Il risk management ci avrebbe salvato dalla caporetto delle obbligazioni subordinate?

Il risk management ci avrebbe salvato dalla caporetto delle obbligazioni subordinate?

"Il pericolo è il mio mestiere" questo era il titolo del famoso serial americano degli anni '90 e ogni volta che mi occupo di tematiche di rischio mi torna sempre in mente proprio quel titolo. In questi giorni si è acceso un fervido dibattito sulle modalità di salvataggio delle quattro piccole banche locali (Cariferrara, Carichieti, Banca Etruria e Banca Marche). Econopoly ha ospitato divesi contributi, ad esempio sul salvabanche, o ancora sulla tipologia di strumenti finanziari, come le obbligazioni subordinate, maggiormente utilizzati dalle banche citate.

Il dibattito attualmente verte su due aspetti che sono naturalmente collegati, da una parte l'operatività effettuata dagli istituti bancari e direttamente riflessa nella qualità del proprio portafoglio crediti, e dall’altra il tema della complessità dei strumenti finanziari emessi e collocati ai risparmiatori. Questo secondo aspetto, che ha toccato le tasche di molti risparmiatori, tipicamente locali, ha sollevato non pochi dubbi. Chi ha investito nelle obbligazioni subordinate aveva compreso cosa inseriva nel proprio portafoglio?

Sicuramente rischio e rendimento sono la faccia della stessa medaglia. Probabilmente però, mentre il rendimento è il lato più semplice da comprendere, il rischio lo è un po' meno.

Che cosa è il rischio?

Rispondere a questa domanda è tutt’altro che semplice. Se provassimo a fare questa domanda ad un operatore in sala trading di una banca d’affari o piuttosto al responsabile di in una catena di montaggio industriale, otterremo sicuramente risposte molto differenti. Questo è dovuto principalmente al fatto che esiste una diversa percezione del rischio.

Non ci si può rifiutare di mangiare solo perché c’è il rischio di restare soffocato. [Proverbio cinese]

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Twitter: @pasqualemerella

Stefano Colucci, Ph.D.

Quant Portfolio Analyst at Pictet Asset Management

8 anni

vorrei citare il compianto Renato Maino che era solito dire che i fondi obbligazionari non sono abbastanza diversificati per ridurre il rischio di credito (o di default). Per cui ogni risparmiatore dato questo assunto non dovrebbe mai investire in bond corporate single name dato che non potrà mai ottenere una diversificazione dal rischio default. Se un gestore di fondi obbligazionari corporate riuscisse ad avere in ptf più di 5000 nomi (emittenti non emissioni) si potrebbe pensare ad una discreta diversificazione del rischio default

Matteo Gianola Carini

Sono un giornalista e un economista che, al momento, lavora in banca. Scrivo di Economia e del mondo digitale

8 anni

Il punto centrale non è nel risk management, sicuramente molto importante a livello aziendale, quanto nella percezione del rischio che discende dalla conoscenza dello strumento finanziario che si va a inserire in protafoglio. Di qui alla certificazioen dell'incultura finanziaria media il passo è breve, così come al moral hazard messo in atto da amministratori e collocatori nelle quattro piccole banche in questione e non solo. Quello che veramente è mancato è un serio controllo di compliance a livello di collocamento e l'attività di vigilanza degli organi competenti sia sulla veridicità dei questionari Mifid, spesso alterati ad hoc, sia sull'autorizzazione alla vendita di determinati strumenti alla clientela retail. Una provocazione: perché posso piazzare delle obbligazioni sub CET1 (che nel caso considerato già preventivavano un rischio sconsistente di mancato rimborso del capitale) e non un fondo Hedge come il Gam Talentum?

Mi nasce una riflessione: "I risk manager quanto sono indipendenti dai loro datori di lavoro ? " Questo è per me il punto. Le arcinote banche salvate avevano nr e fenomeni eclatanti ed i relativi RM cosa potevano fare ? Eventualmente segnalare a CdA e collegi sindacali l' accaduto, meglio mi sento. E se gli si desse un canale autonomo nei confronti delle autorità di vigilanza una sorta di whistleblowing ? Tornando sempre alla cronaca in quei casi i relativi RM o erano conniventi o impotenti; incompetenti mi rifiuto xchè le situazioni erano così macro da rendere impossibile la loro sottovalutazione. Pertanto se conniventi non ci sono possibilità di salvezza se impotenti è necessario dargli qualche altro strumento diretto nei confronti delle autorità

Daniele CASTAGNA

CEO & Real estate entrepreneur

8 anni

Io farei anche un altra domanda: i Risk Manager sanno gestire i rischi ma soprattutto che strumenti utilizzano per assicurare un presidio del rischio adeguatamente all'attività che svolgono? Dico questo perché tra le funzioni di controllo sono molto diffusi strumenti quali mostruosi fogli Excell o farraginosi file Access. Siamo sicuri che siano strumenti adeguati? mah?..

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