caso di averglielo chiesto in questo modo?

Oppure quello che tu gli hai chiesto è più simile a: “devo aprire un'attività, come faccio? Mi puoi aiutare?”

Perché in questo caso il commercialista ti ha probabilmente dato tutta una serie di indicazioni utili e pratiche solo per APRIRE una partita IVA e ti ha fatto un preventivo per tenere la tua contabilità e gestire i tuoi obblighi fiscali. STOP.

Nessun incarico per GESTIRE la tua partita IVA e nessun incarico per GESTIRE TUTTE le tue rotture di scatole.

Se tu gli avessi chiesto: “devo aprire un’attività e voglio che tu ti occupi di TUTTA la parte amministrativa della mia azienda” 

forse saresti ancora in cerca di un commercialista.

Ed il motivo è molto semplice: nessun commercialista vuole diventare tuo socio e rischiare con te e con la tua attività, ma vuole solo tenerti in regola le scartoffie e prendersi il suo compenso. Nulla di più!

Adesso cominci a capire la differenza?

Tu cerchi un alleato, ma lui ti sta offrendo i suoi servizi come un semplice fornitore.

E sai qual'è la prova di tutto quello che ti sto dicendo?

Semplicemente il prezzo che ti chiede di pagare per la sua parcella.

Quando paghi ad una persona 1.500/3.000 – 5.000/8.000 euro l’anno (in base alle dimensioni della tua impresa) puoi davvero pensare che siano cifre per cui tu possa trovare un socio? O è molto più probabile che tu stia lavorando con un fornitore?

E i fornitori sono forse figure che di solito hanno a cuore il TUO successo? O cercano di fare il minimo sforzo per portare a casa quanto gli spetta?

Tieni conto che con i prezzi che fa un commercialista, generalmente deve seguire decine, se non centinaia, di imprese. Ma pensi davvero che sia umanamente possibile farsi carico della totale gestione amministrativa delle aziende di tutti questi imprenditori?

Ed il più delle volte il commercialista è un professionista che ha sicuramente qualche impiegato dipendente che gli dà una mano, ma generalmente si passa personalmente TUTTE le pratiche. Anche lui è un essere umano, come te ha solo 24 ore al giorno.

Capisci quindi che già all’inizio del viaggio "forzato" che tu imprenditore e il tuo commercialista iniziate a fare, c’è un grandissimo problema di fondo:

  • tu imprenditore e il tuo commercialista NON avete un obiettivo comune ma ognuno punta al PROPRIO successo e NON al successo comune;
  • tu imprenditore e il tuo commercialista NON vi parlate chiaramente all’inizio del viaggio e quindi, mentre tu PENSI di aver trovato un SOCIO, il tuo commercialista PENSA di dover fare solo la sua parte come FORNITORE;
  • tu imprenditore PENSI di aver trovato un collaboratore con cui GESTIRE la tua azienda mentre il tuo commercialista PENSA di dover solo TENERE IN REGOLA la tua azienda con il fisco.

All’inizio della collaborazione "forzata", queste ENORMI differenze NON vengono considerate e quindi non sono affrontate. In sostanza, vi fate un film completamente diverso dal percorso reale da intraprendere.

Un film che rimane però solo nella testa di ognuno. In questo modo nessuno dei due capisce che c’è un peccato originale e che andrebbe risolto all'istante.

E visto che nessuno percepisce il problema, vi mettete in viaggio insieme felici e contenti.

Quello che vorrei farti capire è che sei tu imprenditore che devi prenderti la briga di controllare e gestire la liquidità della tua azienda, in prima persona o con l'aiuto di collaboratori fidati. Sei tu imprenditore che devi preoccuparti di conoscere i numeri della tua attività giorno dopo giorno. Sei tu imprenditore che devi essere capace di analizzare questi numeri. Sei tu imprenditore che devi munirti di tutte le risorse necessarie (persone e software gestionali) che ti permettano di monitorare in modo pratico e veloce i numeri, e sulla base di questo prendere le migliori decisioni per far crescere e far prosperare la tua impresa. FINE DELLA STORIA.

Lo so, anch'io faccio impresa e quindi capisco perfettamente che questa è la strada più tortuosa da percorrere, ma credimi sulla parola, dopo aver seguito questo processo di riorganizzazione aziendale, potrai avere finalmente il completo controllo della tua attività e sarai in grado di prevedere i momenti di difficoltà ed intervenire tempestivamente.

Detto questo, ora ho una bella notizia per te:

I SOLDI CHE TI SERVONO PER DARE CONTINUITÀ ALLA TUA ATTIVITÀ IMPRENDITORIALE SONO GIÀ PRESENTI NELLA TUA AZIENDA!

E ora ti spiego come trovarli.

Quando sei a corto di liquidità sicuramente il quadro aziendale è piuttosto cupo, ma non per questo puoi permetterti di infilare la testa sotto la sabbia e fare finta di nulla, perché la ripresa è effettivamente possibile.

Potrai uscirne senza grossi danni solo se impari ad interpretare i numeri della tua azienda, guardando alla nuova normalità che ti si prospetta davanti e adattando il tuo business model ai tempi che verranno.

In che modo?

Ecco alcune semplici regole che puoi seguire fin da subito:

1) Aumenta gli incassi

Ti faccio una premessa: non sono completamente distaccato dalla realtà italiana e né ti sto suggerendo di aumentare i prezzi inserendo la "COVID TAX" nei tuoi scontrini per incassare di più.

Non intendo che per aumentare gli incassi devi aumentare i prezzi.

Quello su cui puoi lavorare, invece, è la creazione di offerte irresistibili e pacchetti preconfezionati di prodotti per rendere più appetibile la tua offerta e, magari, riuscire a liberare il magazzino da tutti quei prodotti che hanno una bassa rotazione.

Adotta nuovi modelli di consegna dei prodotti o dei servizi e sfrutta i cambiamenti delle abitudini di consumo e di comportamento indotti dal lockdown per rendere più efficiente il tuo sistema di delivery.

Ad esempio, se prima dovevi fare decine di viaggi per chiudere una vendita, oggi potresti sfruttare le videoconferenze o invitare i tuoi clienti in sede per una "prova gratuita" dei tuoi prodotti.

Il concetto è: aumenta l’ampiezza del tuo mercato di riferimento sfruttando le tecnologie. Molte aziende sono costrette a rimanere microscopiche perché non riescono a raggiungere un mercato più ampio.

Allargare il tuo bacino commerciale è fondamentale per ottenere due risultati:

  1. riduci il rischio di subire un eventuale andamento negativo del tuo mercato di riferimento
  2. aumenti il fatturato a parità di costi fissi sostenuti.

Per carità, le strategie di espansione dipendono certamente dal modello di business, ma con la consapevolezza e l'impegno sono realizzabili in ogni settore.

Per esempio, anche un bar potrebbe allargare il proprio bacino d’utenza, organizzando servizi di catering per uffici.

Con un investimento strutturale minimo (1 furgone e 1 operaio) puoi arrivare a servire clienti che non avresti mai raggiunto, abbassando l’incidenza dei costi fissi della struttura sui profitti.

2) Accorcia i tempi d'incasso delle tue fatture

Molte imprese hanno subito e stanno subendo insoluti a causa del lockdown e, con la riapertura dei tribunali, stanno pianificando le azioni legali per il recupero del credito.

Tuttavia la procedura esecutiva è inefficiente, costosa e soprattuto lenta. Le azioni legali per incassare le fatture di fornitura servono solo ad arricchire gli avvocati. Per un’azienda sana ed efficiente dal punto di vista operativo, le azioni manageriali sono le migliori procedure da adottare.

Evita quindi le procedure esecutive, se non sono strettamente necessarie.

Organizzati dal punto di vista amministrativo ed attua tutti quei processi per recuperare il credito in maniera attiva, attraverso negoziazioni che ti permettano di rientrare degli scaduti il prima possibile.

Per le forniture correnti offri sconti sui pagamenti anticipati e attiva un "negoziatore esperto" per organizzare tutto questo se tu non hai tu il tempo per farlo.

In soldoni, organizza le vendite in modo da ridurre i giorni d'incasso, anche rinunciando a qualche cliente o, ancora meglio, proponendo prezzi diversi a seconda della dilazione di pagamento concesso.

Lo slogan nella tua azienda deve essere: chi prima paga, meno spende!

3) Analizza i costi e diversifica i fornitori

Devi diventare parte attiva nel processo di spending review ed intervenire sulla base dell’utilità dei singoli costi. Inizia ad analizzare i costi e ordina le diverse forniture sulla base del loro contributo alla causa del tuo fatturato.

Pertanto inizia a tagliare, partendo dal basso, tutte quelle spese che non sono rilevanti ai fini delle vendite.

E se non bastasse?

In questo caso puoi intervenire anche sulle forniture essenziali, negoziando con i fornitori nuove condizioni e lavorando per diversificare le fonti di approvvigionamento.

La diversificazione ridurrà il rischio di rimanere bloccato in caso di problemi coi fornitori, ma offrirà anche un altro vantaggio: avrai più forza contrattuale quando ti presenterai per rinegoziare le condizioni di pagamento.

4) Dilaziona le scadenze e aumenta i giorni di pagamento

Uno dei pilastri per ridurre il rischio di crisi di liquidità è ovviamente la gestione del ciclo di cassa: in un contesto economico ideale, dovresti pagare tutto dopo aver incassato e dovresti incassare al momento della vendita o meglio ancora, prima.

Mi riferisco ai costi collegati alla produzione ed alla vendita e non agli investimenti.

Normalmente, quando manca la liquidità, l’imprenditore smette di pagare i fornitori, i dipendenti ed il fisco perché non ha materialmente i soldi per farlo, o paga solamente il creditore che fa più paura.

Per poter apportare i cambiamenti necessari a rendere positivo il tuo cash flow, la prima cosa da fare è avere cognizione di causa sulla tua situazione finanziaria.

Hai bisogno di uno scadenzario di tesoreria aggiornato con tutti gli incassi e le spese previste per (almeno) i 2 mesi successivi.

Sulla base dello scadenzario, analizzando i saldi dei conti e gli affidamenti disponibili, sarai in grado di conoscere la liquidità disponibile e quindi di decidere le priorità delle varie scadenze.

Dall'analisi risulta che le entrate non coprono le uscite o le coprono parzialmente?

Nessun problema, rintraccia i fornitori e rinegozia le condizioni di pagamento, offrendo loro soluzioni vantaggiose che andranno spiegate, non imposte.

Dire banalmente “c’è crisi, siamo tutti sulla stessa barca…” non basterà, perché se è vero che siete sulla stessa barca, anche il tuo fornitore avrà problemi di liquidità. Questo è un elemento da prendere in considerazione.

5) Non considerare il fisco come un nemico ma come un alleato

Mi confronto tutti i giorni con i titolari delle piccole medie imprese e sono consapevole delle difficoltà che devono affrontare. So quanto sia complicato fare impresa in Italia, e più sei piccolo, più la burocrazia ed il fisco ti opprimono. Questo è un dato di fatto che nessuno può negare.

Non si può contestare che uno dei problemi che più tormentano gli imprenditori italiani, uno di quelli che può mettere in ginocchio ogni progetto di crescita aziendale, è proprio la pressione fiscale.

La verità è che sono solo i piccoli imprenditori a fare fatica, perché le grandi aziende se la cavano senza particolari problemi.

Le Corporate dispongono di tutte le risorse per studiare le politiche di riduzione della pressione fiscale e se hanno debiti con Equitalia o debiti con l'Agenzia delle Entrate, si possono sedere al tavolo delle trattative e discutere con i funzionari che contestano le loro scelte. I piccoli imprenditori purtroppo no.

Per questo cercherò di darti alcuni utili suggerimenti su come sfruttare a tuo vantaggio le regole del sistema fiscale.

Non ti voglio parlare dei classici trucchetti per scaricarti dalla dichiarazione dei redditi il costo delle trasferte di lavoro, né di come inserire in bilancio acquisti fuori dall'ambito dell'azienda deducendolo dalle imposte.

Non ti parlerò nemmeno di come registrare il marchio della tua azienda a nome tuo per pagarti mensilmente le royalties e non versare i contributi sul tuo compenso da amministratore. Spero di non deluderti…

Voglio analizzare con te il problema da un altro punto di vista. Da una prospettiva dalla quale è più facile inquadrare nel modo corretto il tema dei debiti con Equitalia, affrontandolo rispettando le regole del Paese nel quale hai avviato la tua attività.

La cosa strana che noto nell'atteggiamento degli imprenditori è che hanno timore del fisco fino a quando, "fiammando" liquidità, riescono a pagare tutti gli F24 che il commercialista gli fa arrivare puntualmente sul tavolo del loro ufficio.

Sanno che avere debiti fiscali può portare conseguenze gravi, anche se non capiscono perché. Si fidano ciecamente del commercialista e di quello che gli fa pagare, quindi arrivano a chiedere un aumento degli affidamenti bancari pur di pagare l’acconto delle imposte o dell'iva.

La nota dolente è che purtroppo arriva il punto in cui, dopo aver esaurito ogni riserva di liquidità, sono costretti dal conto in rosso a non versare i contributi del personale, l'iva o le ritenute per uno, due, tre mesi, accumulando di nuovo debiti.

È quel momento che segna l’inizio della fine.

Il problema di fondo sta nel fatto che forse il tuo commercialista non ti ha mai spiegato che, dal punto di vista tecnico, il mancato pagamento delle imposte è una precisa scelta finanziaria. Anche se il più delle volte si tratta di una scelta forzata.

Quello che tecnicamente succede quando, per un motivo o per un altro, decidi di non pagare gli F24, è che stai decidendo di utilizzare il fisco come una fonte di finanziamento alternativa al debito bancario o a quello verso i fornitori. 

Il debito con Equitalia non va considerato come il male che colpisce chi fa impresa in un Paese che “odia” gli imprenditori, ma è il frutto di una precisa scelta di gestione finanziaria e come tale andrebbe presa con approfondita conoscenza dell'argomento.

Quello che intendo è che se la facessi con la consapevolezza di avere un piano per rientrare del debito, non ti causerebbe eccessivi problemi. Fatta senza una pianificazione delle coperture finanziarie, diventa un salto nel vuoto.

Quindi, inizia a capire quali sono le ragioni per le quali non riesci a pagare le imposte e analizza i numeri delle tue vendite. 

Di solito le difficoltà nascono dal fatto che i tuoi margini non sono stati calcolati correttamente, perché non tengono minimamente in considerazione il costo delle imposte.

La questione è che su ogni pezzo che vendi pensi di marginare una certa cifra, MA nella realtà non è affatto così. 

Una volta trovata la causa, rimedia al problema, intervieni su quell’area aziendale che sta bruciando soldi. 

Sicuramente a questo punto ti starai chiedendo: “E con i debiti che ho accumulato, cosa faccio?”

Pianifica rientri volontari, non aspettare che lo Stato bussi alla tua porta della tua azienda, vai tu da lui, sfrutta i vantaggi concessi dalle norme per utilizzare quei soldi per finanziare il business anche quando le banche ti hanno sbattuto le porte in faccia, ma non perdere mai il controllo della situazione.

Crea un piano finanziario per il rientro e rispetta i pagamenti programmati. 

So che può sembrare è un consiglio generico, davanti al quale potresti storcere il naso, ma la verità è che è l’unico che posso darti così su due piedi, senza ulteriori dettagli.

Quindi:

  • individua cosa sta bruciando liquidità nella tua impresa 
  • blocca l’emorragia 
  • prendi in mano la situazione debitoria, anche con l'aiuto di consulenti competenti, e non aspettare che siano i creditori a fare la prima mossa.

6) Riduci le giacenze di magazzino

Uno degli elementi più controversi nella gestione di un’azienda sono le politiche di magazzino, sia in termini di valorizzazione che di gestione vera e propria.

In un mondo ideale, la tua azienda non dovrebbe accumulare magazzino, dovrebbe produrre e vendere sulla base degli ordinativi già acquisiti e delle vendite già concluse.

Ma qui non siamo a Disneyland, baby.

Alcune aziende hanno l’esigenza di costituire un magazzino per poter servire i propri clienti, è una questione di modello di business che in alcuni casi non è superabile.

Ma c’è un però.

Il fatto che le giacenze di magazzino non siano evitabili, non vuol dire che tu non possa sfruttare quella riserva di liquidità quando serve, e per farlo hai bisogno di 3 cose:

  1. un inventario sempre aggiornato
  2. il dettaglio dei costi d’acquisto o di produzione dei pezzi in magazzino
  3. una lista clienti ai quali fare delle offerte personalizzate

Nei momenti in cui i soldi scarseggiano, pianifica dei lanci per “svuotare” il magazzino anche con una riduzione della tua marginalità, e se hai prodotti che non si vendono facilmente, legali a quelli che ruotano di più.

Non aspettare i saldi di stato, non adattarti alle prassi del tuo settore: pensa al tuo cliente e trova un modo per soddisfare le sue necessità strutturando dei pacchetti utili anche al tuo obiettivo.

Liberare il magazzino vuol dire generare liquidità utile per far ripartire l’azienda, magari riadattando il tuo business model per evitare di accumulare di nuovo tanta merce a magazzino.

7) Vendi strumenti, macchinari, asset inutilizzati o superflui ora

Avere nel capannone macchinari utili ad una produzione per la quale non hai più clienti vuol dire occupare più spazio di quello che ti sarebbe necessario (con conseguente aggravio di costi) e tenere fermi dei soldi, che potrebbero essere utilizzati diversamente, su uno strumento che col passare del tempo si svaluta.

Il pensiero di quanto lo hai pagato ed a quanto potrebbe essere venduto però ti blocca, impedendoti anche solo di ragionare sull’ipotesi di cedere parte dei tuoi asset, anche se sono lì fermi ad accumulare polvere ogni giorno.

Ecco, questo è un grave errore, soprattutto in periodo di magra.

Conservare attrezzature, macchinari, strumenti e beni che non ti servono in attesa che ritornino le condizioni per poterle utilizzare, chissà quando, è una leggerezza imprenditoriale da evitare, se possibile.

Oggi quelle attrezzature hanno un valore sul mercato, tra 5 anni probabilmente potranno solo essere smaltite nella discarica più vicina.

Fai un inventario, verifica come la tua catena di produzione funziona oggi e liquida il superfluo, al miglior prezzo di mercato possibile, trovando concorrenti o aziende similari che possano essere interessate.

Se non riesci a venderle per conto tuo, ci sono aziende che comprano le attrezzature e i macchinari dai paesi occidentali per venderle all’estero che potrebbero essere un buon intermediario da contattare.


Ti confesso che nell'arco della mia vita lavorativa ho visto parecchi imprenditori spaccarsi la schiena per andare giusto in pari, e ho visto addirittura prodotti venduti in perdita senza che nessuno se ne accorgesse, per mancanza di un controllo sui costi e sulla gestione finanziaria.

In questo momento di difficoltà è di fondamentale importanza che ogni aspetto della tua impresa venga calcolato al millimetro e che ogni tua mossa vada dritta all'obiettivo riducendo al minimo i margini di errore, ma più di ogni altra cosa diventa essenziale che tu abbia il completo controllo sulla gestione della marginalità e della liquidità.

Oggi più che mai un imprenditore deve saper vendere ed essere un esperto di marketing, ma se non è in grado di conoscere ed influenzare i numeri della propria azienda...semplicemente non è un imprenditore!

Enrico Pisani

Cyber Marketing Agency | AI | Go to market Specialist

4 anni

Tema scottante Teo! Bellissimo articolo

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