Il progresso senza memoria (e felicità)
Internet ha cambiato le nostre vite a tal punto da racchiudere in se sia il concetto di innovazione che di progresso. Infatti è stato sia un ripensare in una nuova maniera cose che già conoscevamo (come l’arte di comunicare, raggiungere le masse) sia una promessa di comodità e maggiori facilità per la nostra vita.
Le maggiori comodità, unite a un maggiore benessere ci portano a dimenticare vecchie abilità in funzione di nuove. Verrebbe da pensare al fatto che probabilmente oggi poche persone saprebbero accendere un fuoco, ma la cosa grave è che non sappiamo neanche attraversare una strada!
Bisognerebbe chiedersi se i benefici ottenuti riescano a compensare i vecchi sapere e le abilità, quelle che rendevano i nostri nonni persone felici e con uno scopo nella vita. E’ vero che ognuno utilizza il digitale in modo diverso, ma sempre più individui restano sul divano delegando la conoscenza ai motori di ricerca, una prova è la rubrica “l’avete chiesto a google” che da giorni leggiamo su uno dei principali quotidiani. Le nostre memorie sono i server (che non sono nostri) e se non siamo più capaci di memorizzare e far nostro nulla non siamo neanche in grado di “sapere” davvero, poiché sempre influenzati dai risultati di ricerca del momento. Questo meccanismo ci permette di creare delle reti, ma non delle comunità. Riflettiamo sul fatto che le comunità hanno sempre reso l’uomo più forte. Le reti ci mettono in comunicazione con tantissime persone, ma sono legami molto fragili, veloci, che a lungo andare rendono insicuri e infelici.