Il tradimento delle élite e il buon senso dell'elettorato
Da lungo tempo i politologi ci spiegano che l’occidente non è mai stato più profondamente diviso dalla caduta del muro di Berlino o addirittura nel corso dell’intero dopoguerra.
I toni di molti commentatori e giornalisti lasciano intendere che stiamo combattendo una sorta di guerra civile non dichiarata e per il momento senza spargimento di sangue nelle strade.
Negli Stati Uniti, nel Regno Unito e in Italia, ormai neppure più velatamente, si evocano le memorie delle tirannie del passato e si auspicano cesaricidi, dichiarandosi resistenti e ricollegandosi simbolicamente e liturgicamente ai partigiani della lotta contro il nazifascismo; ammonendo che anche Hitler è stato eletto democraticamente.
In realtà l’evidenza empirica confuta la retorica che domina i media e le reti sociali.
I valori e gli orientamenti dell’opinione pubblica statunitense, per esempio, non si discostano sostanzialmente rispetto agli anni 70, ben prima che prendesse piede la narrazione della polarizzazione ideologica.
Su quasi tutte le questioni chiave (privatizzazioni, sanità, aborto, istruzione, welfare eccetera) una maggioranza di cittadini si colloca nel bel mezzo della curva a campana.
In pratica, di generazione in generazione, gli americani trasmettono ai propri figli una sensibilità prevalentemente moderata centrista, a dispetto del clima estremamente polarizzato creato da una piccola percentuale della popolazione composta da intellettuali e professionisti del sapere schierati dall’una o dall’altra parte, sicuri che grazie alle proprie iniziative la nazione si sposterà sempre più a destra o sempre più a sinistra.
I due risultati più spiacevoli sono che:
(a) purtroppo molti elettori devono scegliere tra due partiti, ciascuno dei quali li rappresenta solo parzialmente. Il numero di elettori che si considerano indipendenti è in costante incremento e l'elettorato si sposta per compensazione a destra quando il governo è di sinistra e viceversa.
(b) partiti che possono godere di uno zoccolo duro di sostenitori che non può strutturalmente superare un terzo dell’elettorato finiscono per concentrarsi più su come conquistare il voto indipendente alle successive elezioni che a soddisfare le aspettative di chi li voterà comunque. Se questo significa procrastinare la soluzione di un problema perché l’esistenza dello stesso diventa una rendita permanente in termini elettorali, allora lo si farà senza troppe remore e scrupoli.
Nelle successive analisi mostrerò come la strategia populista-sovranista angloamericana e italiana intende affrontare questa questione e ricavarne un vantaggio decisivo, senza che le forze tradizionali possano in alcun modo contrastare la cattura dell'elettorato indipendente.
FONTI
• Surprise: Voters Aren't More Polarized than Ever, Only Pols and Media Are, Reason, February 2018
• Polarization Is Not the Problem, Stanford Magazine, May 2018
• Unstable Majorities: Polarization, Party Sorting, and Political Stalemate, Morris P. Fiorina
• Is America more politically polarized than ever? Not quite, Chicago Tribune, September 2018
• Independent Politics: How American Disdain for Parties Leads to Political Inaction, Samara Klar & Yanna Krupnikov
• “L’America non è in guerra civile. Le sue élite sì”. Parla Fiorina, Luiss, novembre 2018
• Who moves? Elite and mass-level depolarization in Britain, 1987–2001, Electoral Studies Volume 31, Issue 4, December 2012, Pages 643-655 Electoral Studies