Industria 5.0 @ SPS Parma
Mercoledì 29 maggio, Fabio Cappellozza e Dario Colombo, caporedattore di Este Edizioni, in un dialogo aperto presso la Fiera SPS di Parma.
Inizi del Novecento, Ford aveva convinto il Consiglio di Amministrazione dell'azienda a non distribuire dividendi per tenere cassa e investire sulla costruzione di un nuovo stabilimento. Tra i soci del Consiglio di Amministrazione vi era la famiglia Dodge, che, a differenza degli altri partecipanti, aveva bisogno di liquidità per mantenere una fabbrica di automobili propria.
La famiglia Dodge, alla luce delle volontà di Ford, decise di portarlo in tribunale per constringere l'azienda a distribuire gli utili agli azionisti.
Dopo la denuncia, lo stesso Ford affermò:" Non credo ci spetti di fare guadagni esorbitanti sulle nostre automobili".
"Guadagno ragionevole" possiamo con queste parole riassumere il suo pensiero.
Quando gli chiesero quale fosse lo scopo dell'azienda se non fare profitti, Ford rispose: "Lo scopo è fare il bene delle persone al massimo delle nostre possibilità, ovunque e per tutte le persone interessate."
I Dodge vinsero il processo, la storia però ha una morale molto profonda per l'epoca, ovvero: non tutte le aziende avevano l'obiettivo della massimizzazione dei profitti.
Questa storia, narrata nel libro Profitto di William Magnuson, ci ricorda che l'idea che l'impresa abbia responsabilità nei confronti delle Persone e del Pianeta e non solo verso gli azionisti, non è così moderna come ci piacerebbe pensare, ma è antica e per molto tempo è stata la normalità.
Oggi parliamo di Industria 5.0, una nuova declinazione del 4.0: una declinazione "Umanocentrica".
In quest'occasione vogliamo parlare del perchè serva una "Nuova Civiltà" e perchè siamo chiamati a realizzarla.
Dario Colombo: Con Attilio Giuliani e Gianni Dal Pozzo, avete scritto il libro "Nuove tecnologie, nuova civiltà. Verso una società 5.0". Perché avete scelto il titolo "Nuova civiltà"? A che cosa fate riferimento?
Fabio Cappellozza: Il titolo "Nuova civiltà" riflette la nostra convinzione che siamo all'alba di un cambiamento epocale. La Società 5.0 non è solo un'evoluzione tecnologica, ma una trasformazione culturale. Ci riferiamo a una civiltà in cui le tecnologie sono al servizio delle persone, migliorando la qualità della vita e promuovendo la sostenibilità e la resilienza. Vogliamo sottolineare l'importanza di un approccio umanocentrico, dove il progresso tecnologico è strettamente legato al benessere umano.
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Dario Colombo: Il concetto di "portare utilità" è fondamentale nella Società 5.0. Quali sono i suoi fondamenti?
Fabio Cappellozza: La Società 5.0 si basa su tre pilastri: Reshoring, Resilienza e Sostenibilità. Le aziende devono diventare sempre più rigenerative e meno estrattive perché le risorse sono finite o stanno finendo. Il reshoring implica riportare le produzioni vicine ai luoghi di consumo per ridurre l'impatto ambientale. La resilienza riguarda la capacità di adattarsi e prosperare nonostante le avversità, mentre la sostenibilità si focalizza su pratiche che preservano l'ambiente per le future generazioni .
Dario Colombo: Ci può fare degli esempi concreti di aziende che stanno già implementando questi concetti?
Fabio Cappellozza: Certamente. Un esempio è Bianchi Bicycles, che ha riportato i propri stabilimenti produttivi in Italia, creando un ambiente vivace ed incentrato sul benessere dei dipendenti. Questo approccio non solo migliora la produttività, ma crea anche un ambiente di lavoro più sano e soddisfacente per tutti i collaboratori .
Dario Colombo: Quale sarà il ruolo delle tecnologie nella società umanocentrica?
Fabio Cappellozza: Le tecnologie avranno un ruolo cruciale nel potenziamento delle capacità umane. Ad esempio, l'AI Generativa può supportare la creatività e la risoluzione dei problemi in modi che prima non erano possibili. Inoltre, strumenti come quelli preannunciati da Nicholas Negroponte nel suo libro del 1995 "Essere digitali" dimostrano come le tecnologie possano diventare estensioni delle nostre capacità, migliorando la nostra vita quotidiana e il nostro lavoro .
Dario Colombo: L'Unione Europea ha scelto di normare lo sviluppo dell'AI. Questo significa che c'è una concreta paura di quello che potrebbe generare?
Fabio Cappellozza: La regolamentazione dell'AI da parte dell'UE è una risposta alle preoccupazioni etiche e di sicurezza. Tuttavia, è anche un'opportunità per sperimentare e imparare dagli errori. È essenziale mantenere accesi i cervelli delle persone, promuovendo un'innovazione responsabile che consideri le implicazioni sociali e morali delle nuove tecnologie .
Dario Colombo: Possiamo dire che nella nuova società non avremo bisogno solo di ingegneri, ma anche di altre competenze?
Fabio Cappellozza: Assolutamente sì. La nuova società richiederà un mix di competenze tecniche e umanistiche. Avremo bisogno di ingegneri, certo, ma anche di esperti in scienze sociali, filosofi e artisti che possano interpretare e guidare l'integrazione delle tecnologie nella nostra vita quotidiana. Questo approccio interdisciplinare sarà fondamentale per costruire una società equilibrata e sostenibile .
Dario Colombo: Qual è il messaggio che le aziende dovrebbero comprendere e fare proprio per cavalcare questo momento storico?
Fabio Cappellozza: Le aziende devono riconoscere i punti di discontinuità e abbracciare il concetto di utilità. Non si tratta solo di fare profitti, ma di creare valore per tutte le parti interessate: dipendenti, clienti, comunità e ambiente. Questo cambiamento di paradigma è essenziale per affrontare le sfide globali e costruire un futuro più equo e sostenibile.