il valore "scomodo" dell'empatia

il valore "scomodo" dell'empatia

here the english version of this post.

un valore umano dato, a volte, un po’ per scontato, è la capacità di ascoltare gli altri, ossia l’empatia.

ogni persona si sente empatica, a modo suo, quasi come se fosse naturale esserlo, come una condizione “strutturale” scontata della propria scala valori. tutti sappiamo ascoltare, tutti stiamo attenti agli altri, tutti siamo sensibili verso le persone che ci circondano. ne siamo proprio così sicuri? eppure, il vero margine di miglioramento dei rapporti umani, delle organizzazioni e delle imprese verso il mercato è proprio l’empatia. non v’è nulla di più depersonalizzante ed alienante del non essere capiti dagli altri; e se chiedessi alle persone “ti senti sempre capito dagli altri?“, in pochi mi risponderebbero di sì.

ciò lo enuncio continuamente dalla mia quotidiana esperienza sulle risorse umane presenti, internamente ed esternamente, nelle aziende. cos’è l’empatia… l’empatia è il valore umano di ascoltare gli altri nelle proprie idee, emozioni, decisioni ed indecisioni, dubbi e paure, sentimenti e desiderio di crescita, di miglioramento.

è auscultàre per i latini, ossia avvicinare il proprio orecchio sul petto dei caduti in battaglia, per capire se fossero o no in vita, e, quindi, entrare nel cuore delle persone; ed è en (dentro) pathos (sentimento) per i greci, valore fondamentale per l’aedo (figura girovagante del mondo greco raccontante le gesta degli dei e degli eroi achei, un odierno cantastorie) ed il pubblico, per creare l’emozione fondamentale per la suggestione collettiva di fronte al mito.

ho voluto soffermarmi sull’origine della parola per capire come l’empatia sia, innanzitutto, non un valore “strutturale” (ossia che ci appartiene per natura umana), ma “emozionale”, per scelta etica verso gli altri. secondariamente, per intendere che “saper ascoltare gli altri” non è un valore passivo, ma consapevolmente attivo, dinamico, deciso e decisivo.

forse, auto-referenziarsi “empatici” significa, per noi, avere chiaro in se stessi cosa pensiamo, cosa sentiamo, cosa decidiamo, cosa sogniamo. io mi capisco e, di conseguenza, capisco gli altri. non è così e, difatti, confondiamo l’empatia (io sono attorno agli altri) con la falsa empatia (gli altri sono attorno a me). la falsa empatia è pretendere di essere capito, non di capire, ma, soprattutto, è chiedere sempre e solo aiuto e non dare aiuto per essere aiutato. la differenza è importante e spiega la problematica comunicativa odierna. la società oggi è densa di persone che si parlano senza ascoltarsi, creando una comunicazione senza valore e sterile di confronto e, quindi, di crescita.

è il problema che abbiamo nelle organizzazioni. manca empatia perchè quasi nessuno ha chiaro che la comunicazione, perché sia di valore, inizia “attivamente” ascoltando, capendo la persona che ho di fronte e, solo in un secondo tempo, partecipando, coinvolgendo nelle mie idee, sentimenti, azioni, risultati chi ho di fronte. è creare uno scambio “ricco”, perché parte dal “secondo chi ho davanti” e non dal “secondo me”, germoglio insano dell’egocentrismo.

è comune assistere ad organizzazioni che si parlano senza ascoltarsi, non riuscendo mai a creare valore ed unione verso un’intenzione comune, capace di portare ad una reale crescita perchè “realmente” collettiva.

se pensiamo al modello impresa e mercato, diventa chiaro come un’impresa incapace di “ascoltarsi” sia, poi, incapace di ascoltare il mercato e di capire esattamente come creare vero valore di utilità ed unicità. diventa impossibile per l’azienda trasferire il proprio valore interno (etica) al mercato (estetica), vivendo una continua incertezza verso le scelte strategiche efficaci da adottare per realizzare il proprio obiettivo sfidante di massima prospettiva, la visione.

perché succede questo? perché, sinceramente, non sappiamo ascoltarci, ma pretendiamo sempre che gli altri ascoltino noi?

perché, come affermavo nel titolo di questa nostra riflessione, l’empatia è un valore scomodo, alla stregua del coraggio, della responsabilità, della crescita e dell’ambizione.

è un valore che va “dato in abbondanza”, non preteso, e che, soprattutto, ci ricorda di come, prima, vengano gli altri, la collettività, la socialità e, solo poi, noi. infatti, empatia non significa “piacere, andare d’accordo, avere un buon rapporto personale” (queste possono essere eventualmente delle conseguenze), ma è pretendere il miglioramento continuo della persona capendola sulla qualità della propria scala valori e sulle competenze specifiche utili alla produttività. è così che l’empatia sfocia nella tolleranza e non scivola sulla compiacenza.

l’empatia ci ricorda come l’altruismo sia il grande valore che crea ricchezza condivisa, prosperità e, soprattutto, la prospettiva sociale ed economica della nostra civiltà, dato stabile che siamo chiamati a creare, nel nostro ambito ed individualmente, per il bene della collettività. per lo scambio della felicità e della libertà.
empatia: dare significato, agire per dare valore alla persona che ho davanti per creare un confronto motivante per la reciproca crescita e pretendere un continuo miglioramento condiviso.

ascoltare per crescere.

luis h. dott. ferrari blanco
presidente di hengi

www.hengi.eu

here the english version of this post.

Per visualizzare o aggiungere un commento, accedi

Altre pagine consultate