Illuminismo 4.0
Il periodo di crisi ancora in essere, lo stare chiusi in casa conducendo una vita rallentata e meno frenetica, ha dato a molti la scusa per fermarsi a riflettere. Riflettere sulla nostra società, il nostro stile di vita che, fino all’altro giorno, ci sembrava l’unico possibile mentre ora, a ben guardare, pare più ricco di pecche che di pregi.
È, dunque, necessario un processo di cambiamento, una social innovation, un’innovazione realizzata dalla comunità per il bene della stessa.
Del resto, se pensiamo a una comunità, la nostra, quella umana, come ad un’organizzazione, la necessità di cambiamento ci appare ancora più palese e necessaria. L’esistenza di qualsiasi organizzazione si divide in tre fasi: l’espansione, il consolidamento e il declino. E in tutte e tre le fasi viene richiesto di portare innovazione. Un nuovo prodotto, prima, un processo innovativo, dopo. Ma cosa bisogna fare durante la fase del declino?
Bisogna cercare, creare una vera e propria innovazione, o meglio ancora, rivoluzione di rottura, detta disrupting .
L’innovazione che cambia le regole del gioco, che rinnova cambiando tutto, ribaltando il tavolo.
Noi stiamo vivendo una fase di declino, quindi ora non possiamo limitarci ad innovare, dobbiamo rivoluzionare.
Consideriamo il Covid un ottimo stimolo, un’ottima scusa per mettersi in gioco, non accontentarsi, crescere, cambiare se stessi e la società cambiando punti di vista, utilizzando il pensiero creativo, una delle nostre più grandi risorse.
Storicamente, una simile spinta al rinnovamento si riscontrò durante l’Illuminismo.
Un movimento culturale e filosofico, nato durante il XVIII secolo nell’Inghilterra dell’era georgiana, ma sviluppatosi al suo massimo in Francia, grazie a figure come quelle di Montesquieu e Voltaire. L’Illuminismo nacque come reazione a una società vetusta e sorpassata che gli intellettuali non riconoscevano più.
Si superò la staticità dell’ Ancien Régime e delle antiche autorità filosofiche, in favore di una borghesia sempre più potente e dell’osservazione diretta dei fenomeni naturali per conoscere veramente la realtà e il mondo.
Allo stesso modo, questo 2020, ad esempio, da una parte vede vacillare le certezze che avevamo fino a poco fa circa l’economia e il mondo del lavoro, e dall’altra mette in luce la necessità di aumentare fondi ed attenzione a sanità e istruzione, da tempo elementi deboli e trascurati, soprattutto della società italiana.
La nostra realtà, come quella del 1700, è destinata ad essere cambiata.
Ma da chi? Da noi.
“L’illuminismo è l’uscita dell’uomo dallo stato di minorità che egli deve imputare a se stesso”, scriveva Immanuel Kant nel 1784. “Minorità è l’incapacità di valersi del proprio intelletto senza la guida di un altro. Imputabile a se stesso è questa minorità, se la causa di essa non dipende da difetto d’intelligenza, ma dalla mancanza di decisione e del coraggio di far uso del proprio intelletto senza essere guidati da un altro.
Sapere Aude! Abbi il coraggio di servirti della tua propria intelligenza e della tua innata creatività!
È questo il motto dell’Illuminismo, ed è questo che dovrebbe e deve essere il nostro mantra che ci accompagna in questa sana rivoluzione.
Durante l’Illuminismo si chiedeva all’essere umano di uscire da uno stato di sufficienza, minorità, incapacità di servirsi della propria intelligenza. È questa è la stessa cosa che dobbiamo chiedere a noi stessi ora.
Questo è il momento in cui dobbiamo diventare rivoluzionari ed ispiratori. Dobbiamo essere coloro che ispirano, coloro che illuminano.
Namastè