Il verde nei luoghi del retail
Valmontone Outlet (RM)

Il verde nei luoghi del retail

Oggi il verde risponde, nel retail, anche a un mercato che tende sempre più a enfatizzare il valore dell’esperienza. Il verde come materiale architettonico diventa allora un layer emozionale che arricchisce di sensorialità interi ambienti.

Il verde stempera l’architettura: può sfumarne i netti confini come in alcuni disegni di Frank Lloyd Wright, o può dissolverla in un continuum con la natura come in quelli di James Wines, i cui storici progetti per la BEST – per rimanere all’interno del tema retail – prevedevano addirittura di fratturare l’architettura o colonizzarla con un “terzo paesaggio” integrato nel costruito.

Oggi il verde risponde, nel retail, anche a un mercato che tende sempre più a enfatizzare il valore dell’esperienza. Il verde come materiale architettonico diventa allora un layer emozionale che arricchisce di sensorialità interi ambienti.

Centro*Valdipesa (FI)

Declinabile secondo diversi criteri, l’elemento vegetale può segnare di volta in volta punti e funzioni salienti dello spazio o momenti di transizione esterno/interno: piazza d’ingresso di un centro, atto d’accoglienza a ridosso del perimetro costruito, segnale d’accesso con accostamenti natura/architettura, funzione soft come un playground per bambini, cornice paesaggistica che esalta i caratteri di un luogo con dune di piante grasse o con aiuole di piante locali aromatiche, tappezzante cromatico nel tessuto connettivo esterno di un outlet (cioè in quelle aree di circolazione che in un centro chiuso corrispondono alle gallerie interne, introducendo specificità di declinazione del verde in funzione delle tipologie commerciali), fino alle più elementari fioriere nelle zone lounge e relax delle gallerie che, però, qualora ripetute danno anche un ritmo visivo allo spazio con inserti di natura.

Forum Plalermo (PA)

In un’ottica specificamente indoor, è intuitivo pensare come la presenza del verde abbia apparentemente effetti solo positivi e di miglioramento dell’esperienza ambientale: aumento della qualità dell’aria e del respiro, migliore regolazione del microclima, piacevolezza olfattiva, senso di igiene e pulizia, gradevolezza visiva negli elementi di privacy (si pensi all’aumento della componente ristorazione nei centri commerciali dove le food-court sono sempre più spesso delimitate e valorizzate con generosi inserimenti di vegetazione).

Ma i contributi delle neuroscienze ci vengono in aiuto anche con evidenze scientifiche. È stato dimostrato, infatti, che la semplice vista della natura produce ritmi più regolari del battito cardiaco e ritmi più rilassati dell'attività cerebrale. Il nostro apparato cognitivo lavora diversamente se siamo immersi nella natura o nello spazio urbano: una ricerca sviluppata da Stephen e Rachel Kaplan – che hanno elaborato la teoria dell'attenzione rilassante (Attention Restoration Theory) – dimostra che l’attenzione concentrata su un punto (che produce un movimento degli occhi dal ritmo serratissimo per un meccanismo involontario della fovea) è più breve in un parco o in un bosco, per esempio, mentre è più lunga in città. Ciò è dovuto al maggior impegno cognitivo richiesto dall’ambiente urbano, che drena risorse e affatica di più. In un luogo naturale il nostro mood è più elevato, il sistema nervoso più rilassato, e le nostre capacità di focalizzare e sviluppare attività aumentano. Francine Kuo e William Sullivan hanno dimostrato che chi vive in un ambiente urbano con vegetazione ha una più sicura e felice percezione di sé. Secondo gli studi di Roger Ulrich sui pazienti degli ospedali, il recupero da interventi chirurgici è più rapido in chi gode dalla finestra di uno scenario con aree verdi (e oggi le linee guida per la costruzione degli ospedali in USA hanno reso obbligatoria l'esposizione delle finestre sul verde e sulla vegetazione). Il verde favorisce le relazioni e la concentrazione, creando migliori condizioni per lo scambio e le relazioni inter-soggettive. 

Freccia Rossa (BS)

Questo approccio è sicuramente valido anche per le aree retail. Negli spazi retail, inoltre, l'inserimento di elementi naturali ha ricadute importanti sull'identità del centro commerciale stesso, sul modo in cui viene percepito il brand associato all'area verde, sulle relazioni tra venditore e acquirente

Tuttavia il verde comporta anche dei rischi progettuali, perché può creare attrito nei confronti della funzionalità primaria del retail: interferire, cioè, con la visibilità commerciale e la fluidità di transito. È allora un livello che va “addomesticato” e gestito accuratamente: come scegliere, per esempio, palme ad alto fusto in una grande galleria commerciale affinché la loro chioma non comprometta la visibilità delle insegne.

Come contaminazione di naturalità nell’artificio architettonico, progettare il verde significa sempre inserire una forma di tensione tra l’organico e l’inorganico, tra geometrie complesse e geometrie (relativamente) semplici, e implica una ricerca di equilibrio e attente forme di dialogo tra i diversi livelli di complessità e di vissuto ambientale.



 


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