Incontro nazionale delle Sedi con il Presidente di Unimpiego Confindustria sui problemi del lavoro
Oggi 1° luglio 2021 è stata una giornata speciale: le 31 Sedi di @Unimpiego Confindustria si riunivano per fare il punto sul primo semestre e sull'appena ottenuta certificazione ISO 9001:2015, ma abbiamo avuto la graditissima "sorpresa", che ha entusiasmato tutti, della presenza all'incontro del nostro Presidente Giovanni Brugnoli, che è anche Vice Presidente di Confindustria al Capitale Umano.
Non sono mancati i segnali ed i messaggi positivi: soltanto ieri si è concluso il 4° ciclo del programma radiofonico #ilpostinfabbrica, animato da Unimpiego su @RTL 102,5, e abbiamo potuto consuntivare la presenza "on air" di circa 140 aziende, che hanno offerto oltre 4.000 posti di lavoro, che siamo riusciti a "fare incontrare" in più di 700 casi, in cui le proposte si sono trasformate in veri rapporti di lavoro coerenti, numeri che non ci paiono poco, specie in momenti difficili come gli ultimi anni.
Abbiamo però dovuto riscontrare anche un dato allarmante: i cv pervenutici per queste offerte di lavoro sono stati oltre 40.000, cioè 10 volte il numero dei posti disponibili, ma sono risultati coerenti alle necessità solo nel 2 per mille dei casi! Una testimonianza di un gigantesco mismatch sul mercato del lavoro evidenziato dai dati di 4 anni molto diversi tra loro!
A queste dinamiche così gravi non si può che rispondere con iniziative di sistema e sono quelle su cui sono fortemente impegnati #Confindustria e il nostro Presidente Giovanni Brugnoli, che fortunatamente appaiono caratterizzare alcune delle riforme che il Governo Draghi sta rappresentando all'UE nel quadro del PNRR: fortissima crescita numerica e qualitativa degli ITS, purché basata su figure realmente necessarie alle imprese, e non ai "formatori"; riforma degli ammortizzatori sociali e passaggio a forme evolute di politiche attive del lavoro.
Questo è quanto ci ha confermato anche il Presidente Brugnoli, impegnato nel prossimo Tour di scoperta e promozione degli ITS più performanti in Italia, caratterizzati -non è un caso- dalla presenza di Confindustria nella compagine, con il #Ilsole24Ore come partner. Così come si sta agendo con le medie inferiori, vero punto nevralgico di molte scelte per le scuole Superiori, che poi si rivelano irreversibili negli anni successivi, per spingere i giovani verso la "scoperta" delle discipline STEAM, cioè quelle che orientano alle scienze e anche alla creatività, e non solo a scelte "di tradizione" o di sola ispirazione umanistica.
Dal confronto dei tanti colleghi che operano sul territorio è però emerso un altro dato molto grave, quasi allarmante: nonostante la conclamata disoccupazione giovanile (e non solo), non riusciamo a intercettare interesse e candidature per le nostre ricerche di personale!
E questo capita non solo per i mestieri tecnici, in cui da sempre soffriamo -come detto- di scarse vocazioni giovanili e scolastiche, ma anche per mestieri meno "rari" e un po' più tradizionali, come quelli impiegatizi o quelli legati all'accoglienza e alla ristorazione.
Questa scarsità di candidati ha varie origini e spiegazioni e abbiamo provato ad evidenziarle.
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La prima, e forse la più grave, perché dipende da tendenze sociali e culturali profonde ed è soggetta ad inerzie di anni per essere modificata, è quella sotto gli occhi di tutti, ma che pochi si ricordano di contrastare: la denatalità galoppante dell'Italia, che sta sprofondando nella vecchiaia diffusa.
La seconda è la situazione, accennata sopra, del forte mismatch, anch'esso profondamente culturale e sociale, tra necessità e scelte: tra, appunto, le necessità di mestieri e di competenze richieste dalle imprese e le scelte, scolastiche, universitarie e di lavoro, che vengono operate dai giovani. In queste scelte le imprese stesse, specie le tantissime PMI, non vengono quasi mai percepite come occasioni per un futuro di vita, di lavoro e di soddisfazioni, salvo poi esaltarle in astratto, come alfieri del Made in Italy e dello sviluppo economico, ma che vanno bene se ci lavorano ... "gli altri".
La terza sono i crescenti disagio e sfiducia nel futuro prossimo, sicuramente anche derivanti dai due macro fenomeni descritti sopra, ma conseguenze soprattutto della Pandemia da Covid 19. Questa Pandemia ha infatti instillato un continuo allarmismo e un pessimismo cosmico, con cui si sono alimentate le paure e drammatizzate le situazioni, di per sé già difficili. Ma da essa è anche emersa insicurezza derivante dalla sostanziale incapacità manageriale e di governo, palesemente manifestata dalle forze politiche prima dell'attuale ultima svolta, in cui finalmente sono apparsi dei personaggi credibili e competenti ad occupare i ruoli di maggiore rilievo della "cosa pubblica" e delle istituzioni.
La quarta è la cultura dell'assistenza, che di per sé sarebbe elemento di tutela e di progresso, ma se poi viene realizzata incardinandola su provvedimenti totalmente sbagliati o fallibili, come il Reddito di Cittadinanza, rischia di fare molti più danni che benefici. Tralasciando i tantissimi casi di abuso da parte di soggetti spesso collegati a malavita e mafie, come poteva funzionare un provvedimento affidato a degli sprovveduti come i "navigator", che rappresentano essi stessi un caso di assistenza necessaria? Come evitare che vi sia indisponibilità a lavorare se quanto ricevuto come RDC è di poco inferiore a quanto si percepisce con un lavoro? E non sono certo di aiuto le battute dei poveri di spirito, secondo i quali "basterebbe che le aziende pagassero di più", perché non può né deve esserci una condizione di "diritto di reddito", se non si lavora potendolo fare. Non ci deve neppure essere concorrenza sleale tra reddito garantito, facendo nulla, e reddito ottenuto, lavorando, cioè il grande inganno che fa rinunciare ai lavori offerti ufficialmente e che fa invece prosperare quelli in nero, che poi si pretende di contrastare con la lotteria degli scontrini!
La quinta è la forbice insostenibile tra costo del lavoro da parte delle aziende e ricavo netto percepito dai lavoratori! E' questa la vera responsabile di molte "rinunce" a molti lavori o addirittura a candidarsi: questo è il vero problema del lavoro dipendente, non ancora affrontato come sarebbe necessario. Anche perché per farlo occorrerebbe intervenire sulla enorme spesa pubblica improduttiva e inefficiente, che è invece è stata ulteriormente favorita dalle ricette da "Paese dei Balocchi" adottate negli ultimi disgraziatissimi anni!
La sesta ed ultima è una ragione che costituisce anche un monito a tutti, perché prescinde da visioni di parte: il nostro Paese non è più attrattivo, anzi lo è sempre meno, specie se non si inverte la tendenza. Questo ovviamente influisce sulla "fuga" all'estero dei migliori o dei più intraprendenti dei nostri già pochi giovani e demoralizza quelli che questa scelta non la possono o non la vogliono fare.
Ma questo, come spesso si dice, è un altro tema, che sicuramente c'entra con le tendenze del mercato del lavoro, ma richiede impegni e risposte di sistema da parte dell'intero Paese, se ne sarà in grado.
Consulente per la ricerca di personale presso Unindustria Servizi Srl - Unimpiego Confindustria Srl
3 anniAnalisi correttissima e talmente lucida che risulta ben difficilmente confutabile, a mio modesto parere. Grazie di cuore per averla condivisa! 👏